LE PRIME FOTO, LE PRIME SEQUENZE A COLORI (con Floyd Gottfredson, Dick Moores e…)

Floyd, Dick e...

Tempo fa, alcuni lettori si erano dati da fare a ricercare dati più o meno certi sull’origine (o meglio, sulla datazione) delle fotografie a colori, stimolati da una foto simile a quella che posto sopra, pescato (con un retino) nei flutti di Internet, sfuggita alle maglie dello Studio Disney americano. IsolaDomatore Castello Nei prossimi giorni, appena ci sarà un attimo di tempo, parleremo di cosa aspetta i lettori degli Anni d’Oro di Topolino a partire dalla prossima settimana (a destra le copertine dei primi, imperdibili tre volumi di questo nuovo ciclo); torneremo sul tema delle fanzine con la Fanzinoteca di recente inaugurata; il tema degli autori di fumetti italiani e del loro convegno al MUF domenica 31 ottobre non ci sarà estraneo.

Ma adesso, è una bella foto questa che vi propongo in apertura, e che proviene dallo spesso mazzetto di quelle, sullo stesso tema, già mostrate molti post fa.

A quanto pare, siamo davanti a una porta dello Studio di Burbank, dove Walt si era trasferito con il suo staff, cresciuto a dismisura dopo il successo di Biancaneve e i Sette Nani (1937-38).

Gli uomini di Walt provenivano dallo studi più familiare e vivibile di Hyperion Boulevard. Almeno uno del trio qui raffigurato aveva spostato a Burbank la sua scrivania: il Maestro Floyd Gottfredson, seduto a destra nell’inquadratura.

Gli altri due, con tutta probabilità non erano mai stati a Hyperion. Quella a destra è quasi sicuramente Dick Moores, futuro disegnatore di Gasoline Alley, che aiutava Gottfredson per Mickey Mouse; oppure (in base a quando la foto è stata effettivamente scattata) era già occupato con la tavola domenicale di Uncle Remus, con Fratel Coniglietto.

Chi è il terzo uomo in mezzo a loro? Mistero.

Con Alberto Becattini, discutendone, avevo ipotizzato lo sceneggiatore Dick Shaw. Se la foto è scattata durante la Seconda Guerra Mondiale (e la macchina fotografica che l’ha scattata era un prototipo sperimentale, o comunque un modello raro in mano ai militari, i conti tornerebbero.

Floyd 1940?

Ma è anche plausibile che si tratti di un apparecchio posseduto da qualcuno di importante dello Studio; forse Roy Disney, o Walt stesso. Vallo a sapere.

Di certo, anche allora le macchine fotografiche a colori non erano comuni.
Questo potrebbe sembrare il prodotto di una Polaroid, ma qualche esperto potrebbe forse specificare e ipotizzare con maggior cognizione di causa.

Collezione di foto a colori curata da Mike Shaughnessy.
Qui la serie completa (a quanto pare).

Florence

Una bella veduta panoramica di Firenze

Pisa

Restando nei paraggi, andiamo verso Pisa, per puntare suPiazza dei Miracoli.

Appianway

Scendendo giù per lo Stivale, 104 anni fa fotografiamo la Via Appia.

Pompeii

Così, giungiamo nella sospirata Campania, ritemprandoci la vista con le rovine di Pompei.

La qualità di queste foto a colori è buona, ma insuperata resta quella di un’altra rassegna di scatti, questa volta fatti in Russia, risalenti a un secolo fa. Qui il ciclo completo. Sotto, uno a mo’ d’esempio.

CLIC sopra per vederla in rinnovato splendore.

Russia Novecento

Russia Novecento

Anche ingrandendo con il “lentino” un dettaglio, la definizione (di un secolo fa) resta sorprendente.

Dopo alcune fra le prime foto a colori scattate dall’uomo, posto anche un assemblaggio di brevi sequenze con i primi tentativi di girare in colore.

Si tratta di un test fatto dalla Kodak nel lontano 1922, circa sei anni prima che nel cinema venisse introdotto il sonoro. Dieci prima del primo short animato a colori (della Tecnicolor®).

Queste belle donne furono filmate per sperimentare le potenzialità della pellicola Kodachrome. O meglio, di una sua antenata, visto che la “vera” Kodacolor dovrebbe essere stata lanciata solo nel 1928.

Di seguito, copio le spiegazioni che meglio circostanziano questo raro filmato. Le traggo da questa pagina della Kodak.

