LA BOMBA SUICIDA IN SVEZIA… CAUSATA DALLE VIGNETTE DI LARS VILKS?

Lars Così pare.
In un video del The Telegraph, in inglese e quindi comprensibile, il cartoonist Lars Vilks (a destra, intervistato) sostiene di essere un bersaglio costante dei terroristi islamici, come ha accennato, prima di suicidarsi, anche il kamikaze Taimour Abdulwahab al-Abdaly.

Dichiara Vilks: “I’ve been around since 2007 and I have had many threats and incidents before so I have got use to it.”

Detto fra noi, le vignette maomettaneggianti, come tutte le altre dell’autore, non sono né divertenti, né ben disegnate; insignificanti al punto che non vale affatto la pena mostrarle qui (in rete, con Google, si trovano subito). il livello di grafica del cartoonist è stra-infantile e non possiede la forza comunicativa di un Copi, per dire, o di un Giovanni Gandini.

Proprio la povertà del lavoro di Vilks, insultante ben più del messaggio che intende proporre, dovrebbe convincere gli estremisti islamici a lasciar perdere. Sbaglio?

Qualcuno ricorderà che lo scorso 2 gennaio Cartoonist Globale aveva dato la notizia dell’attacco avvenuto, sempre in Scandinavia (na quella volta in Danimarca) ai danni di un altro disegnatore. Chi si fosse perso quel fatto, ecco: lo ritrova descritto di seguito, paro paro.

Kurt_Westergaard_122180a

Questa foto, nelle ultime ore, ha fatto il giro del mondo.
Non a caso: ritrae il vignettista danese Kurt Westergaard, un nostro collega, scampato per il rotto della cuffia all’attentato di un somalo di 28 anni, armato di ascia e coltello.

L’episodio è oggi su tutti i giornali.
Ci sono foto meno viste del vignettista; per esempio quella sotto, dove lo si immortala con la scrivania sepolta di fogli con le sue vignette…

Kurt tra la cart
O anche questa, con una reporter che sembra simpatica anche di nuca.
E il primo piano ancora più sotto, sulla destra.

Kurt-westergaard-© Snaphanen

Riepilogo i fatti.
Il somalo ventottenne ha tentato di introdursi nell’abitazione di Westergaard prendendo la porta (o la finestra?) ad accettate, pronto a fare la pelle al vignettista, più volte minacciato per le vignette antimaomettane realizzate oltre quattro anni fa, niente di che dal punto di vista artistico, pubblicate dal quotidiano conservatore Jyllands Posten il 30 settembre 2005.

Kurt, ancora L’attentatore, bloccato, ferito con un colpo di pistola ed arrestato dalla polizia, ha legami con l’organizzazione terroristica somala Al Shabaab e pare anche con i capi di Al Qaida nell’est dell’Africa. Questo hanno affermato con un comunicato congiunto polizia e servizio antiterrorismo danesi.

Westergaard, in casa con la figlia di quattro anni, si era rifugiato con lei in una stanza sicura della casa e aveva chiamato la polizia. Questa ha catturato il giustiziere musulmano sparandogli a una coscia (così ha spiegato l’ispettore capo della polizia dello Jutland dell’Est, Preben Nielsen).

Ecco quanto.

A questo punto, viene la curiosità di conoscere qualcosa di più di questo Forattini danese: la sua visione del mondo, il suo pensiero satirico, la sua cifra grafica.

Ma chi va alla ricerca di opere di Westergaard resta deluso, delusissimo.
Diversamente da Forattini, da Levine, da Honoré Daumier (che so), da Gahan Wilson, da Daryl Cagle, da Charles Addams, Wolinski, Cabu, Giannelli, Staino, Giuliano, Bucchi, Krancich (e potrei continuare) si vede molto più lui che le sue vignette, a parte quella, moltiplicata in tutte le salse e con mille varianti a copo di propaganda anti-islamica, che raffigura il profeta con un turbante a forma di bomba.Westergaard wilders

Molto meno si vede l’altra, che una risata la strappa, con un Maometto dalla faccia mesta all’ingresso del paradiso mentre si scusa con i kamikaze dichiarando: “Abbiamo finito le vergini!”

In questo post ho scelto di non riproporle, intenzionato, invece, a informare sul cartoonist danese mostrando una carrellata di altre sue vignette. Per il Maometto con la bomba sul turbante, basta fare una ricerchina con Google e ne escono a dozzine (sempre della stessa, però).
Di altre vignette non del tutto legate all’Islam, invece, ho trovato le poche che potete vedere.
Magra consolazione.

Direi che il momento di massima gloria di Westergaard gli sia stato donato a suo tempo dall’On. Calderoli, quando si applicò il suo Mamometto bombarolo alla maglietta di salute per mostrarla a sorpresa, alla maniera di Clark Kent-Superman durante un siparietto televisivo che provocò scontri, vittime e un incidentiello diplomatico. Ma per il gusto della battuta, si sa, i comici ficcherebbero la loro madre nel trinciaforaggi.

