Con le immagini ricavate da vecchi numeri del prestigioso settimanale Marc’Aurelio, l’evocativa ma abbastanza negletta versione del 1973 diretta da Delfina Metz, commento un comunicato Ansa odierno che introduce ai giornalisti di buona volontà un libro-inchiesta dal contenuto illuminante. Da segnalare.
L’autrice è Stefania Limiti, il titolo L’Anello della Repubblica (Editore Chiarelettere, pag. 337 – 16,00 euro). Non parla di satira, né scritta né disegnata, ma anzi rivela un aspetto della nostra storia italica sul quale non c’è proprio niente da ridere.
Un lato sinistro della vita della prima, della seconda e delle altre ventisette repubbliche dello Stivale (detto tra noi, a me risulta che sinora ne esista solo una, a dispetto della superficiale consuetudine che ne dipinge almeno un paio: una prima e l’altra dopo il lancio di monetine a Bettino Craxi e lo scandalo milanese del Pio Albergo Trivulzio, chiusa parentesi); un oscuro gravame che nella sua indecifrabilità causa tuttavia da anni riflessioni, illazioni, interrogativi e anche sberleffi, sfottò e vignette.
Come questa di Sergio Ippoliti sul primo compleanno del Governo Andreotti, pubblicata in uno spazio centrale della prima pagina del Marc’Aurelio n. 10.
Il lancio Ansa sottolinea che per mezzo secolo non si è avuta alcuna informazione su un certo “punto” della vita dello Stato, nonostante i processi per le stragi, Gladio e le Brigate Rosse. L’esistenza di “Anello” o “noto servizio” (in contrapposizione al “segreto servizio”) è emersa solo per caso quando nel 1996, grazie alla determinazione del giudice Guido Salvini che indagava sul terrorismo in Italia, lo studioso Aldo Giannuli scoprì in un deposito sulla via Appia a Roma degli scatoloni pieni di documenti dell’Ufficio Affari
Riservati.
In mezzo a quelle carte, c’è anche un documento con la spiegazione dell’esistenza di un servizio segreto nato per volontà dell’ex capo del Sim (servizio segreto fascista) generale Roatta, con il compito di ostacolare l’avanzata delle sinistre.
Stefania Limiti, giornalista e studiosa, è partita da questa scoperta per ricostruire la storia di Anello, il servizio coinvolto nella fuga del nazista Kappler dell’ospedale militare del Celio; nella liberazione, grazie ad un accordo con la Camorra, dell’assessore democristiano Ciro Cirillo, sequestrato dalle Brigate Rosse, e nella trattativa del Vaticano (sempre con le Brigate Rosse) per la liberazione del leader democristiano Aldo Moro (raffigurato anch’egli in caricatura, insieme ai colleghi Fanfani e Donat Cattin, nella vignettona del Marc’Aurelio).
Se la Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta su “Anello” ritenendo che sia in dubbio la presenza di illeciti penali, un’altra, quella di Brescia, che ha indagato sulla strage di Piazza della Loggia (otto morti e un centinaio di feriti) è intenzionata a fare chiarezza. Non a caso, proprio di “Anello” si è parlato nella prima udienza del processo per la strage, tutt’ora in corso a Brescia.
Per il tenore delle rivelazioni che contiene, questo reportage giornalistico potrebbe sembrare un romanzo, invece è il prodotto di un attento lavoro sui documenti disponibili. Ogni capitolo, anche al fine di dimostrare che non si tratta di fiction, è arricchito da un ricco apparato di note.
“Il gioco degli specchi – ha scritto nella postfazione Paolo Cucchiarelli, giornalista e studioso di terrorismo nero e servizi segreti – è stato infinito in Italia, ma mai nessuno ha guardato in quello del “noto servizio” fino in fondo, anche se potrebbe essere questo l’ultimo cassetto della Repubblica, il principale strumento dello Stato parallelo. Questa inchiesta ha cominciato a farlo, ma è solo l’inizio”.
“Questo libro – spiega Stefania Limiti – è il frutto di un’inchiesta giornalistica. Ho messo insieme pezzo per pezzo di un grande puzzle. Anello, come ha scritto anche il professor De Lutiis nella prefazione, ha alterato gli equilibri politici e avvelenato la democrazia. Mi auguro che da qui si possano scoprire tutti gli agganci politici avuti”.
Il sito Dagospia, alle cui pagine vi rimando, e che ha pubblicato anch’esso questo scottante comunicato librario, aggiunge una testimonianza dell’illustre chirurgo Giovanni Maria Pedroni, il primo, a parlare pubblicamente di questa struttura. “Tutto esatto”, conferma in un’intervista all’ANSA.
Pedroni ne sa qualcosa: fu proprio lui a visitare, mentre tutta l’Italia lo cercava, Kappler in fuga nell’agosto del 1977. Lui ha ricevuto dirette confidenze da Padre Zucca e da Adalberto Titta, l’ex asso dell’aviazione di Salò divenuto il capo operativo della struttura.
Pedroni aggiunge: “Il Viminale sapeva tutto. Tanti politici sapevano. Con una struttura segreta si potevano ottenere certi risultati senza che nessuno si scottasse le mani: questo era il compito dell’Anello. Ho sentito Padre Zucca chiamare al telefono, dalla mia clinica, ministri e sottosegretari, e come scattavano. Ah, se scattavano. Era un ometto veramente particolare Padre Zucca”.
Sul rapimento di Aldo Moro, afferma. “Noi potevamo liberarlo, tranquillamente, senza problemi. La politica ci ha sbarrato la strada affinché non intervenissimo. C’era un ordine ‘superiore’ di non intervenire”.
Il resto è nel libro (che… forse chi vorrà leggere dovrà affrettarsi ad acquistare, perché è possibile che ben presto sparisca).
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Le immagini di questo post sono di Sergio Ippoliti (nessuna parentela, credo, con il nostro Andrea), Attalo (pseudonimo di Gioacchino Colizzi), Enrico De Seta (sua anche la cartolina ricordo dell’Africa Orientale).
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