Chiacchierando tempo fa con Felmang, instancabile appassionato di illustrazione (oltre che di fumetto), ipotizzavamo di sottoporre all’attenzione dei frequentatori contemporanei di questo blog, forse anche per ragioni anagrafico-culturali poco addentro all’illustrazione del passato, una galleria di donnine di Alberto Vargas, grande artista noto soprattutto per le sue partecipazioni alle riviste “for men only” Esquire e (più tardi) Playboy, naturale evoluzione della prima.
Ottemperare ai propositi fatti non è facile, ma anche se il “servizietto” su Vargas langue, un giretto per il web ci fa sorgere il desiderio di compiere altre iniziazioni.
Da questo punto di vista, per inciso, Internet si è rivelato davvero un insostituibile archivio della memoria, rigurgitando con il ritmo del moto perpetuo opere e autori altrimenti condannati al dimenticatoio o alle discussioni di sparute élite in via di assottigliamento progressivo (anche in questo caso per ragioni anagrafiche).
Uno di questi, artisti, al quale dedico questo post e che con Vargas ha più di un punto di contatto, si chiama Enoch Bolles (1883 – 1976), attivo un’ottantina di anni fa soprattutto come copertinista di rivise ignote agli italiani (mai tradotte e mai diffuse) come Film Fun, Screen Romances, Stolen Sweets, Judge, Titter, Cupid’s Capers, Live Stories, Tattle Tales, Gay Book, Gay Parisienne (queste ultime due intotolate in tal modo assai prima che al termine gay venisse associato il concetto di omosessualità).
Fortunatamente, proprio oggi, a questo Maestro dell’Art-deco che talvolta ritraeva attrici giovanissime come Ida Lupino o Myrna Loy, dedica una preziosa galleria American Art Archives.
Dalla pagina degli archivi dell’arte americana, (alla quale vi rimando), scopriamo che Vargas lo studiò, l’ammirò e qualcosa (per far rima) gli rubò.
Per fare una salutare comparazione, mostro qui sotto una cosiddetta “Varga Girl” di Alberto Vargas tratta da un Esquire del periodo bellico. E’ una illustrazione per me assolutamente familiare perché ne ho appesa al muro dagli anni dell’adolescenza una stampa originale, tramandatami da un parente che l’aveva ottenuta da un militare americano ai tempi dell’arrivo delle truppe alleate insieme a un buon numero di Esquire.
Durante la preparazione di tutti i miei esami universitari e nel corso della progettazione di miei primi fumetti ho avuto davanti agli occhi questa vezzosa signorina.
A qualcuno importa qualcosa? Naturalmente no, scusate se vi ho fatto perdere tempo a leggere le ultime righe.
Come si vede, la tecnica pittorica è piuttosto simile, ma il design, e la stessa tipologia di ragazze predilette da Vargas (di cui ‘sta tizia è una delle tipiche esponenti) differiscono alquanto da quelle di Bolles.
Dalla pagina web dell’Archivio scopriamo anche che la voce insistente sulla sua pazzia sopravve-
nuta, che poi l’avrebbe anche condotto alla morte, era una pura leggenda.
In realtà, Bolles interruppe la sua prestigiosissima carriera (nel lontano 1938) per un “colpo al cuore” e si ritirò in Florida non esattamente a vita privata; lavorava ancora come poteva ma sicuramente era un po’ meno sotto i riflettori che in precedenza. Alcuni osservatori superficiali scambiarono le sue opere con quelle di Vargas. Può succedere.
Proprio alla collezione personale di Vargas appartengono le copertine (rarissime e vendute su eBay, queste sì a prezzi da arresto cardiaco) della pagina di American Art Archives e quindi di questa.
Gli artisti amano collezionare opere di colleghi che apprezzano particolarmente: è noto, almeno fra quanti di noi dilapidano i loro denari nell’illusione di “salvare”, facendoli propri, i tesori abbandonati da altri al loro destino.
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TEMPI SUPPLEMENTARI
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A destra, la Brunette venduta da Heritage, alla quale accenno sotto in un commento.