La fretta e il sovraccarico di cose da fare non ha permesso a nessuno dei 145,7 redattori di Cartoonist Globale di postare un articoletto sufficientemente approfondito su un’altra delle scomparse eccellenti di questi ultimi mesi.
SIGH, il 20 agosto scorso se n’è andato anche Jean Tabary, nella foto sopra ritratto insieme ai suoi figli in occasione dell’uscita del ventottesimo album delle avventure di Iznogoud (foto archives Samuel Honoré, grazie).
L’agenzia Adnkronos aveva presentato il fatto con le seguenti parole.
Il disegnatore francese Jean Tabary, noto per aver creato le storie a fumetti di Iznogoud, è morto ieri a Pont-l’Abbe’-d’Arnoult, nella Francia dell’est, all’etò di 81 anni.
Gloria del fumetto d’oltralpe, Tabary collaborò con lo sceneggiatore Reneé Goscinny, il creatore di Asterix insieme ad Albert Uderzo, alla nascita del simpaticissimo personaggio del gran vizir Iznogoud, che sogna sopra ogni cosa di fare il califfo.
Le avventure del corpulento e bonario Califfo in origine tradotto col nome improbabile di Manhò-Masì-Mavah, che i lettori italiani cominciano a conoscere (con questa traduzione) nel 1965 sul n. 43 del settimanale Il Giornalino, sono una terribile parabola della lotta per il potere. Ambientate nella Bagdad mitica dei tappeti volanti, mettono in scena il subdolo, infido e perfido gran visir Ali Satan, dai lineamenti mefistofelici.
Intenzionato a occupare il posto del Califfo, il gran visir non gli risparmia fendenti e attentati, che però, regolarmente, falliscono.
Il bizzoso Alì Satan (ancora nella prima traduzione fornita nella seconda metà degli anni Sessanta dal settimanale cattolico), il cui nome originale, Iznogoud, esprime chiaramente che il personaggio “is not good” (non è buono), è di solito accompagnato dal terzo personaggio fisso della serie, il fedele e imbranato braccio destro Mustafà (Dilat Larah), che spesso sventa in modo involontario i piani del padrone.
In Francia i personaggi debuttano su Record, per passare nel 1968 su Pilote, mentre in volume sono editi da Dargaud (dal 1966 al 1976) e poi da Bédéstar, dalle Editions de la Séguinière, da Glénat e infine dalle Editions Tabary, gestite proprio dal disegnatore della serie, che ne diviene autore completo dopo la morte di Goscinny.
Con i nomi originali, i personaggi appaiono di nuovo anche in Italia nel 1984-85 sul mensile della Sergio Bonelli Editore (che allora non si chiamava ancora così, se non sbaglio) Pilot, con la traduzione di Tiziano Sclavi.
In seguito, sarebbero stati trasportati in cartoons televisivi e, più recentemente, in un lungometraggio cinematografico con attori, sulla falsariga di quanto era avvenuto per Asterix con la pellicola di Depardieu e Benigni.
Dopo la morte di Goscinny nel 1977, Tabary ha continuato a scrivere le storie di Iznogoud, sia a fumetti che a cartoni animati, fino al 2004, anno in cui rimase vittima di un ictus.
Nato a Stoccolma, in Svezia, il 5 marzo 1930, dopo la seconda guerra mondiale Tabary si stabilì con la famiglia a Parigi ed esordì nel 1956 pubblicando le storie a fumetti di Richard et Charlie sulla rivista Vaillant.
La casa editrice Panini (Comics) ha finalmente ricominciato a proporre anche in Italia una collana di cartonati con questi personaggi, che colma una lacuna anche piuttosto grave nel nostro inflazionato mercato di pubblicazioni a fumetti d’ogni tipo.
Ogni volume ha 128 pagine e raccoglie tre episodi della saga.
Chi sia, nella Francia odierna, il vero erede di Iznogud, non starò a rimarcarlo, essendo lampante la somiglianza, appena mitigata da un abbigliamento all’occidentale un po’ meno chiassoso dell’originale disegnato da Morris. Basta citare la nota rubrica Separati dalla nascita.
© Editions Tabary
E come bunus, una sorpresa in tema: Così ti amo (1968) e Al mattino (1967).
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