UN “ALTRO” PINOCCHIO DI AURELIO GALLEPPINI E GIAN LUIGI BONELLI (E QUELLO DI ENZO D’ALO’)

Pinocchio

Il Giornalino, settimanale del Gruppo Editoriale San Paolo, ha recentemente celebrato i 130 anni di Pinocchio con ampi servizi di approfondimento sulla storia dell’opera, gli illustratori e le diverse edizioni che da oltre un secolo hanno reso intramontabile le avventure del bambino-marionetta (ma chiamato atecnicamente “burattino”) più famoso del mondo.

Per proseguire le celebrazioni, interviene in esclusiva su questo blog Claudio Ferracci, inviandoci alcune immagini di Pinocchio in una riduzione in vignette di Aurelio Galleppini (Galep) su testi di Gian Luigi Bonelli (da non confondere con il Pinocchio galleppiniano pubblicato da Nerbini, la cui copertina riproduciamo sotto e di cui è una rielaborazione…).
La pubblicazione fornita da Claudio Ferracci è in tedesco! Una rarità assoluta…

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Pinocchio Editrice Boschiblog

A Pinocchio il Giornalino ha dedicato la copertina del numero in edicola la scorsa settimana, dove si riportavano in anteprima due immagini di “Pinocchio, il film”, nei cinema la prossima primavera. Grazie all’Ufficio Stampa del settimanale, potete vederle anche di seguito (many thanks!).

Non poteva mancare, quindi, l’intervista al regista e sceneggiatore Enzo D’Alò: una realizzazione di circa 200 mila immagini per una coproduzione internazionale che ha visto al lavoro 120 persone, tra i quali Lorenzo Mattotti, autore delle illustrazioni del nuovo Pinocchio e Lucio Dalla, per le sette canzoni che si inseriscono nel corso del racconto.

Scudellari

Il direttore de il Giornalino p. Stefano Gorla ha anche raccontato la storia delle diverse versioni a fumetti di Pinocchio: delle primissime di Carlo Cossio e Giorgio Scudellari (sopra), ai dettagli sulla variopinta e indimenticabile realizzazione jacovittiana e quella successiva di Luciano Bottaro (sotto, un suo Pinocchio a Rapallo).

Pinocchio BOTTARO

Di seguito l’intervista de il Giornalino a Enzo d’Alò.

Pinocchio scen

Strano che il personaggio della letteratura per ragazzi più celebre al mondo venga associato, a distanza di oltre sessanta anni dalla sua realizzazione, al film di animazione di Walt Disney. Strano perché quel Pinocchio aveva conservato assai poco della storia originaria di Collodi, era ambientato nel Tirolo e non in Toscana, tralasciava moltissimi episodi e introduceva personaggi che non esistevano nel libro. E per molti bambini di tutto il mondo quello di Disney rimane l’unico Pinocchio che conoscono. A colmare la lacuna ci sta pensando Enzo d’Alò, il regista italiano che ha firmato successi come La freccia azzurra, La gabbanella e il gatto, Momo, Opopomoz, e che per la tv ha diretto tanti episodi della Pimpa e di recente la bella serie Pipì, Pupù e Rosmarina.

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente in Lussemburgo, dove con un’équipe di 60 animatori sta lavorando alle fasi conclusive del suo “Pinocchio” che dovrebbe uscire nelle sale di tutto il mondo nella primavera del prossimo anno e che sarà poi raccontato in un libro edito da Rizzoli. Un progetto ancora in gran parte top secret di cui abbiamo avuto qualche anticipazione in esclusiva.

Da quando ci stai lavorando?
«Realizzare un Pinocchio tutto made in Italy, molto fedele allo spirito originario del racconto di Collodi, è un sogno che ho nel cuore da tanto tempo. Nel 2000 avevo realizzato un primo episodio “pilota” già con i disegni del grande Lorenzo Mattotti, illustratore italiano di fama internazionale. Ma poi è arrivato il Pinocchio di Roberto Benigni e il progetto è naufragato. Ora invece ci siamo proprio!».

Pinocchio carlo collodi lorenzo mattotti

Che Pinocchio sarà il tuo?
«Pieno di sorprese e molto incentrato sul rapporto padre figlio: io credo che Collodi, che di figli suoi non ne ha avuti, abbia messo molto di sé nella figura di Geppetto, e che il suo burattino sia stato per lui davvero come un figlio. Penso che il momento più bello di tutta la storia sia quando Pinocchio smette di essere solo il bambino che riceve, ma dona lui stesso aiutando il babbo in difficoltà nella pancia del pescecane».

Cover Pinocchio

Il grillo farà una brutta fine?
«Rimarrà un po’ nel vago così come il finale: è meglio restare burattino o trasformarsi in qualcosa d’altro? Mi piacerebbe che i ragazzi si interrogassero su questo aspetto, che scegliessero loro l’esito che preferiscono. Con i miei film mi piace intrattenere, divertire, ma anche far riflettere».

Perché in Lussemburgo?
«Si tratta di una coproduzione tra Francia, Belgio, Lussemburgo e Italia, quindi le varie fasi della lavorazione, che coinvolgono oltre 120 persone, si svolgono in questi Paesi.
Entro l’autunno finiremo i disegni (in tutto saranno circa 200.000!) e poi penseremo a trovare le voci giuste per i dialoghi e le canzoni. E Pinocchio dovrà avere la voce di un bambino!».

Che ruolo avranno le canzoni?
«Quelle ci sono già e sono state scritte da Lucio Dalla. Sette canzoni che si inseriscono nel flusso del racconto, e che saranno cantate dagli stessi attori che doppiano i personaggi. I disegnatori devono adattare i movimenti della bocca, la gestualità del viso a quello che i personaggi dicono o cantano. Un lavoro molto complesso. E per la prima volta in un’animazione tradizionale, tutto è stato fatto in digitale».

Il tuo Pinocchio farà… il giro del mondo?
«Ce lo auguriamo. E abbiamo anche previsto che tutte le canzoni saranno cantate nella lingua di ogni Paese in cui il film arriverà».

Pinocchio D'Alò