SILVIA ZICHE: TUTTO SOTTO CONTROLLO!, reportage di Emanuela Oliva

SZ (31) - Copia - Copia

Silvia Ziche, presso lo Spazio WOW! ha presentato, introdotta da Tito Faraci e con il supporto di Riccardo Mazzoni, il suo ultimo libro, pubblicato con le Edizioni BD!

Le immagini parlano da sole.

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  • nannarella |

    Racconto mensile
    Quella sera la casa di Ferruccio era più quieta del solito. Il padre, che teneva una piccola bottega
    di merciaiolo, era andato a Forlì a far delle compere, e sua moglie l’aveva accompagnato con Luigina,
    una bimba, per portarla da un medico, che doveva operarle un occhio malato; e non dovevano ritornare
    che la mattina dopo. Mancava poco alla mezzanotte. La donna che veniva a far dei servizi di giorno se n’era andata sull’imbrunire.
    In casa non rimaneva che la nonna, paralitica delle gambe, e Ferruccio, un ragazzo di tredici anni.
    Era una casetta col solo piano terreno, posta sullo stradone, a un tiro di fucile da un villaggio, poco lontano da Forlì,
    città di Romagna; e non aveva accanto che una casa disabitata, rovinata due mesi innanzi da un incendio,
    sulla quale si vedeva ancora l’insegna d’un’osteria.
    Dietro la casetta c’era un piccolo orto circondato da una siepe, sul quale dava
    una porticina rustica; la porta della bottega,
    che serviva anche da porta di casa, s’apriva sullo stradone.
    Tutt’intorno si stendeva la campagna solitaria, vasti campi lavorati, piantati di gelsi.
    Mancava poco alla mezzanotte, pioveva, tirava vento. Ferruccio e la nonna, ancora levati,
    stavano nella stanza da mangiare, tra la quale e l’orto c’era uno stanzino ingombro di mobili vecchi.
    Ferruccio non era rientrato in casa che alle undici, dopo una scappata di molte ore,
    e la nonna l’aveva aspettato a occhi aperti,
    piena d’ansietà, inchiodata sopra un largo seggiolone a bracciuoli,
    sul quale soleva passar tutta la giornata,
    e spesso anche l’intera notte, poiché un’oppressione di respiro
    non la lasciava star coricata.
    Pioveva e il vento sbatteva la pioggia contro le vetrate: la notte era oscurissima.
    Ferruccio era rientrato stanco, infangato, con la giacchetta lacera,
    e col livido d’una sassata sulla fronte; aveva fatto la sassaiola coi compagni,
    eran venuti alle mani, secondo il solito;
    e per giunta aveva giocato e perduto tutti i suoi soldi, e lasciato il berretto in un fosso.
    Benché la cucina non fosse rischiarata che da una piccola lucerna a olio, posta sull’angolo d’un tavolo,
    accanto al seggiolone, pure la povera nonna aveva visto subito in che stato miserando
    si trovava il nipote, e in parte aveva indovinato, in parte gli aveva fatto confessare le sue scapestrerie
    . Essa amava con tutta l’anima quel ragazzo. Quando seppe ogni cosa, si mise a piangere.
    Ferruccio si avventò sulla vecchia nonna paralitica:
    – E mollala uccellaccia! Che cazzo credi che mi sia divertito?-
    La povera inferma tramortì e trasalì. Ferruccio, il suo nipote adorato aveva gli occhi venati di sangue…..
    – Ferruccio ! Ma cosa dici alla tua nonna????… Ah! no, – disse poi, dopo un lungo silenzio; – tu non hai cuore per la tua povera nonna.
    Tutto il giorno m’hai lasciata sola! Non hai avuto un po’ di compassione.
    Bada, Ferruccio! Tu ti metti per una cattiva strada che ti condurrà a una triste fine.
    Si comincia a scappar di casa, a attaccar lite cogli altri ragazzi, a perdere i soldi;
    poi, a poco a poco, dalle sassate si passa alle coltellate,
    dal gioco agli altri vizi, e dai vizi… al furto.
    Ferruccio stava a ascoltare, ritto a tre passi di distanza, appoggiato a una dispensa,
    col mento sul petto, con le sopracciglia aggrottate, ancora tutto caldo dell’ira della rissa.
    Aveva una ciocca di bei capelli castagni a traverso alla fronte e gli occhi azzurri immobili.
    – Dal gioco al furto, – ripeté la nonna, continuando a piangere. – Pensaci, Ferruccio. Pensa a quel malanno
    qui del paese, a quel Vito Mozzoni, che ora è in città a fare il vagabondo; che a
