In questi giorni abbiamo accennato a Luigi Roveri, autore anche delle cartoline pubblicitarie per la Autovox sopra riprodotte.
A distanza di qualche mese dalla sua uscita di scena in questo mondo, mette conto ricordare anche il “braccio destro” di Roveri, Nino Orlich, rispetto al quale l’ultimo amico che ha avuto prima della dipartita, suo compagno di clinica, dove entrambi venivano curati, ci ha inviato lo scorso 5 giugno.
Il suo nome è Claudio.
Ci mancano ancora informazioni, dettagli su Orlich. Ci piacerebbe che Claudio ce li inviasse, così potremo anche completare la biografia del prolifico disegnatore e illustratore.
Ecco i contenuti di inizio giugno…
Preceduta da una copertina di BAMBOLIK, riportiamo la triste notizia che ci ha raggiunto questa mattina, tramite l’emailbag che quotidianamente si crea in realzione a questo blog.
Anche Nino Orliani, o se preferiamo Giuseppe Orlich, o Nino Orlich, come preferenzialmente si firmava, se n’è andato.
Aspettiamo maggiori delucidazioni in merito.
Appena ci saranno ve le forniremo.
Il libro di Bambolik era arricchito llustrazioni di Luigi Roveri (quello di Miao), il quale si serviva costantemente di Nino Orlich per le matite, come abbiamo scritto più volte. La casa editrice era La Sorgente, di Milano (1979).
Con il simpatico disegnatore di Jimmy Colt (cover a destra) abbiamo mancato un auspicato incontro nel 1984 in quel di Pisa (dove l’autore viveva dopo il suo pensionamento e la sospensione della sua collaborazione presso l’editore romano Cerretti). Entrambi eravamo stati contattati da un’agenzia pubblicitaria per realizzare mascotte e storie a fumetti per un locale alla moda, il cui nome, La Limonaia, era però alquanto vetusto.
Il fallimento quasi immediato dell’iniziativa, e la mancata liquidazione dei compensi a tutti quanti, con tanto di fastidioso strascico legale, archiviò ogni possibile occasione d’incontro e di eventuali sviluppi del contatto.
In anni recenti ci ha scritto a Cartoonist Globale il nipote di Orlich, Marco Orliani (che saluto, se legge).
Tempo fa abbiamo ricordato Orlich, con la complicità degli eredi del suo collega Luigi Roveri.
Schivo, lontano dai riflettori, forse mai invitato alle fiere e alle mostre mercato del fumetto perché non ben identificato dagli operatiri del settore (la cui ignoranza del fumetto popolare è stata spesso seconda solo al disprezzo nutrito nei suoi confronti), Orliani è stato ristampato a lungo con i suoi fumetti comici.
Ma talvolta è stato confuso con Alberto Del Bianco (o “Delbianco“), che lavorava con lui, in contemporanea, sulle testate romane dell’editore Gabriele Gioggi.
In questo post vediamo alcune tavole di uno dei suoi personaggi più longevi, Cicci, la ragazzina divenuta nel 1960 la testimonial primcipale del libretto spillato (ma talvolta munito di costoletta quadrata) Bambola, pubblicato dalla Casa Editrice Flaminia ditretta da Fedora Bellis.
L’episodio Cicci e il marziano apriva il numero pasquale di Bambola del 1960, il n. 4, stampato (com’è evidente dai colori, per chi bazzica questo settore) dai Fratelli Spada.
Incidentalmente, su Bambola, albetto dimenticato e (se possibile) vituperato, perché (in effetti) confezionato in modo abbastanza sciatto, senza uba linea editoriale seria, un po’ come accadeva per tutti gli albi di Gioggi e compagnia, pubblicavano anche autori di taglio realistico di grande prestigio, a cominciare da Guido Buzzelli, per proseguire con Gaspare De Fiore, che tempo fa ha suscitato qualche interesse quyando Cartoonist Globale ne ha parlato, a proposito della sua attività nell’ambito dello scoutismo cattolico.
Sotto, a puro scopo mnemonico, una sua tavola, tratta dalla storia Castagnola, ristampata per intero (mentre in precedenza era comparsa in due puntate) su Bambola n. 1 del gennaio 1962. Il soggetto è con tutta probabilità di Renata Gelardini De Barba.
Questi e altri dettagli (e argomenti) farebbero/faranno parte della famosta “Storia del Fumetto Comico italiano” (e non solo comico, a quanto si può dedurre) che prima o poi daremo alle stampe, quando l’avrò terminata, nel 2057.
Intanto, c’è un’altra sorpresa in vista per il prossimo autunno.
Il nipote di Orlich, Marco Orliani, ha suscitato una piccola ricerca e un “ritrovamento” dello stesso prolifico fumettista, del quale anche i suoi vecchi colleghi avevano perso le tracce.
Ordunque, in un fascicolo del periodico Unione degli Istriani, datato novembre-dicembre 2006, abbiamo rintracciato due articoli di Orlich e una sua oillustrazione, si pensa degli ultimi anni.
E’ quella che ripropongo qui a lato.
Ed ecco anche i ricordi, anticipati
L’amico Nino Orliani racconta in un DIARIO MINIMO i suoi ricordi di bambino al tempo di guerra; ricordi personali che appartengono anche alla memoria di una intera generazione di Cittanovesi. Due brevi racconti che ci fanno rivivere l’uno la paura della gente per i bombardamenti, e l’altro sorridere per la loro ingegnosità.
FUMEO
(Meglio conosciuto come “PIPPO” era un aereo inglese o americano, un ricognitore not- turno che il più delle volte lanciava bengala o spezzoni incendiari per illuminare. A volte sganciava delle bombe senza un obiettivo preciso come accadde nel 1944 a Cittanova.)
Sono passati sessant’anni e più. C’era la guerra.
I cittanovesi, come tutti i cristiani ad una certa ora, dopo cena, andavano a letto.
Invece di godersi il meritato riposo, dopo una laboriosa giornata, dormiva- no, si fa per dire, con un occhio solo e le orecchie tese.
Tutte le notti o quasi tutte, avevano un appuntamento con FUMEO!
C’era l’oscuramento per motivi bellici.
Nell’oscurità più assoluta, tutti, dico tutti, cani e gatti compresi, sentivano un ronzio indistinto che pian piano si mutava in un rumore di motore, un motore di aereo. Non so cosa facessero i miei concittadini ma noi si correva come forsennati verso il campanile che distava poco.
Eravamo in parecchi, mia madre, mia sorella, due zie, e uno zio che rimaneva indietro perché aiutava la nonna anziana. Il rumore dell’aereo FUMEO ci faceva compagnia per qualche decina di minuti e poi, com’era venuto se ne andava.
Noi, con un sospiro di sollievo, si rincasava e ci si metteva a dormire veramente.
Su FUMEO ne ho sentite di cotte e di crude, era, come si direbbe oggi, il soggetto di molte leggende metropolitane. Una notte, il buon FUMEO, ci fece un pessimo scherzo: lasciò cadere alcune bombe e non fu contento, ritornò quella stessa notte per altre due o tre volte.
Ci furono due o tre morti, mi pare. Dopo quei fatti, davanti alla porta del campanile, fu costruito un robu-to muro, un muro antischegge dissero, ma noi si andava a dormire ai Saini, oltre Sant’Antonio.
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