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Comics, Cartoons, Lampoon, Art, Society, Fumetto, Cartoni animati, Illustrazione, Animation, Illustratio, History, Educational, Bedé, Tebeos, Historietas,

– di Luca Boschi

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LETTERA APERTA AI CREATIVI E AI LAVORATORI DELLA MENTE

  • 25 Ottobre 2011
  • Luca Boschi
  • Animazione, Artisti, Autori, Cartoons, Conferenze, Creatività, Cultura, Diritto d'autore, Editoria, Fumetti, Illustrazione, Innovazione, Media, Mostre, Musei, Umorismo, Video, Weblog

NANO1

Marcello Toninelli, che lo scorso anno di questi tempi fece parte del gruppo dei relatori allo scorso incontro degli autori di Fumetto al Museo Italiano del Fumetto di Lucca (quello definito un po’ scherzosamente “Gli Stati Generali”, sottopone a tutti quanti l’interessante scritto di Alfredo Accatino inviato ai creativi italiani di buona volontà.

Gli incontri al Museo di Lucca per il quale sono auspicati interventi e, in ogni caso e forma, la partecipazione, si tengono nelle seguenti date e orari:

Domenica 30/10/2011

16:00
Incontro sulla Figura dell’AUTORE DI IMMAGINI con Luca Boschi, Aldo Di Gennaro, Paolo Rui (Presidente EIF), Ivo Milazzo.

Lunedì 31/10/2011

16:00
Incontro su FUMETTISTI E ILLUSTRATORI, ovvero “AUTORI DELL’IMMAGINE”, interventi su temi e probelemi della professione, condotto da Ivo Milazzo (con il supporto del presente blogger) e Paolo Rui. Ulteriori interventi e partecipazioni saranno specificati nei prossimi giorni. Parleremo di contratti, soluzioni adottate all’estero, lo stato dell’arte.

Tra le immagini del post spiccano tre eccelse composizioni di personaggi dei fumetti realizzate con i mattoncini Lego (© dell’autore ) e un video dal titolo 2D Photography Rube Goldberg con una bella bionda vivente coinvolta (cosa atipica). Anche se il testo non vi interessasse, vi invito a dare uno sguardo al video, che è qualcosa di… non comune, davvero.

NANO2

303072_2452842330904_1547406784_32456030_1812861858_nCari creativi,
vi chiedo di leggere questo post. Ci metterete 5’. Parla di voi. Dopo, sarete un po’ incazzati. Forse, più motivati. Magari saprete cosa fare. Altrimenti, postate una canzone.

Ora passo al tu. Se appartieni al 94% di chi “non” possiede o dirige un’azienda di successo, con i riconoscimenti che ne derivano, contratti o dividendi, prendi un foglio di carta e scrivi su quali forme di tutela puoi contare. Fatto?

Che prospettive ritieni di potere avere, superati i 50 anni, se non dovessi divenire titolare, dirigente, star acclamata? E se ti trovassi nella condizione di doverti ri-immettere sul mercato?

Oggi, su quali garanzie puoi contare sotto il profilo sanitario, pensionistico, in caso di malattia, disoccupazione, maternità?
Se invece sei un libero professionista o un free lance, che tutele hai su pagamenti e tempi? Quali spese scarichi? E gli utili corrispondono agli studi di settore?
Se hai un contratto a progetto, a chi ti puoi rivolgere per mutui o finanziamenti?
Se stai iniziando ora, quali aiuti hai ricevuto per lo start up?

E, infine, se hai un’idea innovativa, chi è pronto ad ascoltarti? Che strumenti hai per proteggerla?

Ma soprattutto, chi riconosce il tuo valore, e ti considera una forza importante e strategica? Chi ci rappresenta? Quale corrispondenza esiste tra le nostre idee, la nostra visione del mondo e delle cose, l’amore per il bello in tutte le sue forme, e il sistema Paese?

