PIER PAOLO PASOLINI: NON TI DIMENTICHIAMO!

PasoToffolo Quando persone abiette non si vergognano di esternare battute omofobe con l’ottusa cialtroneria intrallazzatrice che ne contraddistingue la vergognosa reputazione, ha ancora più senso ricordare Pier Paolo Pasolini e il suo pensiero luminoso, accusatore della “criminale stupidità” della televisione.

Di costui la gente onesta di destra e di sinistra (nonché di centro) attende le spontanee dimissioni, comunque tardive: l’unica cosa decente che potrebbe fare per l’Italia, evitando di martoriarla ancora.

Il ricordo pasoliniano avviene recuperando un post di qualche mese fa, relativo a un lavoro realizzato da un animatore romano, Mario Verger.

L’illustrazione pasoliniana a destra è opera di Davide Toffolo, che ha dedicato al poeta, anni fa, un personale romanzo grafico visionario.

Tra un paio di settimane ne parleremo. In pubblico.

Cover

Negli ultimi tempi, a torto o a ragione si è ricominciato a parlare di Pier Paolo Pasolini, della sua tragica scomparsa, dell’ultimo, fantomatico capitolo di Petrolio, suo romanzo incompiuto, misteriosamente passato per le mani del controverso Marcello Dell’Utri, parlamentare, condannato a 11 anni in appello molto recentemente.

Mentre qualcuno chiacchiera e basta, c’è anche chi si industria per ricordare in modo degno e creativo (le modalità che Pasolini avrebbe senz’altro apprezzato di più) la figura del poeta-cineasta-corsivista, uno dei più acuti e preveggenti testimoni del suo (e nostro) tempo.
Si tratta dell’animatore e regista romano Mario Verger, che ha realizzato il film Pasolini Requiem (2009) per il trentennale della morte dello scrittore.

Sicilian-film-festival-miami_1 Pasolini requiem, già presentato in anteprima l’anno scorso al festival romano Castelli Animati, diretto da Luca Raffaelli, adesso ha ricevuto ben due premi in Florida allo straordinario Festival del Cinema di Miami.
Verger, al quale vanno le congratulazioni di Cartoonist Globale, ha ricevuto anche il premio della prestigiosa Miami Beach Cinematheque.

In questo post, la locandina del film, uno “scatto” dell’edificio che ospita la cineteca e il logo del Sicilian Film Festival.

Il film, vedibile più sotto nello splendore dell’immagine Vimeo, è un Omaggio al cinema e alla vita del celebre regista-scrittore attraverso le più spettacolari sequenze, trasformando in cartone animato Anna Magnani, Totò e Ninetto Davoli, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.

Nella pellicola si accenna agli anni giovanili di Pasolini in Friuli con la raccolta di poesie Le ceneri di Gramsci, passando poi all’approdo a Roma con spezzoni riferiti ai romanzi Ragazzi di vita e Una vita violenta, realizzati con le più svariate tecniche, fino all’episodio finale avvenuto il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia riguardante il tragico omicidio di un intellettuale scandaloso.

Pasolini requiem from Rapporto Confidenziale on Vimeo.

PASOLINI REQUIEM (2009)
Prod.: Mario Verger – Form.: 35 mm – Anim.: Mario Verger – Ripr.: Luigi Masci – Mont.: Gianni Vezzosi – Musica: Ennio Morricone – Suono: Stefano Barbieri – Sviluppo e Stampa: Cinecittà – Regia: Mario Verger – Lungh.: 310 mt.

Mbc_film

Il romanzo delle stragi
di Pier Paolo Pasolini
dal “Corriere della sera” del 14 novembre 1974 col titolo “Che cos’è questo golpe?”

Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere).

Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.

Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.

Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti.

Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).

Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l’aiuto della Cia (e in second’ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l’aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del referendum.

Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l’altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l’organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.

Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari.

Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.

Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.

Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.

Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il “progetto di romanzo” sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il 1968 non è poi così difficile.

