IL VANGELO, LA BIBBIA, MATT GROENING E CHARLES SCHULZ

Vangelo Charlie Brown

Oggi, Il Sole 24 Ore on line pubblica questa mia rapida riflessine sulla religione, o meglio sull’aperta professione di fede da parte di alcuni tra i più famosi personaggi dei fumetti. O, meglio ancora, dei comics occidentali. Uno spazio un po’ più ampio (forse quanto la Treccani o giù di lì) consentirebbe una trattazione più dettagliata di questo appassionante argomento, spesso snobbato con superficialità anche dagli stessi operatori del settore; basti pensare a quanto, sul tema, ci sarebbe da dire rispetto ai fumetti made in Japan o su quelli orientali più in generale, compresi alcuni ben poco noti realizzati in India.

Il mio pezzullo è a questa pagina. Chi vuole, può commentare di seguito oppure farlo in coda a questo post, se lo preferisce.

La richiesta di intervenire su questo tema mi è stata fatta da Luca Mariani Salvioli, che è anche collega blogger, e integra in qualche modo l’articolo, sepre sul Sole, di Chiara Beghelli dal titolo L’Osservatore Romano elogia la religiosità dissacrante dei Simpson.

Ne copio un paio di passi.

(…) L’Osservatore Romano ieri ha definito i Simpson come uno dei pochi cartoons in circolazione dove si sente parlare spesso di religione. Anzi, proprio di cattolicesimo. Il titolo dell’articolo, “Homer e Bart sono cattolici”, prova la convinzione dei redattori: «La famiglia Simpson recita le preghiere prima dei pasti e, in una sua peculiare maniera, crede nella vita dopo la morte».

Ma Homer, che in origine si sarebbe dovuto chiamare Abraham, non è il solo a esprimere il suo spirito religioso. Sul suo spicca quello del vicino Nel Flanders, con la sua famiglia di stretta osservanza protestante, addirittura sessuofoba e antievoluzionista, e i suoi bambini che giocano in giardino a fare i profeti della Bibbia, scagliandosi addosso maledizioni e locuste. Poi c’è il reverendo presbi-luterano Lovejoy, con la sua chiesa sempre tirata a lucido dove i Simpson vanno regolarmente ben vestiti e persino pettinati.

Prosegue (e inizia) qui.

Un Geppo Evidentemente, il tema interessa i lettori del Sole, in quanto già adesso, mentre scrivo a metà pomeriggio, il mio pezzo ha fatto 40 di share e 10 tweets.

Stamattina alle nove e mezza Lorenzino 1976 così mi scriveva:

Gentile Luca Boschi, ma lei ha mai visto una puntata dei Simpson? Il pastore dei Simpson è chiaramente protestante, dal momento che è anche sposato. Il titolo del suo articolo andrebbe, quindi, modificato quanto prima.
Noto poi che lei ha omesso di parlare di un cartone animato che di religione parla piuttosto spesso: South Park. Non è per bambini, certo, ma costituisce una vera e propria summa dei comportamenti religiosi e anti-religiosi americani. Buon Lavoro!

lorenzino1976

Superman e un prete

Rispondo qua: salve, Lorenzino 1976; naturalmente conosco bene l’universo dei Simpson, essendo stato responsabile per l’Italia del “cartaceo” che riguarda la gialla famiglia almeno per sei (recenti) anni, prima che la licenza per produrre albi, libri e calendari dei Simpson passasse da Panini a un altro editore che, a quanto pare, non ha fatto un lavoro troppo buono, visto che tali personaggi, televisione a parte, hanno perso visibilità sul mercato italiano.

Bart-simpson
Rispetto alla loro religione sono d’accordo con te e non con il quotidiano romano: né Homer né Bart sono cattolici; il titolo del pezzo non è mio, ma viene dalla redazione, e inoltre non era affermativo, ma solo ipotetico (con una qual presa di distanze). Quel che si sottintendeva, leggendo l’Osservatore Romano, era che comunque dagli episodi dei Simpson emerge(rebbe) uno spirito comunitario e “conciliatorio” che ne fa(rebbe) a prescindere una serie dallo spirito cattolico.