Se, al contrario, appartieni a quel 6% che ottiene onori e premi, chiediti quanto sei veramente tutelato, e se non hai anche tu, stampigliata da qualche parte, la data di scadenza. Cosa succede se un fondo ti acquisisce e decide che non sei performante? Se litighi con soci, se soffri di ansia da prestazione, se il tuo mercato viene travolto dalla crisi, se improvvisamente ti pesa fare l’ennesima notte? Ma soprattutto, chiediti cosa puoi fare tu per il 94% di talenti che, meno di te, hanno ottenuto visibilità, guadagni, opportunità.

NANO3

In Italia non esistono cifre che dicano quanti siano i professionisti che svolgono attività finalizzate alla creatività. I “creativi”, semplicemente, non esistono.
Eppure siamo quelli che costruiamo, ogni giorno, l’immagine della filiera industriale e commerciale, in alcuni casi, sogni e tendenze. Quelli che progettano le piattaforme dove ci si confronta. Che creano stili, storie e visioni da condividere. Disegnano il presente.

Io ritengo che in Italia siano più di 2 milioni le persone che vivono delle proprie capacità creative. Il doppio se si considerano ambienti di riferimento e indotti.

Non siamo identificati, rappresentati, tutelati, rispettati, valorizzati.
Facciamo un lavoro logorante, che spesso riduce la capacità competitiva con l’avanzare degli anni. Prigionieri di stereotipi che ci vedono modaioli e svagati, con il bigliardino all’ingresso e il lupetto nero, sempre alle prese con cose divertenti. In realtà protagonisti di quella fuga di cervelli che porta i più intraprendenti di noi ad andare all’estero per poter vivere e realizzare le proprie idee.

Facciamo un lavoro anonimo. Senza diritto d’autore, con ritmi superiori a qualsiasi regime contrattuale, disposti a lavorare di notte e nei festivi, sulla scia di quell’entusiasmo e disponibilità che è insita nel nostro lavoro, al quale non potremmo rinunciare, ma che diviene regola in luogo di eccezione. Ma non siamo missionari e non stiamo salvando la vita a dei bambini. Siamo solo uno strumento del sistema industriale. Lavoratori dell’immateriale, braccianti della mente.

Eppure, insieme alla ricerca tecnologica, rappresentiamo l’identità storica della nazione, il made in Italy, quello che ancora ci garantisce un briciolo di credibilità nel mondo.
Ci confrontiamo e diamo voce alle culture giovanili e riformiste, invisibili e marginali per i media e il potere quanto lo siamo noi. Sperimentiamo tecnologie e linguaggi.
Pensiamo internazionale.
Siamo quelli che hanno contribuito alla creazione della cultura web e social, della quale conosciamo, più di tutti, dinamiche, linguaggi e modalità. Ma non siamo mai coinvolti nelle scelte e nelle soluzioni. Mai consultati, mai coinvolti nei processi decisionali sui grandi temi di questa società. Che rinuncia, di fatto, a valorizzare uno straordinario capitale di energia e innovazione.

Mi spiace dirlo, ma le associazioni di categoria in questo momento non hanno più senso. Così come il parlare di pubblicitari, grafici, architetti, e di mille altre piccole nicchie. Sono finite le corporazioni. Potranno essere utili solo dopo, per specifiche esigenze di settore, per l’aggiornamento professionale e il confronto tecnico. E poi, basta.

Non ci sono creativi fighi e creativi di serie B. O lo sei, o non lo sei.

Il cambiamento che vi propongo è di mentalità e di visione.
Siamo e siete un’unica entità, qualunque cosa facciate: creativi per pubblicità e eventi, copy, art, graphic & industrial designer, visualizer, web.

Ma anche artisti, autori, stilisti, scenografi, light designer, montatori, sceneggiatori, story editor, coreografi, registi, fotografi, progettisti, blogger, compositori, video maker, illustratori, costumisti, direttori artistici, curatori, artigiani di ricerca, traduttori, ghost writer… Nelle grandi città, come in provincia, dove maggiori sono le difficoltà.

