CHI BEN COMINCIA…

Yellow Soap
Desidero inaugurare il 2010 alla grande, e per ottenere lo scopo non c’è niente di meglio che consacrarlo sotto il segno del personaggio dal camicione giallo creato da Richard Felton Outcault.

Mi servono circa 350 dollari per fare la doccia, la mattina di Capodanno, con questa saponetta di Yellow Kid del 1896. Costicchia un po’, ma vuoi mettere? Un primo dell’anno così difficilmente si dimentica.

La scatola contiene quattro saponettine come quella riprodotta in grande, sopra, immessa sul mercato dalla ditta David S. Brown & Co. Soaps And Perfumery. Sul camicione del ragazzino calvo è incisa la scritta Dis Sope Is Grate See!
L’oggetto è valutato circa 400 dollari, ma forse, se lo prendo con gli altri che seguono, viene via a un po’ meno.

Se qualcuno di voi, visitors, ci sta, ne possiamo dividere il contenuto e a cento dollari per uno; facciamo quattro bagni, salutiamo al meglio il 2010 e mi ci rientra anche un po’ di cresta.
Pensateci, è un affare!

Pupazzone

Per il pupazzone semovente sopra, invece, la colletta dovrebbe allargare il numero dei coinvolti (poi ce lo teniamo in casa un po’ per uno, a turno). Si parte dai 400, ma andremo di sicuro sui 700.
Quest’articolo non funziona bene come detergente, certo, ma resiste a un buon numero di docce. Tutto sommato è anche più conveniente dei saponi, superata l’impressione che lo fa associare alle reliquie dei “santi secchi” dentro le urne.

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Uscendo, al mattino, verso mezzogiorno e mezzo, in uno sciame di genitori con le pastarelle, dopo essermi deliziato con le note anglo-partenopee della Vergine di Casoria affiggerò questo spillino sul montgomery.
Certo, è un bootleg, come lo stesso nome Yell-er rende manifesto, ma tra gli intenditori fa comunque una porca figura, data la sua rarità.
Se qualcuno avesse da criticarlo, tornerei in fretta e furia nel loft a cambiare la spillina con una selezione di quest’altre, origgginali, prodotte dallo sponsor cancerogeno di Outcault, la società High Admiral Cigarettes.

Un’altra collezione completa di questi bei bottoms, oltre alla mia e ad altre tre-quattro conosciute nel mondo, si trova all’Entertainment Museum di Steve Geppi a Baltimora.
Ma quella non potete ingrandirla con un click, come si fa con le figure sotto.

Bootoni uno Bottoni due Bottoni ancora
Se verso il 2 mi renderò conto di aver speso un po’ troppo per i bagordi di San Silvestro, quando arriveranno a bussare al capanno i primi creditori, potrei anche prendere in considerazione l’ipotesi di vendere in blocco questi tondini. Ma avverto gl’interessati: non posso accettare meno di 20mila dollari.

Per ciascheduno.