Calderoli, quella volta, recitava in coppia con Clemente Mimun, calato per l’occasione nel ruolo del fratello De Rege “spalla”, quello che all’inizio dello sketch attende ritualmente il comico, come faceva in una riedizione della coppia da avanspettacolo anche Carlo Campaninini con Walter Chiari. La spalla, finalmente, chiama il comico in scena con un’espressione che scaturisce spontanea vedendo il novello Superman della Lega, quale che sia il suo abbigliamento.

Kurt_westergaard_hitler
Curiosamente, nello sketch sotto, l’invocazione di richiamo è assente…

  • Giuseppe Pollicelli |

    Quello che rimprovero a Vauro è il doppiopesismo, Caterina. Non è questione di (legittime) riserve riguardo all’Occidente. E’ che se sei contro i condizionamenti della libera espressione lo devi essere sempre, non a corrente alternata. A maggior ragione quando sono condizionamenti che consistono in atti di belluina violenza.

  • Caterina |

    Salve.
    D’accordo con Giuseppe Pollicelli sul punto ideale generale, cioè “non possiamo far passare l’idea che in Occidente non si possa ironizzare su un simbolo religioso”.
    Si devo poter scrivere e prendere in giro tutto, Maometto e gli altri Dei, compresa l’Immacolata Concezione e la colomba bianca (del detersivo Lansetina – che ho visto in un vecchio Carosello).
    Si deve ironizzare su tutto ma non vedo cosa faccia di male Vauro se se la prende con l’Occidente. Quella è la sua posizione, dobbiamo accettarla, senza pretendere che sia diverso da com’è. Credo che ad andare in Afghanistan e vedere quegli spettacolo per esempio nei campi di Emergency la prospettiva del mondo occidentale con le sue fisime e stronzatelle appaia molto riduttiva e insulsa. Con i suoi dogmi, anche, il suo perbenismo.
    Poi ci sono i limiti dell’Islam e il “calpestare” i diritti della vita delle donne e dei più deboli, e questo non lo tollero, va da sé.

  • Giuseppe Pollicelli |

    Il punto nodale della questione, Luca, è che noi non possiamo far passare l’idea – e mi sembra che per fortuna la reazione del governo svedese al recente attentato di matrice islamista vada in questa direzione – che in Occidente (essenzialmente per paura di ritorsioni violente) non si possa ironizzare su un simbolo religioso. Si deve poter ironizzare, conveniente o sconveniente che sia la cosa per la sensibilità di certuni, anche sui simboli religiosi; e l’incolumità di chi lo fa dev’essere tutelata in ogni maniera possibile. Questo dev’essere, necessariamente, un nostro imperativo categorico e al riguardo non si possono fare distinguo o porre questioni di lana caprina. Certamente il top della spregevolezza è stato toccato, per me, da Vauro Senesi (che continuo a stimare come professionista ma che, umanamente, considero ormai uno zero), il quale, nel suo odio ideologico per tutto ciò che profuma d’Occidente (tranne i bei soldi che gli danno ad Annozero, immagino), è stato capace di fare la seguente dichiarazione: «Ogni giorno che passa penso che quelle vignette siano una tragica rappresentazione del cattivo gusto: quel Maometto brutto, barbuto, con la satira non c’entra niente. La satira è gioco, allegria… Ma bisogna saperla fare. Quelle vignette non le avrei pubblicate». Lui che ha concepito decine e decine di vignette “blasfeme” su Cristo, il papa, ecc. Vignette che io difendo a spada tratta anche se lui non lo meriterebbe.

  • Luca |

    Grazie, Giuseppe!
    Temevo di essermi già “attardato”, invece ne pubblicherei qualcosa in questa stessa settimana (alla fine).
    La solidarietà verso entrambi i satirici è scontata. Bisognerebbe, magari, far bene il proprio lavoro, in modo da comunicare qualcosa di utile a smascherare l’ottusità dei fondamentalismi, e non a provocare soprattutto reazioni rabbiose e irrazionali.
    A me le vignette di Vauro fanno ridere, il linea di massima, alcune sono molto acute. Quelle di alcuni suoi colleghi, di qualsiasi parte politica siano, non troppo, non sempre.
    Ovviamente ha dell’assurdissimo cercare di far fuori un autore per il frutto del suo intelletto, sia Salman Rushdie, sia un giornalista non “servo del potere” che ha la disgrazia di lavorare nella Russia di Putin, quella di cui i contenuti ripresi da WikiLeaks fanno valutazioni che ritengo corrette (purtroppo).

  • Giuseppe Pollicelli |

    21 e 22 dicembre, poi ti rimando una mail privata con tutti i dati. Grazie!
    Concordo sulla bruttezza ma, come dicevo, in questo caso il discorso “estetico”, secondo me, passa in secondo piano.

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