Occorre spostare il livello di percezione/visibilità. Piantarla di fare gli individualisti. Divenire massa critica, movimento di opinione, influencer. Smettere di pensare all’orticello per acquisire quella che il buon Pasolini chiamava “coscienza di classe”.
Se il mondo non ci considera, usiamo le metodologie che il mondo comprende.

• Diventiamo lobby
• Impostiamo una rivendicazione sindacale (sì, avete letto bene)
• E quindi, diveniamo Gruppo di Pressione.

Anche in un momento di crisi, che potrebbe far sembrare irrealizzabili e utopiche queste istanze. Perché è quando si è in curva che occorre spingere sull’acceleratore.

Primo passo, renderci visibili, sollevando il problema. Al pari di quanto hanno fatto pochi anni fa i nostri colleghi sceneggiatori americani.
Blocchiamo il giocattolo.
Occupiamo la rete. Facciamoci vedere. Anche nelle strade. Senza sentirci obbligati a dover, per forza, fare manifestazioni fighe e creative. Poi, diveniamo piattaforma.

Cosa chiedere? Di ascoltarci.
Di avere, in questo paese, un ruolo consultivo e decisionale. Ma anche ciò che hanno ottenuto tante altre categorie che, nella storia, prima di noi, hanno affermato in maniera organica i propri diritti
:

1 – Tutela dei più giovani, con contratti a progetto e stipendi che assomigliano al conto di un ristorante. Regolazione del sistema stage e incentivi per chi assume. Finanziamenti o prestito d’onore per attrezzature e alta formazione
2 – Garanzia di tempi e modalità di pagamento per professionisti esterni e free lance. Con possibilità di accedere in maniera diretta a un collegio arbitrale per la risoluzione di problematiche professionali
3 – Istituzione di un Fondo di Solidarietà, pagato contestualmente alla prestazione d’opera, o inserito direttamente nel contratto. Destinato ad aiutare chi si trova a vivere momenti di difficoltà, per maternità, problemi di salute, disoccupazione. Con tassi agevolati per mutui e fidi
4 – Diritto d’autore per nuove categorie o forme espressive, per ridurre una disparità di trattamento non più giustificabile. Anche alla luce della recente sentenza Bertotti contro Fiat.
5 – Adeguamento legislativo del concetto di “idea”, oggi del tutto privo di rilevanza e tutela giuridica.
6 – Nel caso di partita IVA, iscrizione in categoria separata, con imposta calcolata al 75%, come avviene nell’ambito della cessione dei diritti. O inserimento delle categorie nella gestione Enpals, inserendo il concetto del “collocamento”
7 – Facilities per l’aggiornamento professionale, per il consumo di beni culturali e soggiorni all’estero, elementi ala base del nostro lavoro

Diritti, si badi bene, che non devono essere appannaggio del soggetto singolo, ma anche di aziende e studi professionali che pongono la creatività come core business.
Questo non vuol dire, quindi, lotta tra poveri, in un momento di grave congiuntura, ma condivisione di opportunità:

1 – Regolazione del sistema gare e riconoscimento della “creatività” all’interno del formulari di gara
2 – Diritto a poter scaricare le spese effettuate dalle aziende per ricerca, sperimentazione, nuove tecnologie. E incentivi per stage, apprendistato, assunzioni, contratti nell’area creativa
3 – Riduzione fiscali e incentivi in caso di start-up, con particolare attenzione nei confronti di under 30, factory, realtà collettive, in un contesto che valorizzi 3 assi portanti: creatività, ricerca tecnologica, arti
4 – Attivazione di ammortizzatori anche per quelle aziende che non raggiungono i minimali previsti per accedere a cassa integrazione o mobilità

Ho finito. E, detto tra noi, non avrei mai pensato di dover scrivere un giorno un testo simile a un vecchio volantino sindacale o a una predica mormonica. Ma così è. Con la netta sensazione che il social, pensato per unire teste e mondi, possa servire a qualcosa di più che postare una canzone.

