“PER LA LIBERTÀ”. FUMETTI E RESISTENZA AD ARCINFESTA, STASERA

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Proprio così, questa sera, in occasione della Seconda Festa Provinciale Arci, detta anche Arcinfesta, al Parcoverde di Olmi (non lontano dalla cittadina toscana di Quarrata, già capitale del mobile negli anni del Boom), Pier Luigi Gaspa e Luciano Niccolai introducono il pubblico della zona ai contenuti del libro che li ha tenuti impegnati per molti anni, e che con Nilo Benedetti (di Settegiorni Editore) è stato presentato con successo alla scorsa edizione della Fiera del Libro di Torino.

La festa, che si protrae fino al 23 giugno, praticamente s’inaugura con la presentazione di questo saggio fumettistico, alle 21 (dopo gli spaghetti alla gallinella e baccalà, il gelato e volendo il grappino), per proseguire con uno spettacolo di letture e canti dello Scollettivo al quale partecipa la mia long time friend Alessandra Forlani, neomamma.
Come ormai i lettori di questo blog ben sanno, il libro è dedicato alla rappresentazione nei fumetti del rapporto tra nazifascismo e cittadini italiani, resistenti, conniventi, partigiani o fiancheggiatori. Un lavoro importantissimo, perché apre le porte a una serie di riflessioni che vanno oltre al nostro palese interesse per il
medium e coinvolgono la società italiana e la sua cultura.

Arcinfesta
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Questo saggio, scritto con parole chiare e piglio da romanzo didattico, si basa sulla straordinaria collezione del già citato Luciano Niccolai (socio ANAFI e massimo raccoglitore in Italia di materiali fumettistico-illustrativi sul tema) e si avvale di due brevi saggi introduttivi firmati da Giulio Giorello e da Luca Boschi (io stesso) e della collaborazione del Museo Italiano del Fumetto di Lucca, diretto da Angelo Nencetti.
Il libro ripercorre pagine della nostra storia nazionale, un periodo di lotta paragonabile (con le dovute differenze del caso) alla Guerra di Secessione per gli americani, agli orrori di Robespierre per i francesi, e così via. Per commentare le parole di Pier Luigi, posto un po’ di vignette di quel genio creativo che fu Benito Jacovitti, tratte dal più volte citato, ma semisconosciuto episodio Battista l’ingenuo fascista. Paradigma del pressappochismo e voltagabbanismo tutto italiano che… fa male quando qualcuno ha il coraggio di metterlo su carta, trasformandolo in uno specchio deformante che non tutti sono disposti a digerire.

Jac non lo manda a dire, e si rivolge direttamente al lettore italiano quando ne fustiga l’ipocrisia apostrofandolo in modo solenne e tragico: “Guarda bene tra la folla acclamante, ti riconoscerai! Tu mi dirai che sì, ci sei stato, ma capirai… La cartolina rossa… Ero costretto. … Ma come?! 45 milioni di italiani costretti? (…)”

Per commentare l’uscita, cedo la parola a Pier Luigi, come già ho fatto più volte, su questo tema.

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Grazie per la citazione.
Si tratta di un lavoro anche interessante, ma che sembra avere tutti i crismi del bello di famiglia: tutti lo vogliono e nessuno se lo piglia! Mi sembrava interessante in questa sede, a proposito del generale – e limitativo, of course – riconoscimento del 25 aprile come festa partigiana eminentemente di sinistra, segnalare una curiosità legata al fumetto. Ovvero, si va controcorrente!

Fin dalle prime storie con protagonisti partigiani, infatti il fumetto proprio i partigiani di sinistra sembra aver trascurato.

Nelle poche storie dedicate al tema infatti i partigiani non hanno colore politico, se non in due casi, almeno stando a quanto abbiamo reperito con Niccolai.
Il primo risale a pochi mesi dopo la fine del conflitto e si tratta della breve serie dedicata a Pam il partigiano, alfiere di una brigata garibaldina (comunista, per l’appunto) che vive brevi avventure ispirate a vere azioni partigiane, con tanto di bollettini di guerra che riportano i risultati delle operazioni.

