TELE E STRISCE DI PIERO RUGGERI E FILIPPO NERI

Piero

Per la prima volta a Reggio nell’Emilia, l’iniziativa della quale il titolo offre già ampia spiegazione.
“Tele e Strisce”, di Piero Ruggeri e Filippo Neri, installata nei locali de La Gnoccheria, è visitabile da oggi!

Ruggeri

Si tratta dell’esposizione di tavole originali dei due disegnatori bolognesi tratte dagli ultimi lavori che hanno realizzato per il mercato francese con storie ambientate nel campo della musica.

Beatles, Rolling Stones, Charlelie, Michael Jackson e Ferrer sono i protagonisti delle strisce in mostra.

Oltre a queste, sfila una sequenza di Pin-up su tele di grande dimensione, in mostra fino al 26 Aprile sempre a “La Gnoccheria”, Via Garcia Lorca 5 (lungo la via Emilia), Masone, Reggio Emilia – info 348.6508846 –

Organizzazione: Comix Comunity, in collaborazione con: Circolo degli Artisti (RE) e Lexlutorwww.comixcomunity.com


Nino Ferrer & Nino Taranto – Agata
Caricato da ladyfalco-03. – Guarda altri video musicali in HD!

Se la maggioranza dei musicisti citati non saranno misteriosi ai più, forse potrebbe esserlo Nino Ferrer.
Provvedo, quindi, con una clip dello show italiano che lo portò al successo anche in Italia, dopo che l’aveva ottenuto ampiamente in Francia.
Qui duetta con Nino Taranto (un Maestro dell’avanspettacolo partenopeo, non certo a suo agio con il playback, e un po’ tanto spiazzato al confronto del “moderno” Ferrer).

Il “varietà” del sabato sera si chiamava Io, Agata e tu. L’idea di affiancare i “due Nini” fu di Dino Verde (sodàle napoletano di Taranto), mentre i testi erano in parte scritti da Antonio Amurri, il quale portò con sé, in contemporanea, Nino Ferrer anche nello show radiofonico della domenica mattina Gran Varietà (presentato in quel periodo per la prima volta da Walter Chiari).
Prosit!

LOCANDINA bassa

  • Antonella |

    In televisione ora c’è una che si paga noi. Una certa Rapetta, Ravetto, sottosegretaria.
    Ma com’è che queste devono essere così odisoe e scostanti? Ma se si presentassero queste, la gente le voterebbe davvero? In confronto con la Serracchiani, illuminista, intelligente, questa fa una figura di uno schifo…
    Mio padre ha detto, vedendola, solo vedendo l’isteria di questa pagata da noi (che sparava anche balle una via l’altra, lo sta facendo ancora sento gracchiare nell’altra stanza): “La darei come nuora a un nemico”.
    E’ un commento sciovinista, ma rispetto a gente come questa….
    Che cada presto, prima che gli avvoltoi abbiano fatto piazza pulita di (poveri!) noi!!!

  • Luca Boschi |

    Grazie, G. Moeri!
    Su Gianfabio Bosco (Gian) mi rammarico di non aver scritto nulla in modo tempestivo.
    Penso che lo farò, appena possibile, su carta (in una testata da edicola): quei programmi domenicali pomeridiani con Ric, o quelli sempre della domenica ma sul Secondo Canale (la sera), messi insieme con quattro soldi, sono nella memoria fdi tutti come esemprio della televisione da ricordare, alla faccia dei carrozzoni troppo lunghi e troppo colorati che inchioderebbero davanti all’elettrodomestico per almeno tre ore gli spettatori, vendendo vuoto e fumo (al massimo).
    E’ vero che la fine di Nino Ferrer fu tragica, ma dal mio punto di vista “legittima”, se questa è stata la sua volontà. A chi resta può turbare il fatto che artisti importanti (penso anche a Luigi Tenco o a Dalidà, o a Gabriella Ferri, che ci provò più volte, se non sbaglio) si autoeliminino dalla scena in modo tragico e drastico. Il compito di chi li ha apprezzati è cercare di ricordarli a chi non c’era, senza pregiudizi, per quello che con semplicità hanno saputo dare. O così, almeno, credo…
    A presto!
    L.
    PS: E che dire di “Mamadu Me Me”?