La mia perplessità in merito è grande e, pur capendo da dove prende le mosse, non mi sento di condividerla. Intendo: anche al di fuori del cattolicesimo, oltre, al di sopra e di “lato” rispetto a tale fede, esiste e si sviluppa uno spirito “positivo” come quello che l’Osservatore Romano attribuisce (perché è il suo mestiere farlo) in esclusiva ai cattolici.

Così non è.
Ma se nelle azioni e nei modi di essere dei Simpson, il giornale cattolico pensa di riconoscersi, non credo sia un male. Penso che sia invece un chiaro indice del fatto che tale spirito dei Simpson è così ampio e universale che persino i cattolici vi si possono rispecchiare, così come i protestanti, i buddisti e via discorrendo. Senza dimenticare i laici, gli agostici e gli atei dichiarati.

Ciò detto, prima di ricacciarmi(ci) fumettisticamente nell’agone pre-lucchese, con annunci, commenti, rivendicazioni, discussioni e programmi che occuperanno in prevalenza i prossimi post, da qui alla fine del mese, posto un divertente sketch girato all’interno dello studio dello stesso Matt Groening, appunto il papà dei Simpson.

E’ un’altra delle strambe sit-com del nostro abituale frequentato Tom Gammill, creatore della serie a fumetti The Doozies.
Chissà che religione professa questa famiglia.

E chissà cosa si sussurrerà di lei in Vaticano.

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  • Stefano Priarone |

    Torno sul tema dell’articolo di Luca: per me infelice il pezzo dell’Osservatore.
    Avrebbero potuto dire che in un episodio del 2005 (fra l’altro di recente rivisto in replica su Sky) Homer e Bart arrivano vicino a convertirsi al cattolicesimo, che in effetti è presentato in maniera piuttosto simpatica e favorevole (e avrebbero avuto ragione) ma “arruolare” i Simpson come cattolici è ben diverso…
    Qui un pezzo della Benini sulle reazioni:
    http://www.ilfoglio.it/soloqui/6563
    La religione del resto è un tema delicato: il film Vampires di Carpenter è visto da molti come anticattolico, però per me il finale è invece molto cattolico: un pretino e un rude cacciatore di non morti riescono ad avere la meglio su un esercito di non morti e su un corrotto cardinale loro alleato e il cacciatore quando il pretino gli dà un rosario dicendo: ce l’abbiamo fatta grazie a lui, da agnostico sembra diventare quasi credente.
    (basta non intendere cattolico come “baciapile”).
    Sui disegnini gratis e non: spesso sono fatti a chi acquista un volume e quindi non sono totalmente gratis. Su quelli gratis distinguerei fra quelli molto elaborati (giusto farli pagare) e gli schizzi. Però anche se per alcuni può svalutare il lavoro fare un disegnino gratis, per me un lavoro così deve avere un certo margine di “gratuità”. Anche band affermate a volte fanno concerti nei pub a sorpresa, un fumettista non deve essere come molti avvocati che conteggiano ragionieristicamente ogni minuto con il cliente.
    (certo, il fatto che un fumettista “si dia” ai suoi fan non vuol dire che un editore non lo debba pagare :-).
    Ciaoissimo
    Stefano

  • Giuliano |

    Ci sarebbero altri distinguo oltre alle condizioni di chi è agli inizi.
    Può anche capitare che si venga “assoldati” (senza approfondire il discorso sui compensi) per “animare” uno stand con le proprie performance grafiche.
    Si può essere al servizio di un editore, di un ente o della manifestazione stessa, senza nessuna pubblicazione da vendere.
    In tal caso non parlerei di lavoro squalificante, anche se chi ti chiede il disegnino è capitato lì per caso e non sa nemmeno chi tu sia; eviterei però in questo caso di lamentarsi per delle richieste strampalate (chi ti chiede la propria caricatura, chi Cip e Ciop, chi Mazinga…), basta dire: MI SPIACE, QUESTO NON LO SO DISEGNARE.
    E’ un modo anche questo per far capire che dietro il nostro lavoro ci sono delle specializzazioni e non pura improvvisazione.