“In these newly preserved tests, made in 1922 at the Paragon Studios in Fort Lee, New Jersey, actress Mae Murray appears almost translucent, her flesh a pale white that is reminiscent of perfectly sculpted marble, enhanced with touches of color to her lips, eyes, and hair.
She is joined by actress Hope Hampton modeling costumes from The Light in the Dark (1922), which contained the first commercial use of Two-Color Kodachrome in a feature film. Ziegfeld Follies actress Mary Eaton and an unidentified woman and child also appear.

George Eastman House is the repository for many of the early tests made by the Eastman Kodak Company of their various motion picture film stocks and color processes.

The Two-Color Kodachrome Process was an attempt to bring natural lifelike colors to the screen through the photochemical method in a subtractive color system. First tests on the Two-Color Kodachrome Process were begun in late 1914. Shot with a dual-lens camera, the process recorded filtered images on black/white negative stock, then made black/white separation positives.

The final prints were actually produced by bleaching and tanning a double-coated duplicate negative (made from the positive separations), then dyeing the emulsion green/blue on one side and red on the other. Combined they created a rather ethereal palette of hues.”

Of Note:
This footage is from the George Eastman House collections. Preservation was completed by the museum’s Motion Picture Department, a project of Sabrina Negri, a student in Eastman House’s L. JeffreySelznick School of Film Preservation and a recipient of the Haghefilm Foundation Fellowship.”

Post sublime, questo, vero?

  • Luca |

    Be’, grazie, Salvatore, condivido i complimenti con tutti gli altri, che hanno faticato mica poco su queste / quelle pagine, con una “schedola” di scadenze a volte insostenibile.
    Intanto, ti rispondo su DeMolay: certo, quell’immagine ci sarà, è imminente, e sarà citata nell’articolo della quale è corredo, oltre a un paio di battute nella didascalia della stessa.
    Sul resto, ci aggiorniamo (e magari, potrà dirti qualcosa Alberto, appena avrà un momento di respiro).
    Ciao e grazie per esserti manifestato!
    L.

  • Salvatore |

    Mi riferisco a quelle riprodotte nel seguente link:
    http://birminghamdemolay.tripod.com/Disney_Full_Article.pdf

  • Salvatore |

    Complimenti per l’iniziativa, finalmente sono riuscito a leggere le straordinarie storie di Gottfredson, che conoscevo di “fama” ma che materialmente (anche per questioni anagrafiche) non avevo mai avuto sottomano! Avrei due domande da fare: è prevista la breve (e molto gradita) biografia di Ted Osborne e Ted Ted Thwaites? ci sarà qualche apparato critico sulle strisce del “Mickey Mouse Chapter” realizzate da Fred Spencer degli Studios Disney per la rivista massonica De Molay?

  • Federico Provenzano |

    Grazie mille sia a te che a Becattini.
    Questi volumi di autoconclusive sono stati utilissimi anche per mettere ordine nelle attribuzioni, che finora sono state abbastanza confuse sull’Inducks.
    I gagmen che mi hanno divertito di più sono stati Bill Walsh e Del Connell.
    E adesso si comincerà con un periodo difficile, infatti per gli appassionati raccogliere integralmente le storie brevi degli esordi è abbastanza difficoltoso (strisce mancanti e roba del genere), viene l’acquolina a pensare ai prossimi 3 volumi integrali. E non sapevo nulla di quella vignetta alternativa! Di Frank Smith (striscia di Paperino) sapevo di un caso simile, ma di Gott credevo che l’unico caso fosse quello del Gorilla Spettro: http://coa.inducks.org/story.php?c=YM+033 (“about the strip 37-05-13, Joakim Gunnarsson reports: “when the strip was published in ’37 one of the texts was: “The safari wishes to know if you and the memsahib like Africa!” – But on the original reproduced in Galerie Laqua the text is: “The safari wishees to go, if you and the memsahib like em? Ah!””). Aspetto con ansia di leggere sui volumi l’articolo che spiega la “genesi” di queste strambe strisce alternative

  • Luca Boschi e Alberto Becattini |

    Ciao, Federico, sono Luca; un saluto anche ad Anna Legna.
    Alberto Becattini si è prontamente attivato e ha scritto per te questa risposta, che ti giro pari pari:
    Allora…
    La striscia del 23/02/1945 è senza dubbio inchiostrata e letterata da
    Bill Wright. Ho anch’io qualche dubbio sul matitista, ma presumo che
    sia Murry giudicando dal modo in cui disegna il ladro mascherato.
    L’altra possibilità è che si tratti di George Waiss.
    Riguardo alle strisce dal 23 al 28/11/1970, in effetti ho scordato di
    notare che le chine non sono di Gottfredson. L’ipotesi è che siano
    state ripassate da Frank Grundeen. Questo credita apparirà nella
    cronologia del 38° volume.
    Salutoni,
    Alberto

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