In questo percorso illuminante il dialogo che gli sceneggiatori di un piccolo film “Generazione 1000 euro” ha messo in bocca a due amici, perennemente stagisti. “Questa è l’unica epoca in cui i figli stanno peggio dei padri….” è il commento di Matteo quando apprende che un suo coetaneo disoccupato lascia Milano per tornare dai genitori: “E qual è la nostra risposta? Mangiare Sushi.”
E a me, il sushi, non basta più.

Alfredo Accatino

alfredo.accatino@creativi.eu

RG_29

RG_54

ALCUNI LINK CORRELATI:

GLI INCONTRI DEL MUSEO ITALIANO DEL FUMETTO DI LUCCA

IL FUMETTO IN ITALIA: TUTELE E PROSPETTIVE, di Raffaella Pellegrino

“AUTORI DELL’IMMAGINE” A NAPOLI COMICON, PER UN PERCORSO CONDIVISO

LA TAVOLA ROTONDA SUGLI AUTORI DI FUMETTI IN ITALIA… AL MUF DI LUCCA

GLI “STATI GENERALI” secondo Gianfranco Goria – LA COSCIENZA COLLETTIVA

GLI “STATI GENERALI” secondo Alessandro Bottero – SERVE UN CONVEGNO!

GLI “STATI GENERALI” secondo Fabio Lai – ANDATEVENE!

GLI “STATI GENERALI” secondo Marcello Toninelli – ASSOCIAZIONE FUMETTISTI

GLI “STATI GENERALI” secondo Sergio Algozzino – IL “MINIMO SINDACALE”?

STATI GENERALI: LE OPINIONI DI IVO MILAZZO, MARCELLO TONINELLI, DIEGO CAJELLI

UNA FIRMA PER IL FUMETTO – IL PUNTO DELLA SITUAZIONE, di Ivo Milazzo

FUMETTISTI E ILLUSTRATORI INSIEME (da Napoli Comicon)

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  • nestore del boccio | 2 Dicembre 2011 alle 0:32

    Luca, ammazza che bella sorpresa
    che mi hai fatto!
    peccato che, rileggendomi,
    mi sono accorto di aver fatto qualche piccolo errore come “colonnizzazione”
    in luogo di “colonizzazione”!
    Insomma: una enne di troppo.
    Bello il corredo di disegni che hai utilizzato: evidentemente ti piacciono
    e questo mi fa piacere. Ricordo sempre quando dovevi farmi l’intervista per Comic Art.
    Un abbraccio,
    nestore

    Rispondi

  • nestore del boccio | 2 Dicembre 2011 alle 0:20

    Ciao Luca,
    spero di rivederti!
    Buon lavoro.
    Nestore

    Rispondi

  • Luca Boschi | 1 Dicembre 2011 alle 22:40

    Caro Nestore, ho dato un po’ di rilievo al tuo lungo intervento in un post apposito.
    Questo:
    http://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com/2011/12/ai-creativi-e-ai-lavoratori-della-mente-di-nestore-del-boccio.html
    Ciao, buona serata!
    Luca

