Il contenuto “amoroso” di questo post era stato confezionato da mesi per destinarlo alla ricorrenza (inventata dal Capitale) di San Valentino, ma poiché il tempo stringe e oggi non ho un ulteriore nanosecondo da dedicare alla rete, l’anticipo, sperando che faccia buon pro a chi ha voglia di leggerlo.
In tempi di partiti dell’amore, dolci papelli e languide carezze, un post gonfio di tenerezze è azzeccato anche con qualche giorno di anticipo.
Continuo a scusarmi, per l’occasione, con tutti gli amici ai quali non riesco a rispondere come si converrebbe e come vorrei.
Questo ciclone si pensa che debba passare, dopodiché le cose forse saranno diverse.
Tra un anno e mezzo – due.
Il post sanvalentiniano intendeva riportare alla ribalta questi strambi mannikins, antesignani dei robots, così come apparivano nel supplemento domenicale di un quotidiano all’inizio del secolo scorso, il The St. Louis Post-Dispatch. Li disegnava Mark Fenderson (sono certo che Fortunato Latella ne conoscerà vita e opere), qui nella tavola del loro lancio.
Con un poderoso CLICK sopra, prende forma crescendo come il genio della lampada ben nota.
Nel documentario in tre parti che vi propongo, girato senza sonoro e con didascalie esplicative, si vedono alcuni cartoonist di quella lontana ma significativa epopea.
Fumettisti attivi nel campo delle strisce per i quotidiani e delle tavole per i supplementi a colori, in particolare del Chicago Tribune, ma diffusi in syndication anche altrove; alcuni sono davvero poco visti e persino poco fotografati o autocaricaturati, come Frank King, Frank Willard, John T. McCutcheon, Gaar Williams, Carey Orr, Sidney Smith, Carl Ed, Martin Branner, Walter Berndt o Harold Gray. Una mancanza vistosa è quella di Chester Gould, che ha cominciato a pubblicare la sua celebre striscia Dick Tracy solo dall’ottobre 1931.
Le serie di cui sono responsabili rispondono ai nomi di Gasoline Alley (si veda sopra), Moon Mullins, The Gumps…
La versione del film che conosciamo è stata “varata” nel 1931, ma almeno in parte dev’essere precedente di qualche anno, dato che il sonoro (benché non a tappeto) almeno dal 1928 avrebbe dovuto essere presente in tutte le sale, dove a quanto pare convivevano comunque i proiettori e i film muti, destinati a sezioni marginali dello spettacolo quotidiano.
La pellicola, intitolata From Trees to Tribunes, della quale questo che vedete è un sintetico estratto, aveva uno scopo promozionale; veniva proiettata come extra nei cinema, distribuita ai gestori delle sale gratuitamente affinché lo usassero come tappabuchi o giù di lì.
Tutte e tre le parti di questo film promozionale, che è di pubblico dominio, possono essere scaricate all’indirizzo archive.org.
Il commento musicale è un lounge (per così dire) degli anni Trenta definibile Medley of Paramount Music, seguito da Whoopee, di Ray De Costa.
Come avete visto all’inizio del documentario, il giornale ha sede nel leggendario Chicago Building.
Chi sta lontano da là, forse avrà piacere a saperne di più.
Forse.
In ogni caso, questo amico sconosciuto, Kevin MacLoed, ci aiuta, mostrandoci oggi un suo servizio “ruspante” sul poderoso edificio, mostrando che alla sua base ci sono pietre provenienti da ogni dove, una persino dalla cattedrale di Notre Dame!
(ma quella di Rouen).
Non è amazing? Io credo che lo sia abbastanza.