I FUMETTI IN CAMPAGNA ELETTORALE – LA VENDETTA

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Come si vede dai suoi lineamenti, questo non è Dylan Dog. bensì Pallino Pinco, famigerato cosplayer…

Diciamo che sulle prime ci abbiamo capito poco tutti quanti.

Questa campagna dei personaggi del Fumetto che si schierano a favore di una precisa lista non è stata autorizzata dal candidato principale, adesso è chiaro.
Invece, sarebbe stata solo (se sbaglio mi corrigerete, come aveva già detto tempo fa un’Eminenza più grigia dello scrivente) un’iniziativa autonoma di giocosi supporters.

E sarebbe stata destinata (questo è certo) a circolare solo nella rete, su Facebook o in scambi di mail private.
Ma com’è possibile che la rete, tutta bucherellata, come ben sappiamo, non lasciasse trapelare prima o poi queste immagini, rendendole di fatto pubbliche?

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Così, sono partite iniziative denigratorie (peraltro prevedibili nella loro gratuita faziosità) come quella del quotidiano che non cito (ma al quale alludo) e al quale si riferisce l’immagine sotto.
Pensate un po’, qualche pulitzer locale ha pensato addirittura di dedicare la prima pagina di ieri, 17 gennaio, a questo argomento fumettistico.

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“La campagna di Ingroia parte con un ‘furto'”, strilla ‘sto quotidiano; e mette le virgolette a “furto” come se stesse solo strizzando l’occhio ai lettori, Ma letto fuori dal contesto specifico la tinta forte resta. Lo scrivano dell’articolo è un certo Filippo Facci.

Bah!

Sarebbe stato meglio se si fosse letto il Comunicato dell’ufficio stampa di Antonio Ingroia:

“Rivoluzione civile ringrazia tutti gli attivisti e i gruppi di sostenitori che si mobilitano spontaneamente in rete, ma la lista che fa capo ad Antonio Ingroia non autorizza la diffusione di materiali coperti da copyright per fini pubblicitari. Nello specifico, pur ringraziando per le buone intenzioni, Rivoluzione civile prende le distanze dalla diffusione di fumetti legati al nome del candidato leader che circolano in queste ore sul web, declinando ogni responsabilità.”

Su TWITTER da <a href="mailto:Comunicato dell'ufficio stampa di Antonio Ingroia:

“Rivoluzione civile ringrazia tutti gli attivisti e i gruppi di sostenitori che si mobilitano spontaneamente in rete, ma la lista che fa capo ad Antonio Ingroia non autorizza la diffusione di materiali coperti da copyright per fini pubblicitari. Nello specifico, pur ringraziando per le buone intenzioni, Rivoluzione civile prende le distanze dalla diffusione di fumetti legati al nome del candidato leader che circolano in queste ore sul web, declinando ogni responsabilità.”

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Su TWITTER da @Antonioingroia:

“Ragazzi, facciamo la #rivoluzionecivile ma facciamola anche legale! Il copyright va rispettato. #dylandog”
“>@Antonioingroia:

“Ragazzi, facciamo la #rivoluzionecivile ma facciamola anche legale! Il copyright va rispettato. #dylandog”

Chi ha inventato la campagna, come già appariva chiaro dalle prime battutre, è senz’altro dotato di fantasia e di humour, nonché di una buona conoscenza del mondo dei comics e dei cartoons.

Buona ma non ottima, se transgenderizza Tweety, prendendo per una femmina.

E’ una vecchia questione, sollevata da qualcuno che forse avrebbe avuto bisogno di approfondire le ragioni della sua spontanea lettura del “gioco alimentare” che intercorre fra Titì (o Titti) e Silvestro: due maschietti a tutti gli effetti.

Poi, l’idea che Tweety potesse essere una canarina si è un po’ diffusa, anche perché nella versione italiana per la Rai, il personaggio era doppiato dalla giovanissima Loretta Goggi, che gli conferiva un timbro da bambina svampita.

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“Operatore” di call center, quindi.

Silvestro

Il felino appare piuttosto turbato per la scelta politica del giallo partner.
© Warner Bros. (intendiamoci!)

Mercoledì scorso, sulle pagine web di Rai 3, spazio nel quale Riccardo Corbò gestisce le notizie sui fumetti, compaiono spiegazioni chiare (grazie a Davide Occhicone – ciao, Davide! – che per primo contatta la pagina di fb con un migliaio di iscritti supporters di Rivoluzione civile). E compaiono anche alcune interessanti derive sociologiche, che riporto.

1) I politici che dichiarano di volersi impegnare per cambiare l’Italia contano tantissimo e piacciono tantissimo in Rete, ma contano molto meno dei personaggi a fumetti. Toccate quelli e i fan vi azzanneranno alla gola, chiunque voi siate. Anche se la cosa viene fatta a vostra insaputa. La generazione dei 40nni nostalgici non perdona, siete avvisati.

2) Sul web tutti devono sapere tutto in tempo reale, e se non lo fanno, sono dei criminali complici. Tranne ovviamente noi stessi, che siamo sempre assolti. Migliaia di tweet e decine di pagine di blog si sono scatenate contro Ingroia perché ben DUE giorni dopo la pubblicazione delle immagini su una misconosciuta pagina facebook, non aveva smentito nulla. Sul web non è concepibile non rispondere in tempo reale. Tranne non accorgersi, nessuno dei fautori di questa tesi, che oggi Ingroia aveva preso le distanze con un tweet, e si è continuato ad attaccarlo ancora ore e ore dopo.

3) La legge italiana è una cosa opinabile. In diversi, su twitter, su facebook e su blog hanno dato del ladro ad Ingroia, perché nei fotomontaggi c’era il suo nome, e quindi ne era responsabile lui, anche (a maggior ragione) se non li aveva commissionati lui o se non ne sapeva nulla.

4) come si fa a fermare il web, e il
4bis) Quanto siamo ormai creduloni e poco approfondenti noi italiani?

Siamo stati ben addestrati, aggiuge il sottoscritto.

Il sito Bleeding Cool, ieri, alla fine ha rilanciato il frullato di personaggi sulla scena internazionale del web, spiegando in inglese qualche passo dell’operazione. Che, a costo zero, si è rivelata di fatto azzeccatissima sul piano della comunicazione.

Un passaggio:

Is it an approved political campaign? Is it completely supporter-created piece of social media? Or somehwre inbetween?

Supporters of Italian political prime ministerial candidate Antonio Ingroia for the new political party Rivoluzione Civile (Civil Revolution) began by using some images of the Justice League of America on their Facebook page.

And that’s when the rest of the supporters – and opponents – decided to join in. And all srts of comic book and pop culture icons have been grabbed and used as “vox pop” posters and ads, addressing specific policies or problems. Superheroes having to work two jobs, Lisa Simpson on the environment, Grumpy worried about retirement. And the answer, apparently, is revolution. And not a trip to the copyright lawyer.

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Anche questo che imita Silver Surfer è evidentemente un cosplayer. Quella cuperta dallo slogan è un’asse da stiro.

Grazie a Mattia Gentili per la segnalazione.

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