    Rispondi

  • nestore del boccio | 1 Dicembre 2011 alle 19:01

    Leggo con un po’ di ritardo quanto scritto sui diritti d’autore da Alfredo Accattino. Si tratta di un impianto di proposte realistiche, credibili cui si puo’ lavorare per renderle fattive. Per quanto mi riguarda, in un primo colpo d’occhio, ci sono alcuni aspetti che andrebbero definiti meglio per non restare troppo sul generico. Uno, è il concetto di “idea” che resta troppo vago e che avrebbe bisogno di una definizione più congrua ai vari campi ritenuti idonei. Ad esempio: un contadino che crea un innesto produttivo, è sullo stesso piano giuridico di un creatore di immagini? Senza ovviare ai vari collegamenti storici, sociologici che sono alla base di una cosiddetta “idea”. Mi spiego: quanto è importante il ruolo di un territorio per una canzone? Le istituzioni di quel luogo potrebbero rivendicarne i diritti? Non so fino a che punto questa mia ipotesi possa essere una provocazione. Oppure, e veniamo al settore che più mi interessa: quanto è importante e che ruolo avrebbe lo stile di un autore di fumetti alla base di altre espressioni, senza di cui non sarebbero possibili? Anche qui potrebbe sorgere uno status giuridico. Il problema, purtroppo si pone; altrimenti sarebbe come lo sveltone che mette un marchio sul prodotto di altri. E saremmo ad un’altra forma di sfruttamento! Poi, come la mettiamo con il “concettualismo” che tanti danni ha creato alla capacità fattuale? Chi pensa è sullo stesso piano di chi opera personalizzando con il suo segno un’opera? Non tutto puo’ essere riconducibile allo stesso rapporto che si ha tra sceneggiatore e disegnatore. Faccio un esempio. Un prete che ordina un Cristo ad uno scultore e dopo averne verificato i bozzetti, come spesso avviene, gli suggerisce delle espressioni: potrebbe rivendicarne giuridicamente, una parte sulla proprietà intellettuale e artistica? Non mi dilungo per la complessità. Due, quando si parla di idee non si puo’ parlare di incentivazione solo ai giovani, in quanto, esse, non hanno età. Semmai vanno sostenute e incentivate a prescindere dall’età del proponente. Tre, mancando il lavoro bisogna favorirlo con una politica adeguata. Se alcune persone vogliono creare delle pubblicazioni, ad esempio a fumetti, perchè non si creino delle agevolazioni fiscali per eventuali imprenditori che volessero investire? E qui urge un pressing sulla classe politica. Una delle motivazioni politiche di base potrebbe essere lo sviluppo culturale della propria storia, oltre a miti e leggende e quant’altro arricchiscono il tessuto culturale e storico italiano. Siamo un paese abbondante di storie affascinanti e di misteri, partendo dagli Etruschi, Antica Roma, Cristianesimo, Età Medievali, Età Comunali, Repubbliche marinare, Rinascimentali, Inquisizioni, fino al Brigantaggio, passando per le Colonnizzazioni subite, Risorgimento,Guerre e Rinascite partigiane, etc,etc! Invece, assistiamo a storie su altri paesi che poco ci appartengono e che invece dilettano molti nostri autori. Ma questo rientra nel vasto campo della crisi identitaria italiana. Mi si permetta una divagazione: in quale paese serio si puo’ accettare una cultura becera come quella leghista? Comunque, ritornando a “noi”, non mi riferisco ad un fumetto alla Biagi, per quanto importante sia stato a dimostrarne l’efficacia didattica, ma alla possibilità di creare e mettere in atto la fantasia partendo da una ricchissima storia che abbiamo alle e sulle spalle. Mi si conceda un appello: scrittori, datevi da fare! Come ha detto Ettore Scola la settimana scorsa da Fazio rispondendo sulla crisi: “L’Italia è un paese che non si ama”! E con questa risposta chiudo il mio intervento, sperando che l’impegno di Alfredo Accattino vada avanti e non resti “lettera morta”! Salute a tutti.

    Rispondi

  • Luca Boschi | 27 Ottobre 2011 alle 14:32

    Ciao, Alfredo,
    ho il piacere di conoscerti, almeno via mail.
    Mi sembrava importante riprendere il tuo discorso e l’ho fatto. Per inciso, conosco Maurizio Forestieri; di persona tanti e poi tanti anni fa, e a suo tempo abbiamo anche co-firmato un film animato, io comme co-screenplayer e lui come regista, pur non avendo lavorato insieme, ma in due fasi di lavoro diverse.
    Salutamelo!
    Ti riferisci a un incontro diverso da quello di Lucca. Oppure sare insieme anche a questo, annunciato da Ivo Milazzo?
    Se sarete a Lucca, fammelo sapere così vi metto fra gli intervenienti di domenica o lunedì prossimi.
    Ciao, buon lavoro!
    Luca

    Rispondi

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