  • Moerandia |

    Di Nino Ferrer girano di tanto in tanto degli spezzoni d’epoca che lo vedono non solo cantare ma anche presentare i varietà dell’epoca che fu, in maniera molto simpatica con tanto di finti ruzzoloni. E come cantante, il suo brano “Il baccalà” (di cui esiste anche la versione francese), che descrive la storia di uno sfortunato “pic-nic”, è uno di quelli che mi capita di canterellare occasionalmente. Proprio la settimana scorsa lo si è visto in un varietà replicato su San Marino Rtv dove tralaltro cantava la sigla finale, un gradevole brano che verso la fine esplodeva in una lunga enumerazione, similmente al “baccalà” citato, di varie cose anche mangerecce, con una discreta potenza di voce e anche di memoria, per poi concludersi di colpo.
    Altro che Sanremo!
    Diverso tempo fa avevo fatto una ricerca in rete per saperne di più su questo cantante, e quel che avevo trovato si concludeva tragicamente, con Ferrer che si toglieva la vita in Francia 🙁
    Tralaltro, non c’entra ma lo aggiungo, da poco ci ha lasciati anche l’attore Gianfabio Bosco (il Gian di Ric e Gian)…
    Saluti.
    G.Moeri

  • Santino |

    Ho letto il post precedente, dove Sauro Pennacchioli parla della sua autobiografia.
    La copio, potrebbe interessare ai nostri lettori, credo, no?
    Grazie, cari saluti,
    Santino
    Caro Sergej,
    sono nato nel 1960 (quindi non sono giovanissimo, anche se a parere unanime dimostro 15 anni di meno!), le prime cose le ho scritte a 17 anni per le riviste semiunderground di Max Capa, con i disegni di mio fratello Gabriele (poi autore di Diabolik e Dylan Dog, attualmente a Los Angeles come capo animatore della Dreamworks).
    Nello stesso anno ho cominciato a scrivere articoli per il Quotidiano dei Lavoratori, dove mi avevano scambiato per uno studente universitario, e a realizzare vignette alternate da quelle di Elle Kappa (una bella e brava ragazza che poi ha continuato).
    Nel 1978 sono stato tra i fondatori dell’agenda Smemoranda, la quale ha il logo della mela perché la prima ipotesi era Melagenda (mentre Smemoranda era una parodia della Memoranda, una famosa agenda internazionale per bancari dell’epoca).
    Nel ‘79 ho fondato Birba, una fanzine che piratava gli autori underground americani. Quindi ho scritto qualche storia per Lanciostory e Skorpio. Nell’83 Alfredo Castelli mi propone di scrivere una storia per la sua Eureka, ma la rivista chiude subito dopo e allora mi dice di scrivere qualcosa per Martin Mystère. Io preparo due grossi soggetti semisceneggiati di una trentina di cartelle ciascuno, “Il flauto di Pan” e la “Notte del Druido”.
    Il primo verrà sceneggiato fedelmente da Castelli e disegnato da Claudio Villa, il secondo sceneggiato fedelmente, ma senza la parte finale della storia (!), da Tiziano Sclavi (credo) e disegnato da Casertano. Non vengo pagato, ma da lì inizio a scrivere sceneggiature tutte mie per Martin Mystère, però non sento molto il personaggio: faccio fatica ad adattare il mio stile brillante (semicomico) alle atmosfere realistiche del Brick Bradford “de noantri”.
    Così, appena ho l’occasione di fare altro, lo lascio perdere (non senza avere prima fatto vomitare molti con qualche storia di Zona X, che, tra parentesi, era una collana che avevo proposto io ad Alfredo con il titolo retropulp di Storie Fantastiche). Nel frattempo (anzi, dal 1984) scrivo per Topolino, progetto e dirigo la rivista paninara Cucador, scrivo He-Man e tutti gli altri fumeti Mattel per il mensile Masters della Mondadori (inventando anche qualche serie nuova). Per la Play Press, nel 1988 creo il bonellide Ronny Balboa e ne scrivo una ventina di numeri (poi continuerà a lungo con altri autori), per lo stesso editore faccio da consulente per il fumetti Marvel e Dc, di cui sono esperto, ma solo nella fase iniziale della loro pubblicazione. Scrivevo anche molto per Calimero e meno per Splatter.
    Nel 1991, per farmi del male, ho scritto fotoromanzi per il settimanale francese Nous Deux, e siccome uno è piaciuto, con gli stessi personaggi ho dovuto realizzare tutta una serie. Sempre nella prima metà degli anni Novanta propongo una rivista di fumetti duri alla Universo, la rivista viene bocciata, ma i fumetti vengono incanalati nel prestigioso Intrepido, a cui vengo messo alla guida.
    Vi pubblico il debuttante Luca Enoch con Sprayliz, Michelangelo La Neve con Esp, Giuseppe De Nardo con Billiband e molti altri (un sacco di nuovi autori che vanno da Mario Alberti a Bruno Brindisi, tutti scelti da me). Nello stesso periodo ho cominciato a realizzare circa 150 volumetti cartonati De Agostini per bambini, in parte fiction e in parte didattici. Una curiosità.
    Nella seconda metà degli anni Novanta ho “rischiato” di diventare un interno stipendiato alla Bonelli quando, di sua sponte, Castelli mi disse: “Tranquillo, ora io e Tiziano Sclavi andiamo a Barcellona con Sergio Bonelli e lo convinciamo ad assumerti”. Non ne ho saputo più nulla. Un’altra curiosità. Fui chiamato dalla Rizzoli-Rcs come consulente per scrivere una relazione sul tema: “Corriere dei Piccoli e Linus, continuare la pubblicazione o cederli ad altri editori?”.
    Vedendo soprattutto i conti, la mia relazione terminò con: “Chiuderli, cederli o sostituirli con riviste più moderne”.
    Li cedettero.
    Dopo il 2000, a malincuore, ho lasciato perdere del tutto i fumetti per diventare giornalista professionista, scrivendo per periodici molto diffusi, lavorando alla progettazione di alcuni e al restyling di altri. Siccome mi sono stufato di scrivere questa autobiografia pallosissima salto i particolari, per ora. Dico soltanto che per una rivista maschile ho dovuto intervistare tutte le attrici e showgirl del momento, che vi pubblicavano i loro servizi di nudo. Ho visto, per esempio, molto da vicino le tette di plastica di Belen Rodriguez, cosa che il vanaglorioso replicante di Blade Runner non può invece citare insieme ai bastioni di Orione.
    Per fortuna, come giornalista, mi sono quasi sempre celato dietro vari pseudonimi.
    Ho scoperto questo sito per caso, e sono intervenuto nelle discussioni su due miei vecchi episodi di Martin, “L’Olandese Volante” e “Mutanti”, dicendo un sacco di cose intelligenti, per questo il sig. Sergej mi ha premiato aprendomi questo spazio personalizzato a cui non interverrà nessuno perché sono fuori dal giro dei fumetti da troppi anni. Tanto per dire, un paio di mesi fa Alfredo Castelli mi ha chiesto se volevo tornare a scrivere Martin e io non ho saputo cosa rispondergli. Se non altro, finché scriverò qui, invece che sull’albo di Martin, farò pochi danni.