    ventiquattr’anni è stato due volte in prigione, e ha fatto morir di crepacuore quella povera donna
    di sua madre, che io conoscevo, e suo padre è fuggito in Svizzera per disperazione.
    Pensa a quel tristo soggetto, che tuo padre si vergogna di rendergli il saluto,
    sempre in giro con dei scellerati peggio di lui, fino al giorno che cascherà in galera.
    Ebbene, io l’ho conosciuto ragazzo, ha cominciato come te.
    Pensa che ridurrai tuo padre e tua madre a far la stessa fine dei suoi.-
    Il ragazzo stava ad ascoltare la vecchia e ci cresceva l’odio…..
    Decise di strangolare la nonna con le sue stesse mani…..ancora sporche di alcol e fango…..si avvicinò
    all’anziana parente che nel frattempo si era addormentata ubriaca come al solito…
    ….ma che poi bofonchiò con enfasi al giovane nipote:
    – Non una parola di pentimento mi dici, eh cristosanto!? Tu vedi in che stato mi trovo ridotta, che mi potrebbero sotterrare.
    Non dovresti aver cuore di farmi soffrire, di far piangere la mamma della tua mamma,
    così vecchia, vicina al suo ultimo giorno; la tua povera nonna, che t’ha sempre voluto tanto bene;
    che ti cullava per notti e notti intere quand’eri bimbo di pochi mesi,
    e che non mangiava per baloccarti, tu non lo sai!-
    gridava la nonna piena di veleno al povero nipote………
    Ferruccio stava per lanciarsi verso la nonna, vinto dall’odio, quando gli parve di sentire un rumor leggiero,
    uno scricchiolìo nello stanzino accanto, quello che dava sull’orto.
    Ma non capì se fossero le imposte scosse dal vento, o altro.
    Tese l’orecchio.
    La pioggia scrosciava.
    Il rumore si ripeté. La nonna lo sentì pure.
    – Cos’è? – domandò la nonna dopo un momento, turbata.
    – La pioggia, – mormorò il ragazzo.
    – Dunque, Ferruccio, – disse la vecchia, asciugandosi gli occhi, –
    me lo prometti che sarai buono, che non farai mai più piangere la tua povera nonna…
    Un nuovo rumor leggiero la interruppe.
    – Ma non mi pare la pioggia! – esclamò, impallidendo – … va’ a vedere, cazzo!
    Ma soggiunse subito: – No, resta qui! – e afferrò Ferruccio per la mano.
    Rimasero tutti e due col respiro sospeso. Non sentivan che il rumore dell’acqua.
    Poi tutti e due ebbero un brivido.
    All’uno e all’altra era parso di sentire uno stropiccìo di piedi nello stanzino.
    – Chi c’è? – domandò il ragazzo, raccogliendo il fiato a fatica.
    Nessuno rispose.
    – Chi c’è? – ridomandò Ferruccio, agghiacciato dalla paura.
    Ma aveva appena pronunciato quelle parole, che tutt’e due gettarono un grido di terrore.
    La vecchia fece uno sforzo per parlare; ma il terrore le paralizzava la lingua..
    ..e morì di paura
    .Il giovane nipotastro le si avventò addosso strappandole tutte le vesti…
    …quel Vito Mozzoni, che ora è in città a fare il vagabondo;
    che a ventiquattr’anni è stato due volte in prigione,
    e ha fatto morir di crepacuore quella povera donna di sua madre,
    è ora nella stanza buia accanto all’amico
    e compare Ferruccio e insieme si divisero i soldi che la vecchia teneva nella ventriera….
    – Grazie, nonna, – disse il ragazzo. – Ora… sono contento. Vi ricorderete di me,
    nonna… non è vero? vi ricorderete sempre di me… del vostro Ferruccio.

  • Carlino |

    Silvia Ziche è bravissia. Il suo stile partcolarmente tondeggiate è favoloso, poi adattato sui personaggi Disney diventa “delizioso”. Nelle sue storie ironizza molto sui luoghi comuni che ci riguardano e i suoi personaggi sembrano usciti da Zelig!
    Vi consiglio il libro “DISNEY D’AUTORE SILVIA ZICHE”. Un corposo (bellissimo)volume di oltre 500 pagine con le più belle storie Disney della Ziche!!

  • mario |

    Silvia Ziche, brava, anzi bravissima. lo scrivevo su un post precedente,e lo ri-scrivo qui: si meriterebbe un maggior numero di approfondimenti.
    grazie per averci fatto condividere questo evento.

  • Mattia |

    Ciao, infatti le immagini si commentano da sole. Silvia è brava e simpaticissima!
    Mattia

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