Disegnata da un tal Camus, è anche straordinariamente attuale per tecnica e stile, per non parlare del montaggio e del testo, quasi del tutto privo di quella retorica spicciola che permea gran parte delle storie resistenziali di ogni tempo. Per dirne un’altra, il montaggio sembra quello di una tavola bonelliana! Ah, per meglio far capire la matrice di quelle storie, in copertina campeggia bel bello un garibaldi versione Eroe dei Due Mondi con poncho e barba di ordinanza.
Benito_e_adolf
In com-
penso, non me ne vogliano, abbon-
dano nelle storie coeve i sacerdoti protago-
nisti di storie partigiane. Vittime o collabora-
tori della Resisten-
za, come nella realtà molti meritoria-
mente furono. Sia detto col massimo e meritato rispetto, naturalmente, ma è un fatto. E qualcosa vorrà pur dire.

Per arrivare a una nuova comparsa di partigiani comunisti bisogna arrivare infatti al Cuore Garibaldino di Hugo Pratt, quello apparso nel volume per il centenario socialista, prima del patatrac di Mani pulite.
Cuore Garibaldino ci svela anche il controverso e conflittuale rapporto con gli Alleati che stanno risalendo la penisola. Protagonisti della storia sono infatti due giovanotti, un inglese e il garibaldino, per l’appunto. Alcuni passi, che cito a memoria, sono a questo proposito illuminanti.

Infatti, il comandante inglese, che del partigiano comunista non si fida, a un certo punto prende da parte il suo uomo e gli dice paro paro: “Quello è un pericoloso bolscevico. Lo usi e poi lo elimini. Soprattutto se crea grane.” D’altro canto, anche il partigiano ha le idee chiare: “Prima buttiamo fuori tedeschi e fascisti, e poi vedremo”. In nuce c’è già la guerra fredda, la contrapposizione ideologica, Peppone e Don Camillo ecc. ecc.

Non parliamo poi della vexata quaestio circa le vittime di quella vera e propria guerra civile che insanguinò l’Italia dall’armistizio in poi.

Oggi si discute animatamente per dare loro eguale commemorazione e, chissà, forse è giusto così. L’umana pietà e il rispetto per i morti si deve a tutti, e su questo credo che non ci siano dubbi. A mio avviso deve rimanere però sempre e comunque la consapevolezza che ciascuno deve assumersi la responsabilità storica e personale delle proprie azioni. E che si debba distinguere fra chi ha combattuto per un regime dittatoriale e chi ha preso le armi solo in seguito alle catastrofiche conseguenze di una guerra alla quale, ricordiamolo, si partecipò perché serviva qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo della pace.

Terrei anche a rammentare, inoltre, che tanti hanno fatto Resistenza senza impugnare armi, anche solo ospitando, a rischio della vita, partigiani, ebrei e dissidenti, giusto per fare un solo esempio.
Per la cronaca, anche questi, mi risulta, venivano fucilati, se scoperti.

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Credo che tutto ciò vada ricordato, pur nella ricerca di una “pacificazione” che ci porti oltre come nazione e come popolo, ma senza riscritture o peggio oblio. E senza nemmeno dimenticare quanto avvenne dopo la fine della guerra, nel cosiddetto triangolo rosso emiliano (e non solo lì), teatro di uccisioni e vendette deprecabili e condannabili senza indugio. Ripeto: ciascuno deve assumersi la responsabilità personale e storica delle proprie azioni, siano esse portate con le armi o solo di copertura e insabbiamento.

Poi potremmo guardare avanti senza agitare continuamente spettri del passato. Anche perché prima o poi dovremo pur farlo, no?

Sarà infine anche questo un caso, ma anche a fumetti il conflitto fra italiani di quel periodo sembra completamente obnubilato. Gli avversari – cinici e spietati – dei partigiani e delle popolazioni nelle storie a quadretti sono sempre immancabilmente nazisti, meglio ancora se SS; e anche quando, vedi quello straordinario fumetto neorealista che è stato Sciuscià, certe descrizioni sono consone alla realtà dell’epoca, nelle future ristampe sparisce più di un momento significativo.

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Per vedere un soldato della Repubblica Sociale in azione contro esponenti della Resisteza dobbiamo infatti risalire fino al 1972, quando sul Corriere dei ragazzi compare una breve ma significativa storia, dal titolo Quest’uomo deve morire. Si tratta del racconto dell’assassinio di Duccio Galimberti, catturato dai repubblichini e assassinato a sangue freddo di notte in una strada di campagna.