  • Nilo Ottaviano |

    Nino Taranto mi ricorda Maurizio Gasparri.
    Taranto faceva benissimo il ruolo della persona antipatica, insopportabile, faziosa e ottusa, ma nella vita era una persona amabile e intelligente. Mettete dei baffi finti e una paglietta a Gasparri, fategli cantare “Agata” e vedrete se non ho ragione.
    I soldi fateglieli dare dall’imprenditore televisivo che l’ha scritturato, oppure fategli avere dei servizi già pagati. Ci starà. La sua indole è quella.
    Sono convinto che Gasparri dovrà per forza essere doppiato in playback, e che sbaglierà, perché oltre agli altri difetti sarà di sicuro anche stonato.
    A parte questo, vorrei sapere qualcosa di più e se possibile vedere anche delle tavole della vita a fumetti di Nino Ferrer. So che in Francia tengono molto a questo tipo di pubblicazioni, con la vita degli artisti in vignette (Depardieu, De Funés, Gainsbourg…) che invece da noi è poco considerata,
    Mi piacerebbbe anche vedere quei fumetti di Arigliano di cui si parlava qualche post fa.
    Grazie.
    Per interpretare i ruoli che Taranto ebbe nei “musicarelli” (tipo quelli con Gianni Morandi soldato e Laura Efrikian dall’occhio umido), Gasparri non ha bisogno di recitare. Basta che sia se stesso e funziona.

  Post Precedente
Post Successivo