Tale verità – lo si sente con assoluta precisione – sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all’editoriale del “Corriere della Sera”, del 1° novembre 1974 [L’editoriale di Paolo Meneghini era intitolato L’ex-capo del Sid, generale Miceli arrestato per cospirazione politica]. Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.

Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi. A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.

Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi. Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi – proprio per il modo in cui è fatto – dalla possibilità di avere prove ed indizi.

Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.

Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.

Pasolini

All’intellettuale – profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana – si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien meno a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al “tradimento dei chierici”. Gridare al “tradimento dei chierici” è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.

Ma non esiste solo il potere: esiste anche un’opposizione al potere.

In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano. È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all’opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell’Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un paese pulito in un paese sporco, un paese onesto in un paese disonesto, un paese intelligente in un paese idiota, un paese colto in un paese ignorante, un paese umanistico in un paese consumistico.

In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario – in un compatto “insieme” di dirigenti, base e votanti – e il resto dell’Italia, si è aperto un baratro: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un “paese separato”, un’isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità.

È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel “compromesso”, realistico, che forse salverebbe l’Italia dal completo sfacelo: “compromesso” che sarebbe però in realtà una “alleanza” tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell’altro.

Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.

La divisione del paese in due paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l’altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l’ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l’opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch’essi come uomini di potere.

Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch’essi hanno deferito all’intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l’intellettuale viene meno a questo mandato – puramente morale e ideologico – ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.

Ora, perché neanche gli uomini politici dell’opposizione, se hanno – come probabilmente hanno – prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpes e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono – a differenza di quanto farebbe un intellettuale – verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch’essi mettono al corrente di prove e indizi l’intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com’è del resto normale, data l’oggettiva situazione di fatto.

L’intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.

Lo so bene che non è il caso – in questo particolare momento della storia italiana – di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l’intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno.
Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che – quando può e come può – l’impotente intellettuale è tenuto a servire.

Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso non pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l’intera classe politica italiana.

E lo faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi “formali” della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico – non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento – deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.

Probabilmente – se il potere americano lo consentirà – magari decidendo “diplomaticamente” di concedere a un’altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon – questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori).

Questo sarebbe in definitiva il vero colpo di Stato..

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Un’intervista esclusiva a Mario Verger si può leggere su Rapporto confidenziale.
Grazie, Mario, per avermi menzionato. 🙂

Sotto, un’immagine di Verger per la sigla di Blobcartoon, su Rai Tre.
E, come conclusione del post su P. P. P., un brano della trasmissione Chi l’ha visto? del del 19 aprile 2010, ripreso dalla solerte Avalongisa a questo link.

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  • Luca Boschi |

    Ciao, Giorgio, grazie!
    Ti rispondo con grande ritardo, ho anche letto la tua storia (bbbbbbbene!) su soggetto di Tito Faraci!
    🙂
    Ma allora anche tu, come PPP (che non sono i 3 P di Jacovitti) sai tutto su Mattei, il petrolio, il libro, l’assassinio, Eugenio, la P2.
    Certo, tutto si… “intuisce”.
    Ma non si hanno le prove.
    Oppure tanti indizi fanno una prova?
    Tra poco credo che lo sapremo!
    Gli USA non credo che amino affatto la situazione che si è creata in Italia, né l’asse filocomunistoide (si fa per dire) Arcoriani-Gheddafi-Putin.
    Quindi… Come ha detto qualcuno, gli elicotteri sono in perenne procinto dio partire.
    Buon mattino!
    L.

