ETTORE BORZACCHINI E IL SODALIZIO MVSCHIATO

Il Borzacchini con un ratto

Un post su Steve Muffatti già pronto da domenica scorsa e anche altri, che premono, attenderanno un po’ ancora.
Probabilmente il miglior modo per far rivolgere un pensiero, oggi, all’indirizzo dell’indimenticabile Professor Ettore Borzacchini, è proporre un compendio del sapere spicciolo e ficcante del Sodalizio Mvschiato, da lui creato e del quale molti amici (e amici dei loro amici) erano parte.
Nel 2009, appena un lustro fa, così parlava del Sodalizio Carlo Bartolini:

Sodalizio Mvschiato anno XIV

Nella foto: il Maestro Alberto Fremura con i paramenti sacri, guida spirituale della libera associazione.

Resa dei conti

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL SODALIZIO

Tempo fa, in un luogo sconosciuto ai più, si è tenuta l’annuale cena del Sodalizio Muschiato. Un convivio esclusivo, aperto solo agli adepti e a pochissimi simpatizzanti, assolutamente vietato agli estranei.
La voce sulla presunta cena circolava a Livorno da molti giorni, ma il sommo Maestro e i suoi seguaci, anche quest’anno, sono riusciti a depistare i tanti seguaci che avrebbero voluto conoscere qualcosa in più su questi enigmatici personaggi. Il giornalista Antonio Papini ci ha svelato nomi, cognomi e qualcosa in più su questa “setta goliardica” dalla verve tipicamente labronica che imperversa da oltre un decennio, diventata, oramai, un fenomeno a livello internazionale.

Io so dove

La saggezza popolare al servizio della cittadinanza
di Antonio Papini

Avete presente “Doppio sogno” di Schnitzler, da cui
Stanley Kubrick prese spunto per il suo ultimo film Eyes Wide Shut?
Per accedere ai riti orgiastici, Tom Cruise ricorse alla parola d’ordine, conosciuta solo dagli adepti: “fidelius”.
Ora facciamo un salto temporale, nonché spaziale.
Livorno, località sconosciuta a tutti, tranne che a pochi eletti.
Saluto obbligatorio tra i sodali, quela volta, fu: “sodamus” (nel periodo estivo “sudiamus”) e da allora è rimasta tale. Ecco come vide la luce il Sodalizio Muschiato, nato per mano, ma soprattutto dalla mente, di un gruppo di illustri personaggi, molto conosciuti, nonché stimati in abito cittadino, ma la cui identità sarebbe rimasta nascosta ai più per molto tempo.
Poi una mattina, girando per la città, i livornesi cominciarono a vedere, conficcati negli escrementi di cane, alcuni cartoncini, all’uopo sagomati, recanti la scritta
“Stronzo come il padrone del cane”.
Una vera e propria campagna di educazione civica ed ecologica voluta proprio dal Sodalizio.

Sì, perché lo scopo principale di tale associazione altro non è che quello di “farsi carico e responsabilità, a proprie spese, di rendere disponibili al pubblico, distribuendoli senza risparmio ed in modo del tutto occasionale e casuale, i propri cartoncini (di vario formato), su cui raccolti dalla saggezza popolare, son riportati
detti, aforismi, motti ed altre espressioni per servire al sapido commento di persone, fatti, vicende e situazioni con cui ci si confronti nel contesto della società contemporanea” (da Il terzo Borzacchini universale).

Ma torniamo alle origini e a quella sera quando il cenacolo si riunì nelle vicinanze del Santuario di Montenero. Sotto il magistero del sommo Maestro Alberto Fremura, primus inter pares, che ancora oggi ricopre la massima carica, si riunirono i Sodali Ettore Borzacchini (Accademico della Farina dei Semi di Lino), Stefano Caprina, da tutti conosciuto come
Capras (apprezzato grafico livornese), Marc Sardelli (pittore ufficiale della Marina Italiana, nonché vignettista, umorista, e quanto altro) e Federico Maria Sardelli, figlio del suddetto Marc, anch’egli noto compositore, vignettista, e chi più ne ha più ne metta.

Va detto, da subito, che il Sodalizio, da statuto, “rifiuta, categoricamente, ogni definizione e cittadinanza politica”. Si riunisce periodicamente avvalendosi della Profetica Assistenza del Maestro Francesco Genovesi, più conosciuto da tutti come “Checche di Montenero“. Il soprannome gli venne dato da Mario Sbolci, parafrasando il diminutivo che la madre del suddetto Francesco utilizzava per richiamare l’attenzione del figlio.
La signora Alma Genovesi, di origine dalmate, era in uso chiamare il figlio “Keke” e da allora il soprannome si è, con il tempo, trasformato in “Checche di Montenero”. Tale personaggio è l’uomo dei luoghi comuni, nonché del “compagnaggio
attivo”. Perchè, primo tra tutti, lo spirito che muove tutti i sodali è quello di passare una serata in compagnia, godendo delle perle estemporanee, lanciate come anatemi da tutti i commensali.
E tra di loro non possiamo non ricordare alcuni tra i Sodali Aggiunti, nonché benemeriti come il regista Paolo Virzì, il cabarettista Paolo Migone, il menestrello Riccardo Marasco, il Cèo Favilla, il Maestrino Sbolci, l’architetto Malchiodi e Ciro Plebe.