DIAZ – NON LEGGERE QUESTO POST

Locandina

Chissà se chi ha sofferto per il lancio del Duomo sulla faccia di Berlusconi (ennesimo scontro fra Stato e Chiesa, come dice Dario Vergassola) avrà la forza di paragonare questo piccolo fatto (naturalmente da condannare senza mezzi termini, non si tirano le cose per strada agli anziani) al massacro da belve umane compiuto in quel nefasto G8 del 2001, a Genova, all’inzio del parabola distruttiva del suo Governo.

Attenzione: questo post dispiacerà ad alcuni, e anche lo stesso film di Vicari dispiace, addolora, angoscia, fa alzare le palpebre la notte. Ed è perché fotografa le cose come sono andate, sicuramente approssimandone per difetto le scene di straordinaria macelleria poliziesca: forse la figura più barbara a livello internazionale compiuta dal nostro Paese nel Dopoguerra.

Il mioinsaputismo di Scaiola esisteva già allora.

Uno dei leader del movimento del 2001, Vittorio Agnoletto, protesta vivacemente e chiede i tempi supplementari. Sostiene (e il presente blogger condivide, per quel che può valere; infatti non c’era, era in Sudafrica al momento) che nel film di Vicari «non c’è tutta la verità» e anche che «alcune cose non corrispondono alla realtà: negli ultimi anni ci siamo impegnati perché nelle vicende processuali emergesse la verità. Adesso chiedo se c’è qualche regista disponibile a raccontare i dieci anni di inchiesta. Mettiamo a disposizione tutta la documentazione. Allora sarebbe il completamento della vicenda che il film di Vicari inizia a raccontare».

LA SMORFIA Cap00006

Veniamo alla trama:

Sabato 21 luglio 2001, ultimo giorno del G8 di Genova, poco prima della mezzanotte, più di 300 operatori delle forze dell’ordine fanno irruzione nel complesso scolastico “Diaz”. In testa c’è il VII nucleo, seguono gli agenti della Digos e della mobile mentre i carabinieri circondano l’edificio.

In quella che il comandante Fournier definisce “una macelleria messicana” vengono arrestate e picchiate 93 persone sebbene non abbiano opposto alcuna resistenza, in gran parte si tratta di ragazzi e giornalisti stranieri (per lo più tedeschi, francesi e inglesi) che stanno dormendo.

Il verbale della polizia parla di “perquisizione” perché si sospetta la presenza di black bloc nell’edificio. La portavoce della Questura in conferenza stampa dirà che i 63 referti medici agli atti della Polizia Giudiziaria sono dovuti a ferite pregresse. Molti dei presunti black block scoprono solo in ospedale di essere stati arrestati per associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio, resistenza aggravata e porto d’armi. Dopo il pestaggio nella scuola e le torture in ospedale, una cinquantina di arrestati vivono l’inferno delle torture nella caserma lager di Bolzaneto. I “prigionieri”, solo dopo diversi giorni vengono rimpatriati nelle proprie nazioni con l’accusa di terrorismo.

Zero calcare

Sopra, un pezzetto del fumetto sul tema realizzato da Zero Calcare.
Qualche pezzo di critica

“Fortissimo l’effetto del film sulle violenze del 2001 a Genova. Anche se non contiene speciali rivelazioni, e se la vicinanza temporale e l’abbondanza di documentazione e testimonianze dovrebbero rendere gli spettatori preparati.