  • Giorgio |

    Magnifico articolo, se non sbaglio dagli Scritti Corsari… Diciamolo: chi ha manovrato l’uccisione di Pasolini sono gli stessi che hanno manovrato la strage di Piazza Fontana tanto quanto quella di Falcone e Borsellino e tutta la stagione politica del secondo dopoguerra fino ad oggi:
    – la Cia
    – la mafia (con cui gli USA hanno preso accordi per avere il permesso di sbarcare in Sicilia nel 1945)
    – eversivi di estrema destra (idem, per avere un fronte anti-comunista in una nazione che – come la Germania – era visto come barriera fondamentale tra i sovietici e l’Occidente
    – servizi segreti italiani
    – e soprattutto, a coordinare tutto questo, alcuni dei maggiori capi della Democrazia Cristiana.
    Molti di tutti costoro erano associati nella P2, giusto per comodità di riconoscersi tra di loro. Ma non li conosciamo tutti, anzi, non conosciamo i nomi più importanti.
    I responsabili e chi sa i loro nomi ormai stanno morendo di vecchiaia, e quelli di seconda generazione all’epoca si occupavano ancora di edilizia.
    Ma ora sta arrivando la terza generazione, ed è probabile che significhi la coronazione finale del sogno di infiltrazione totale nella democrazia teorizzato dalla P2.
    Berlusconi era il loro uomo, ora sta finendo la loro era e sta arrivando un loro nuovo uomo. Ma si tratta sempre delle “facce” di un sistema che non mostra mai le “menti”.

  • Jeremy Bender |

    Ma com’è che si prendono i post per intero e poi li mandano in giro per far fare dei CLIC in più e godere della pubblicità che gli mettono nelle pagione?
    E’ accaduto con questo, guardate un po’ se mento:
    http://valigia.tumblr.com/post/1472025630/il-post-di-luca-boschi-in-ricordo-di-pasolini

  • La Venexiana |

    Come ho letto in un commento, le analogie con il periodo subito precedente alla Rivoluzione Francese sono tante.
    Il popolo alla fame e i signori di palazzo continuano a vivere una vita parallela, fra lussi, prostitute e corruzione. Vedi il caso Ruby, la coca e la maria denunciate dalla spacciatrice sicula, vedi Arcore e Villa La Certosa.
    Ci si aspetterebbe la rivolta, un terremoto dal basso che gridi basta a tutto questo schifo.
    Ma niente.
    Qui non siamo in Francia.
    L’italiano medio è troppo preso dal campionato di calcio e dalle tette in TV per scollare il culo dal divano e pretendere una vita dignitosa. Perché, come dice Ascanio Celestini, il popolo è un bambino.
    Il popolo non è interessato alla libertà.
    Il popolo italiano una scelta l’ha fatta: la democrazia non gli interessa.
    Preferisce pulirsi il culo.
    Io non ho a che fare con l’Italia.

  • Dalla Sagrestia |

    Al presidente del consiglio dei ministri
    Palazzo Chigi – Ufficio Bunga-bunga
    00100 Roma
    .
    Signor presidente
    Venuto a sapere del suo sconfinato cuore mi rivolgo a lei per avere un aiuto che certamente non mi negherà. Nella conferenza stampa del 28 ottobre 2010, lei ha detto testualmente: «Sono una persona di cuore e mi muovo sempre per aiutare chi ha bisogno di aiuto», riferendosi a Karima Keyek, in arte Ruby, una marocchina, minorenne e accusata di furto e di non sappiamo ancora cos’altro. Lei ha telefonato alla questura di Milano e subito come d’incanto tutte le accuse sono cadute e la pulzella minorenne e marocchina è stata rilasciata, accompagnata dall’avvocato Luca Giuliante legale di Lele Mora e di Formigoni Roberto che l’ha affidata alla sua igienista dentale Nicole Minetti, 25 anni, consigliere regionale «per meriti patriottici cesarei». Quando si dice che Dio li fa e loro si accoppiano per attrazione irreversibile.

    Sig. presidente,
    le segnalo due carcerati, uno napoletano e l’altro marocchino che stanno per lasciare il carcere dove hanno scontato la pena perché nessuno ha telefonato in questura all’epoca dei fatti e, peggio per loro, non erano minorenni né nipoti di Mubarak. Per la privacy non rivelo i nomi, ma lei potrà fare riferimento a me. Se il suo interessamento, come sono sicuro, andrà in porto, le farò avere anche moltissimi altri nomi di carcerati sia italiani che marocchini e – perché no? – senegalesi, indiani, sudanesi, latinoamericani, romeni, lituani, polacchi, ecc. ecc. tutte persone nella stessa identica condizione di Ruby «Rubacuori»: senza permesso di soggiorno, minorenni e maggiorenni (non sottilizziamo!), tutti fuori legge secondo la legge varata da lei e dal suo governo.