  • Giuliano |

    Ci sarebbero altri distinguo oltre alle condizioni di chi è agli inizi.
    Può anche capitare che si venga “assoldati” (senza approfondire il discorso sui compensi) per “animare” uno stand con le proprie performance grafiche.
    Si può essere al servizio di un editore, di un ente o della manifestazione stessa, senza nessuna pubblicazione da vendere.
    In tal caso non parlerei di lavoro squalificante, anche se chi ti chiede il disegnino è capitato lì per caso e non sa nemmeno chi tu sia; eviterei però in questo caso di lamentarsi per delle richieste strampalate (chi ti chiede la propria caricatura, chi Cip e Ciop, chi Mazinga…), basta dire: MI SPIACE, QUESTO NON LO SO DISEGNARE.
    E’ un modo anche questo per far capire che dietro il nostro lavoro ci sono delle specializzazioni e non pura improvvisazione.

  • Santino |

    La penso come Theo e come forse tutti gli altri: è bene farsi pagare i disegni, e io come lettore sono disposto a pagare se la cifra non è esorbitante, Ma se invece parliamo di giovanissimi fumettisti che a una fiera voglino andare a frsi promozione, non mi sembra giusto imporre loro queste condizioni, perché… chi spenderebbe soldi per disegni di sconosciuti? Questo pregiudicherebbe le loro stesse “interfacciazioni” con i lettori potenziali.

  • Testona |

    “CERTE INFANZIE” MOSTRA DI REVIATI E PETRUCCI – “BAMBINI DALLA A ALLA Z” MOSTRA DI HEIDELBACH
    – Certe Infanzie
    Mostra di Davide Reviati e Andrea Petrucci
    Roma, 22-24 ottobre 2010
    Salone dell’Editoria Sociale
    Spazio Ex Gil – Largo Ascianghi, 5 Roma (zona Trastevere)
    La mostra Certe infanzie prevede circa quaranta opere tra disegni, dipinti, tavole a fumetti di Davide Reviati e Andrea Petrucci. Il tema che fa da filo rosso all’esposizione è la rappresentazione dell’infanzia
    Domenica 24 ottobre alle 18.30 Davide Reviati presenterà il suo romanzo grafico Morti di sonno nell’incontro intitolato All’ombra del petrolchimico, insieme a Roberto Magnani del Teatro delle Albe e Goffredo Fofi, direttore de “Lo straniero”.
    – Bambini dalla A alla Z
    Il mondo dell’infanzia visto da Nikolaus Heidelbach
    Roma, 21 ottobre – 20 novembre 2010
    Inaugurazione 21 ottobre, ore 18
    Goethe-Institut – Biblioteca Europea – Via Savoia, 13-15 Roma
    Bambini dalla A alla Z . Il mondo dell’infanzia visto da Nikolaus Heidelbach, presenta una parte importante del lavoro di uno dei più importanti autori contemporanei tedeschi Nikolaus Heidelbach ed è la prima tappa di un percorso che si concluderà alla Fiera del libro di Bologna nel 2011, alla scoperta di un illustratore ancora troppo poco conosciuto nel nostro paese.
    Progetto promosso da:
    Gothe-Institut Italien
    In collaborazione con: Biblioteca Europea, Hamelin Associazione Culturale, Donzelli
    Calendario:
    21 ottobre ore 18.00 Apertura della mostra e incontro con Nikolaus Heidelbach.
    Con l’autore interverranno Goffredo Fofi e Suzanne Maiello Hunziker. Coordina Ilaria Tontardini, Gamelin -Foyer e Auditorium Goethe-Institut
    22 ottobre ore 15.00 – 8.00 – Workshop con l’artista per giovani illustratori su iscrizione – Foyer Goethe-Institut
    Dal 25 ottobre al 20 novembre – Visite guidate su prenotazione (per le scuole: lun.-mar. ore 9.15-10.45 e 11.15-12.45) – Foyer Goethe-Institut
    23 ottobre, 6 e 20 novembre ore 11.30 – Ragazzi dalla A alla Z. Letture animate, a cura dell’Associazione Mi leggi, ti leggo su prenotazione (per bambini da 7 a 11 anni) – Biblioteca Europea
    Orari mostra:
    mar 13.00 -19.00
    mer giov ven 10.00 -19.00
    sab 9.00 – 13.00

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