Ucciso da un altro italiano, che lottava per un ideale diverso. Un ideale che personalmente non condivido affatto, e che in ogni caso non giustifica le sue azioni. Sarà un caso che la comparsa della storia, se non erro, suscitò non poche polemiche?

I fascisti di Salò compaiono all’epoca della storia su Galimberti per la prima volta, ma ovviamente non è l’unica, anche se credo tutti gli altri esempi risalgano a tempi più recenti.

Uno, forse il più eclatante, è quello raccontato da Sergio Staino in Montemaggio una storia partigiana, bel volume dedicato alla strage di Colle Val d’Elsa. Voluta, organizzata e portata a termine da fascisti italiani.

Il libro è bellissimo e racconta anche ansie, timori, aspirazioni e speranze di un gruppo di giovani contadini che solo la situazione contingente aveva costretto ad armarsi. Altro che ideologie, di quasiasi genere.

Facevano quasi tenerezza, con i loro sogni di un futuro migliore, senza padroni, proprietari di terre che per anni avevano coltivato senza possederle, ingrassando i grandi latifondisti. Se ciò vuol dire essere comunisti, allora certo lo erano. Ma erano soprattutto persone che aspiravano a un mondo più equo.

Detto per completezza di informazione.
Certo, ci sono voluti decenni per anche solo affrontare il tema.

  • Gallina Felice |

    Resistere va bene, ma sopportare… va meno bene assai! Vengo a sapere che GroenLinks, il partito dei Verdi olandesi, sta considerando se iniziare una procedura contro l’Italia a causa della limitata libertà di stampa nel Paese.
    “Il premier Silvio Berlusconi controlla sia le emittenti pubbliche che le emittenti private e impedisce da qualche tempo a giornalisti critici di accedere alle sue conferenze stampa” ha affermato la capolista di Groenlinks Judith Sargentini.
    ‘Il Trattato europeo obbliga ogni Paese europeo a garantire la libertà di stampa. In qualità di frazione dei Verdi all’Europarlamento stiamo quindi considerando una procedura contro l’Italia’, ha detto Sargentini. ‘Se procediamo contro Bulgaria e Romania per le loro irregolarità, allora dobbiamo osare fare lo stesso con l’Italia.”
    Se la maggioranza dell’Europarlamento dovesse appoggiare questa causa legale, la procedura giungerebbe nelle mani della Corte Europea di Giustizia.
    Sarebbe una buona notizia, no?
    Dove gli italiani non riescono (e in buona parte non capiscono, o stanno per la censura, come quel vostro Lele ha dimostrato), possano gli europei. Sono la nostra speranza.
    La Sargentini ha già in precedenza affermato che il capolista Wim van de Camp del CDA (Partito Cristiano-Democratico) deve affrontare Berlusconi sul tema del suo comportamento, come anche sul caso dei rifugiati rispediti in Libia.
    Il CDA e il partito di Berlusconi sono membri della stessa frazione del parlamento europeo.
    Ci sarà da fare molti fumetti su questo, e poi da scrivere altri libri a fumetti sui fumetti che saranno stati fatti.

  • Pier Luigi Gaspa |

    Innanzitutto grazie ancora a Luca e a Davide per le belle parole spese per la fatica mia e di Niccolai.
    Ciò detto, pur essendo decisamente ricco di storie e personaggi, anche fra i più dimenticati, la storia del Commissario Spada citata da Giulia (grazie per la segnalazione! Spero che il volume ti soddisfi ugualmente, quando l’avrai letto)… non c’è. Non fa parte della collezione Niccolai, sulla quale si basa l’intero volume. Una collezione unica nel suo genere, ma che fatalmente non può essere esaustiva, soprattutto per la grande frammentarietà ed estemporaneità delle storie aventi per tema, o che sfiorano soltanto la Lotta di Liberazione.
    E ciò nonostante la sua meticolosità nelle ricerche. In compenso, gli ho già segnalato la cosa – sadicamente facendogli andare di traverso la cena prima della presentazione di ieri sera, se lo conosco bene (perdonami Luciano, la tentazione era troppo forte!) – e sono sicuro che si sia già messo in caccia. Non potrà essere inserita nel libro, almeno al momento. Ma chissà che un giorno non si possa aggiornarlo…
    In ogni caso, sarà utilissimo per una iniziativa che è attualmente allo studio e che fatalmente coinvolge anche la rete.
    Allo scopo, concludo riprendendo quanto già giustamente dice Luca: segnalate qualsiasi storia sul tema, soprattutto se di caratura locale (in genere, questo è il tipo di pubblicazione “partigiana”), in maniera tale che lo si possa acquisire, possa entrare nelle cronologie che Niccolai ha approntato e che spero possano essere messe a disposizione anche via web, e infine entrare a far parte del discorso che stiamo portando avanti sul rapporto tra fumetto e Resistenza (ancora abbastanza negato, per riprendere il titolo di un articolo di Anceschi apparso anni or sono su “Fumetto”, la bella rivista dell’ANAFI).
    Ancora grazie a tutti, in primis l’inclito blogger, e alla prossima!
    Pier Luigi

