SCRIVO “FACEBOOK” NEL TITOLO DI QUESTO POST

Ci starebbe bene in questo post

Quello che scrivo non piacerà ad alcuni amici fans di FacciaLibro, ma posso sempre dire che si tratta del semplice “pirataggio” di quanto ha scritto qualche ora fa Beppe Grillo nel suo strafrequentato blog. Attendo un po’ di altre ore e lo sottopongo anche ai lettori del mio, in modo che chi ha scrutato di striscio a suo tempo la pagine grillesca, si soffermi ora sul suo contenuto, se lo vorrà.

Ordunque, cerchiamo di volare alto.
WRRRRRRRROOoooOOOOMMMM

Abg

Graziano Già i due post della mia amica Stefania Bisacco sul perché ha senso detestare Facebook sono stati oggetto di più attenzione e polemiche della media, anni fa (questo è uno dei due, o erano tre?); questo farà forse di peggio, poiché entra nel vivo del dietro le quinte, “rivogando” la notizia che Goldman Sachs ha investito la bruttezza di 375 miloni di dollari appunto in Facebook valutandola 50 miliardi di cucuzze.

Su questo tema è intervento graficamente, sempre nella “nuvola esplosa” di bolg di Nòva, l’attento Graziano Origa. Una piccola parte della sua immagine è sopra a destra, ma per intero, anche posterizzabile, la si trova su Identitò di carta.

Ad ognuno dei 500 milioni di utenti di Facebook, prosegue Grillo, è stato attribuito il valore di 100 verdoni. Senza iscritti, Facebook varrebbe quanto Frattini nel Governo (questo l’ho aggiunto io).

Se Claudia Checcaglini, per fare un facile esempio, cancellasse il mio Fan Club, il valore di Facebook diminuirebbe all’istante di 100 dollari. La tentazione di fare questo dispettino è forte, vediamo cosa ne pensa Claudia. Magari, montatici la testa, organizziamo un’azione in base alla quale chiediamo a tutti fans di cancellarsi per una giornata in contemporanea, e se lo fanno anche solo un quarto, Goldman Sachs ci rimane male di più.

Insomma: il capitale sono gli utenti, i loro contenuti e le loro reti di relazione e non la piattaforma, quant’è vero che la copertina impaginata in apertura di post è una spudorata copia del primo Mad formato comic book.

Facebook è un mondo chiuso in se stesso nell’universo di Internet, chi vi entra non vi può più uscire.
“Lasciate ogni speranza, o voi che entrate”: come nella Mafia. Mica ci si può stare una settimana sola a fare le vacanze e poi uscirne, come già ebbe a sottolineare Gipi nel suo famoso video messo on line all’indomani delle dichiarazioni di uno dei fondatori di Forza Italia, sedicente bibliofilo.

Già che ci sono, mostro anche qualcosa di Gipi in an azione a Napoli Comicon ormai quasi quattro anni fa, mentre “copia” Manuele Fior.


Gipi al Comicon 2007
Caricato da presquejamais. – Animazioni e video artistici

… e anche un video di Barbie Xanax, contro chi ha estratto materiali dal suo profilo di Facebook.

Torniamo a bomba.
Se in futuro altre società fornissero una rete sociale con servizi migliori, prosegue Beppe, l’utente di Facebook dovrebbe, in teoria, poter migrare i SUOI contenuti senza chiedere il permesso a Mark Zuckerberg. Nei fatti oggi non può farlo.

Il valore economico di Facebook dipende dai miliardi di informazioni personali inserite. Chi è il proprietario di questi dati, dell’“identità digitale”?
Facebook o l’utente?

Dovrebbe essere l’utente, l’identità è sua, foto, film, testi sono frutto del suo lavoro, sono “lui”, sono “lei”. Queste informazioni sono però utilizzabili solo all’interno di Facebook. Chi si registra su un’altra rete sociale deve reintrodurre tutti i dati, con sudore immane.

Popeyexmas

Ogni “identità digitale” è in sostanza proprietà di Facebook o del social network in cui è stata inserita. Da tempo è allo studio uno standard per una “identità digitale universale” per accedere a ogni rete sociale dove contenuti e relazioni rimangono di proprietà dell’utente.

La nostra “identità digitale” è sempre più importante per le nostre relazioni sociali, ma può essere cancellata in ogni momento da Facebook e noi con essa.

Facebook dovrebbe distribuire i soldi ricevuti dalla Goldman Sachs ai suoi utenti che lavorano a cottimo e gratis fornendo informazioni che possono essere usate per attività marketing. Con queste premesse, se il monopolio di fatto di Facebook finisse, i capitali di Goldman Sachs avrebbero creato l’ennesima bolla di Internet.

Interview

E chi ci rimette i soldi nelle bolle? I piccoli azionisti o le grandi banche? Di certo non Goldman Sachs che potrebbe guidare la collocazione in borsa di Facebook nel 2012 con ritorni enormi. Le ragazze della foto sopra, mentre attendono che la loro acconciatura sia scodellata, stanno studiando (forse) qualche investimento più conveniente.

Per sicurezza di azioni Facebook io non ne comprerò, come non le comprerà Beppe Grillo. E suppongo nemmeno Gipi; men che meno Manuele Fior.

Ragazze svagate a Londra

(Il © delle foto, manco a dirlo, è dei loro aventi diritto,. nonché rovescio)