Malgrado tutto il cinema resta una potenza. Con una scelta di stile che non si concede licenze, non nasconde e anzi mette ben in evidenza che si sta parlando di cose vere, ma da un lato spinge molto sull’azione, la velocità, il ritmo narrativo, e dall’altro usa la convenzione che umanizza il racconto nel seguire un gruppo di singole vicende (…).” (Paolo D’Agostini, ‘La Repubblica’, 13 aprile 2012)

“Parliamo di un’esperienza molto cruda, una sorta di pugno nello stomaco che non lascia vie di fuga agli spettatori non inclini ai film semi-documentaristici a trazione integrale di denuncia. Si può dire, peraltro, che il regista Daniele Vicari si dimostra abile nel gestire il ritmo della propria (re)visione apocalittica e nel ricostruire relativi sfondi, scontri e sadismi sul filo di un’emotiva e frenetica verosimiglianza. ‘Diaz – Non pulire questo sangue’ è, insomma, un saggio di cinema, come si diceva una volta, poetico-politico molto più coerente e moderno di ‘Romanzo di una strage’ che, grazie alla sua impostazione da fiction tv rimpinzata di personaggi in fotocopia dalla storia, ha fatto proprio ieri il pieno di nomination ai David di Donatello. (…)

A Vicari interessa fare quello che sa fare e cioè produrre choc a tutto schermo, accelerare o rallentare lo sguardo della cinepresa, spaccare i protagonisti tra buoni, semibuoni, cattivi e cattivissimi e farsi paladino dei giovanilistici furori che, fatti salvi pochi «se» e ancora meno «ma», avrebbero in fondo sempre ragione. (…)

Da una parte Vicari si libera dalle fumisterie complottiste, dall’altra rinuncia ad approfondire il perché degli opposti comportamenti scatenati dal panico come dalla rabbia. Su una cosa, però, può stare tranquillo: se i fatti di Genova gettarono un’ombra sulla democrazia, hanno provveduto a diradarla non solo la normale dialettica giudiziaria e la garanzia delle personalità super partes come il presidente Napolitano, ma anche il fatto che si sia potuto fare un film, come il suo, costosissimo, promozionatissimo e lodatissimo.”
(Valerio Caprara, ‘Il Mattino’, 13 aprile 2012)

“Un tempo si diceva Armando Diaz e si pensava al generale della Vittoria nella Grande Guerra, ma dal 21 luglio 2001 quel nome rievoca fatti che si vorrebbe non fossero mai avvenuti. (…)
A dare eco a quell’intervento di «macelleria messicana» avvenuto in conclusione del G8 di Genova sono stati dunque anche i giornali stranieri; e ricordiamo l’articolo di Nick Davies sul «The Guardian» del luglio 2008, dove si constatava amaramente come, a processo ultimato, «giustizia non era stata fatta». In effetti, persino i colpevoli riconosciuti tali sono rimasti impuniti e nessuno si è preoccupato di indagare sulle responsabilità ai livelli alti della politica.

Non lo fa neppure il film di Daniele Vicari che, in base alle numerose testimonianze visive e verbali esistenti, si limita a ripercorrere quelle tragiche ore intrecciando le storie di un gruppetto di pacifici no-global, in contrasto agli opposti vandalismi dei Black Bloc, scusante ufficiale dell’esplodere di tanta violenza da parte delle forze dell’ordine. Chiaro che, a fronte dei vergognosi massacri perpetrati alla ‘Diaz’ e proseguiti a freddo i giorni seguenti nella caserma di Bolzaneto, per il regista (come per tutti noi) la scusa non regge.

E tuttavia, a dispetto del suo indulgere in certi estetismi, il film non ha l’incisività che potrebbe: dal punto di vista formale non sembra abbastanza elaborato e da quello drammaturgico resta sospeso in un limbo fra cronaca e fiction.” (Alessandra Levantesi Kezich, ‘La Stampa’, 13 aprile 2012)

“Le pagine agghiaccianti si susseguono, con asciutti preamboli per illustrare e spiegare, ed esplodono in tutta fa loro forza tendendo in modo diretto a dimostrare che quei feriti, quegli arrestati, quegli incolpati di aggressioni e di rivolte sono senza colpe, le colpe, semmai, essendo da ricercarsi nel disegno della polizia di dare esempi cruenti, anche, per farlo, falsificando prove. Una costruzione corale.