  • Lenchantin |

    La Resistenza si continua a fare tutti i giorni, anche scrivendo storie a fumetti, anche disegnando vignette di satira contro chi detiene il potere e disprezza i cittadini italiani, impoverendoli, soffocandoli…
    E la stampa spara balle una dopo l’altra, o almeno quella filo-premier. NON certo CorSera o Repubblica, quando gli “scoprono gli altarini”!
    A sentire i tg berlusconizzati (cioè quasi tutti) Obama si è già innamorato del nostro premier, come sostiene Cotroneo, un giornalista che detesto ma che qualche volta ci azzecca. Sarà che Silvio è un uomo bellissimo (come dicono le sue veline o aspiranti tali), che ha la voce di Sinatra (come dice Giuliano Ferrara), che è tanto buono (come dice il suo avvocato), oppure sarà che è l’uomo più ricco e potente d’Italia e bisogna sempre servirlo di barba e capelli che non ha. Soprattutto da parte di certi retroscenisti che, a furia di guardare il Paese dal buco della serratura, si sono rovinati la vista e la capacità di indignarsi.
    Cosicché, Obama o Bush, per loro è lo stesso. E nessuno di questi neoimitatori di Emilio Fede si prende la briga di ricordare che Berlusconi, per accodarsi alla guerra preventiva, ha violato la Costituzione e tradito la volontà di pace del popolo italiano. Ora, improvvisamente, a tutti i leccapiedi piace Obama, ma solo perché è l’uomo più potente del mondo e, per lo stesso motivo, in Italia si accontentano perfino di Berlusconi.

  • Luca Boschi |

    Cara Giulia,
    il rischio di andare fuori tema non c’è mai, come hai notato leggendo il blog…
    Lascio che sia Pier Luigi a risponderti nello specifico.
    Posso dire che sì: “Il Giornalino” si è sempre meritoriamente occupato di episodi che riguardano la lotta per la libertà, e quindi della Resistenza partigiana, che ha coinvolto intere popolazioni (diversamente da quanto una corrente revisionista maggioritaria vorrebbe sostenere), quindi anche i preti dei vari paesi, borghi e città, e il mondo cattolico. La rivalità enfatizzata da Guareschi fra preti e comunisti, che pur esisteva, era figlia di una visione satirica del mondo, senz’altro individualista, ma non rispecchiava esattamente la realtà dei fatti.
    Riviste illuminate di taglio cattolico come “Il Giornalino” e “Il Messaggero dei Ragazzi” ne danno testimonianza con le loro scelte editoriali. Al pari del laico “Corriere dei Piccoli” (o “dei Ragazzi”).
    E’ importante che questo strumento del web faccia circolare le informazioni, perché, hai visto mai, possono uscire fuori anche storie che Luciano Niccolai, nella sua enorme collezione tematica, potrebbe essersi lasciato scappare.
    Grazie ancora (ma tu, o Giulia, ti occupi di giallo, di noir?).
    Luca

  • Davide Caci |

    Caro Luca, un gran bel post. Il solo intervento di Pier Luigi, poi, mi convincerebbe a leggere il libro… Peccato che l’abbia già fatto, e ne sia rimasto molto positivamente colpito.
    Come ho già scritto, è interessante, sì, come opera di storia del fumetto, ma anche e innanzitutto come opera di valore sociale!
    Sarebbe bello che a scuola si parlasse di questi argomenti in questo modo. E questo libro potrebbe essere l’occasione per una ventata d’aria fresca…

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