    Lei, con il suo buon cuore non potrebbe fare una telefonata a Masi, a Confalonieri, a Lele Mora, ad Anemone, all’Impregilo, a suo fratello Paoletto per trovare intanto a questi due miei «raccomandati» un lavoro e anche un domicilio? Questi ragazzi si accontentano di qualsiasi soluzione purché gli permetta di vivere. Purtroppo non sono disposti a frequentare il «letto di Putin» perché sono avversano il comunismo e dicono che Putin è veramente un comunista antidemocratico. Lei, però, con il suo buon cuore, saprà passare sopra a queste debolezze ideologiche perché se lei li sistemerà con una telefonata adeguata, piano, piano, lemme, lemme, forse un giorno si ravvedranno e potrebbero anch’essi partecipare al «bunga-bunga». Penserà mons. Rino Fisichella, vescovo di straordinaria umanità e comprensione a trovare il giusto «contesto» .

    Sig. presidente,
    siccome c’è una legge, varata dal suo governo e voluta da lei e da Bossi/Fini/Maroni, che punisce gli immigrati clandestini, specialmente africani – e io non voglio che lei infranga un solo comma di qualsiasi legge – il suo ministro spray, Frattini, potrebbe chiedere a Mohammed VI, re del Marocco, se non li facciamo passare per suoi lontani cugini? Non dico Mubarak che è già impegnato con lei. In questo modo salviamo la legge contro gli immigrati e il suo buon cuore può fare una ottima azione da statista quale lei è. Pensi un po’! L’Italia governata dal re buono del bunga-bunga: le marocchine che lo incontrano fanno bingo! La prego solo di non farne cenno ai suoi amici Bossi/Maroni, altrimenti l’accoppiata maliziosa sarebbe capace di mandare la polizia e i miei «protetti», ormai anche suoi «beneficati», resterebbero ancora in carcere per molto tempo.

    Lei lo sa bene che gli invidiosi Maroni/Bossi/Trota, graziosamente, sparerebbero agli immigrati che si azzardassero a venire in Italia a togliere il pane di bocca ai nostri figli, anzi ai nostri nonni, vista l’età media della popolazione.

    In attesa di un suo interessamento, porgo cordiali saluti e la prego di accettare la mia professione di fede in lei che è la persona di cuore più buona del mondo. Oh, come siamo fortunati noi in Italiana ad averla come principe del bunga-bunga! Siamo tutti da invidiare! Se dovesse passare per Genova, mi avverta per organizzarle un veloce e simpatico, ma trionfale Bunga-bunga a cui inviterei le autorità civili, militari e religiose. E’ il minimo che potrei fare per lei che è così buono, espressione genuina e limpida del partito dell’amore, anche con minorenni! Che genio! Che originale! Che birichino! Sua mamma potrebbe essere orgogliosa di lei, così devoto al santo padre e agli eminentissimi cardinali che hanno già trovato il «contesto» giusto perché lei possa tranquillamente violentare le minorenni, marocchine e italiane non importa, purché minorenni pronte per la santa carriera a sacrificare quello che resta della propria verginità sull’altare del drago affamato di giovani carni. .

    Come è buono, lei! Quasi, quasi mi commuovo davanti a tanto tenerume! Ha sbagliato carriera: poteva fare il prete!

    Mi saluti, per favore, il suo devoto poeta, Sandro Bondi, uomo di elevata cultura: sta chiudendo i teatri per sviluppare esperienze internazioni, nazionali e anche personali del bunga-bunga per tutti. Che carino, lui! Dove lo trova un altro come lui? Nemmeno nel paese del Bunga-bunga.

    Paolo Farinella, prete

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