In mezzo però delle facce, dei problemi dei singoli, anche di poliziotti non sempre dalla parte dei cattivi, collegati tutti al dramma collettivo di quegli assalti immotivati e così aspri da rasentare la «macelleria», come osserva proprio un poliziotto non del tutto fra i peggiori. Gli dà volto con tratti sinceri Claudio Santamaria, ma gli si possono incontrare al fianco anche Elio Germano, Renato Scarpa, Mattia Sbragia. Insieme con uno stuolo di interpreti d’ogni nazione pronti ad esprimersi nei propri idiomi per metter ancor più l’accento sulla pluralità linguistica di quelle vittime.”
(‘Il Tempo Roma’, 13 aprile 2012)

“A Daniele Vicari l’etichetta di cinema civile non piace, eppure le ricadute civili di ‘Diaz’ ci sono.
Tre i meriti fondamentali: ricordare «la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la II Guerra Mondiale», consumata tra la scuola Diaz e la caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001, su cui è caduto un colpevole oblio; dopo quello sulle stragi di Stato, inaugurare – speriamo – un filone sull’orrore di Stato, capace di ‘fare giustizia’ laddove potrebbe non esserci in aula; sotto il profilo cinematografico tout court, firmare un film decisamente popolare, puntando sulle emozioni – il pugno allo stomaco dell’assalto della polizia alla Diaz – e trovando insieme al genere horror anche il Salò di Pasolini con le torture a Bolzaneto. Il premio del pubblico a Berlino attesta questa tensione popolare, e fa ben sperare per un analogo esito in Italia: a differenza di ‘Romanzo di una strage’ su Piazza Fontana, Vicari non racconta, non costruisce teorie, semplicemente, mostra i fatti meno – anzi, per niente – filmati di uno degli eventi, il G8, più filmati al mondo. E riguadagna al cinema di finzione una capacità documentale e documentaria che il documentario stesso non può avere.”
(Federico Pontiggia, ‘Il Fatto Quotidiano’, 12 aprile 2012)

Christianmirra_g

Il 17 giugno 2010, l’agenzia ANSA ha battuto la notizia che il prefetto Gianni De Gennaro è stato condannato ad un anno e quattro mesi di reclusione dalla Corte d’appello del tribunale di Genova, che lo ritiene colpevole di istigazione alla falsa testimonianza.

Il commissario Montalbano, peraltro, lo aveva già detto., come si vede nell’estratto che segue dalla sua fiction televisiva. E aveva espresso la sua ferma indignazione.
Niente di nuovo.

Secondo il tribunale, De Gennaro convinse il vecchio questore del capoluogo ligure, Francesco Colucci, ad “aggiustare” la sua testimonianza durante il processo per il blitz nella scuola Diaz, ultimo capitolo del G8 del 2001.

Assieme a DE Gennaro è stato condannato a un anno e due mesi, per lo stesso reato, anche Spartaco Mortola, allora capo della Digos genovese e in seguito (GULP!) questore vicario a Torino.

Il Governo Berlusconi, nonostante la condanna, invece di tacere si schiera al suo fianco. “Ha la mia piena e totale fiducia: fino alla sentenza definitiva non cambia nulla, attendiamo fiduciosi nell’esito del ricorso in Cassazione. Per De Gennaro, come per tutti, vale la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva” dice il ministro dell’Interno, Roberto Maroni.

“La sua innocenza, fino a condanna definitiva è sancita dalla Costituzione” aggiunge il ministro della Giustizia Alfano.”

Il maggiordomo Gianni Letta, addirittura, lo ha invitato a non rassegnare le dimissioni.

Dei manifestanti pestati a sangue, della sospensione della democrazia, della violenza brutale (da macelleria messicana, appunto) dei giorni del maledetto G8, a Palazzo Chigi nessuno parla.

Atteggiamento curioso (per essere “aleatori” nella scelta di un aggettivo), del quale non abbiamo che da ringraziare il tio Maroni-Alfano-Letta, al quale si sarebbe forse unito anche lo statista Scajola, se qualcuno non avesse provveduto a tenerlo in disparte quando il pentolone della “Cricca” si stava scoperchiano, nel tentativo di ridurre le esalazioni venefiche.

