Se n’è andato anche il Maestro Victor de la Fuente; ricevo questa segnalazione da un amico, fedele lettore di questo blog, e subito mi “fiondo” a ricavare qualche notizia in più su questa nuova, tragica notizia del maledetto 2010, dal blog portoghese su Tex Willer.
Da lì, in particolare da un ricordo firmato José Carlos Francisco, è ricavata questa bella foto dell’artista, scattata nell’ottobre di otto anni fa a Barcellona, in occasione di una mostra personale dedicatagli al Salone locale del Fumetto.
La definizione “Um grande de Espanha“ è di Sergio Bonelli, che così salutava il primo dei disegnatori non italiani a essere ospitato nella fantastica collana dei “Texoni”, inaugurata quasi per caso, dopo lunga meditazione, da Guido Buzzelli.
Era lo “speciale” n. 5, Fiamme sull’Arizona, scritto e sceneggiato da Claudio Nizzi. Ne riproduco sopra la copertina.
Per Victor de la Fuente era il viatico per entrare a far parte nel gruppo di artisti arruolati per della serie regolare di Tex Willer: un’attività proficua e anche molto importante per un disegnatore spagnolo di tipo realistico dal taglio tradizionale come Victor, che nella sua terra non si può certo dire che, a cavallo fra il secolo scorso e il presente, abbia troppe opportunità interessanti per esprimere il proprio sapiente artigianato grafico.
Altri lavori texiani di Víctor: Springfield calibro 58, Al di sopra della legge, La collina della morte.
Sul finire degli anni Ottanta, ogni mese, raccontavo su Comic Art l’evolversi dell’avventura a puntate Angeli d’acciaio (Les Anges d’Acier), scritta da Victor Mora e della quale posto sotto due vignette.
Prima di allora, Victor de la Fuente aveva disegnato già tantissimo.
Nel 1973 comincia a intessere quella rete di rapporti che l0 renderanno quasi “più francese che spagnolo”, lavorando per il mercato dei cartonati avventurosi (che prima di essere tali sono “racconti a puntate su riviste”).
Nel 1975, quarantaseienne (della età, deh!) eccolo spostare in Francia la sua residenza. Per Casterman disegna le sue tavole-capolavoro, pubblicate sul bel mensile in bianco e nero “(A Suivre)”. Si tratta di Haggarth: quattro titoli di cinque episodi ciascuno di dodici pagine (e quindi, sessanta per volume).
A lato, una copertina che riguarda questa serie; sotto, due vignettona, giusto per fornire un paio di esempi della sua impegnata competenza. Sono tavole da studiare, magistralmente equilibrate nel loro glorioso bianco e nero.
In questo blog vi sono degli studi in merito, riguardo all’impaginazione delle vignette e alle posizioni e postazioni dei personaggi.
Questa la sua pagina (non ancora aggiornata) dell’Enciclopedia Lambiek.
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