Una presa di posizione che una volta di più delegittima l’operato della Magistratura e che si commenta da sola, chiarendo una volta di più ciò che è stato e ciò che è.
Sul tema è stato realizzato un libro a fumetti, del quale Cartoonist Globale ha già parlato in passato, e sul quale torna per i lettori nuovi.

Mancano i nuovi capitoli, fra i quali questo (del quale stiamo parlando), e che costituiranno, mi auguro, un’appendice nelle ristampe del graphic novel sulla “macelleria autorizzata” della Diaz.

Nottediaz Marco Schiavone e Tito Faraci, che ne parla in questo post del suo “blog fratello”, sono gli editor all’importante graphic novel di Christian Mirra Quella notte alla Diaz, per la collana Guanda Graphic.

Come ormai molti “transitanti” del web sanno, il libro, molto venduto, è la testimonianza a fumetti diretta dell’esperienza vissuta in prima persona dall’autore nel tragico, vergognoso luglio del 2001 a Genova; un momento di svolta, a mio avviso, nella gestione della “cosa pubblica” in Italia. Il modo in cui sono state gestite le manifestazioni del G8 lo dimostra. Di questo, per fortuna, si è parlato in Rai nel programma notturno (ben) condotto da Camila Raznovich Tatami, l’ormai lontana domenica 8 febbraio.

Sotto ve ne mostriamo la parte che è stata inserita su YouTube, non di qualità perfetta, qualche scena si disgrega un po’, ma vale la pena vederla se non lo si è fatto un paio di anni fa su RaiTre, dove comunque non sono andate in onda tutte le dichiaraziani dell’autore. Sono state censurate, infatti, quelle sulla strategia esplicitamente esposta di Francesco Cossiga in questa pagina della rassegna stampa del Governo Italiano, e che somiglia impressionantemente a quella adottata negli anni Settanta durante una manifestazione indetta dal Partito Radicale, dove fu uccisa la povera Giorgiana Masi.

Grido Ne riporto uno stralcio, dove Cossiga offre alcuni suggerimenti di “strategia democratica” (definizione sua, non facile ironia) a Maroni in tema di ordine pubblico:

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
Ossia?
«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…».

Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che?
«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che…
«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti?
«Soprattutto i docenti»
.

Christian è stato uno dei “ragazzi della Diaz”: picchiato e arrestato dalla polizia, confinato in un ospedale e poi costretto a lungo calvario in tribunale. Nel fumetto racconta il suo punto di vista.

Christian Mirra (Benevento, 1977) è illustratore, scrittore e grafico pubblicitario.
Ha realizzato due libri per l’infanzia, Il vecchio e il bambino (2001), con testi di Paolo Ferrara, e Il compleanno dell’Infanta (2005), adattamento di un racconto di Oscar Wilde.
Come fumettista ha realizzato insieme a Sergio D’Argenio e Antonio Cella il racconto Monnezza (2009).

Sotto, una recensione al suo libro, raccolta da Massimo Calandri, pubblicata sull’edizione genovese del quotidiano La Repubblica.

Repubblica-Genova-4-2-(1)

Torniamo al film, uscito una settimana fa.

PREMIO DEL PUBBLICO AL 62. FESTIVAL DI BERLINO (2012) NELLA SEZIONE ‘PANORAMA SPECIAL’.

Titolo originale: Diaz – Non pulire questo sangue
Nazione: Italia, Francia, Romania
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 127′
Regia: Daniele Vicari
Sito ufficiale: www.diazilfilm.it
Cast: Jennifer Ulrich, Elio Germano, Claudio Santamaria, Monica Barladeanu, Sarah Marecek, Ralph Amoussou, Pietro Ragusa, Alessandro Roja, Jacopo Maria Bicocchi
Produzione: Fandango, Le Pacte, Mandragora Movies
Distribuzione: Fandango