Tempi duri *anche* per la Time Warner, la società americana alla quale fanno capo personaggi amatissimi (anche da noi) come, alla rinfusa, Bugs Bunny, Batman, Yoghi, Tom e Jerry, Droopy, Green Lantern e chi più ne ha più ne metta.
Proprietaria della DC Comics, lo è anche di MAD magazine, del quale in un post della settimana scorsa, questo, ho annunciato la drastica, imminente riduzione delle uscite.
Anche se MAD, secondo Tom Richmond del Mad Blog non avrebbe meritato questa sorte, perché vende(va) comunque oltre 200mila copie a numero, la Time Warner avrebbe deciso di non risparmiare la celeberrima rivista satirica a causa dei 16,03 miliardi di dollari perduti in generale dalla società cimentatasi in varie operazioni andate male negli ultimi quattro mesi del 2008.
Come prima cosa, per fare un po’ di cassa, la Time Warner ha venduto gli originali più preziosi della collana, a cominciare da quelli dell’eccezionale copertinista Norman Mingo (qui le notizie sulle vendite, lo scorso 14 novembre, compiute dalla nota casa d’asta Heritage Auction Galleries, che non avrebbero fruttato, però, più di 70mila dollari). Incidentalmente, avrebbe partecipato come acquirente anche il facoltoso signor Micheal Gidwitz, forse il più grande collezionista del mondo di disegni e illustrazioni di MAD.
Sotto, la foto sorridente e un po’ urtante del facoltoso collezonista con alcuni dei suoi cimeli sullo sfondo.
Cosa c’entra tutto questo con l’Opera a fumetti indicata nel titolo? C’entra, perché la rivista che è stata messa in crisi dalla Time Warner, ricordiamolo, è un totem del fumetto mondiale, ospite di capolavori come questo, del quale mostro oggi alcune eccezionali vignette realizzate da Wally Wood, ritenuto da alcuni, per un certo periodo (fino all’inizio degli anni Ottanta) il più grande cartoonist vivente. Finito male subito dopo, per ragioni personali e in seguito alla sua deriva alcolistica, fino al suicidio, dopo aver lavorato per editori marginali, sempre più inaffidabile e infrequentabile. Sigh.
La lussuosissima rivista Comic Art, in un suo numero di oltre un anno fa, ospitava un fumetto nel quale si accennava a questa situazione: una storia il cui titolo si può tradurre come L’uomo che uccise Wally Wood.
Ma di questo abbiamo già parlato.
Tempo fa avevamo postato una parodia americana, sempre disegnata dal genialissimo Wood, che conteneva una pletora di personaggi dei fumetti da identificare.
Oggi, come ben vedete, c’è di peggio.
Le immagini possono essere osservate nei dettagli con un CLICQKC sopra, e poi con un successivo KLYJCQ.
Il sito Live Journal, a questa pagina e quelle contigue, mostra integralmente, per tutto l’episodio, che prende le mosse da un’indagine di Dick Tracy, questo micidiale affollamento di personaggi, ricavato soprattutto delle syndications classiche: un catalogo, leggermente reinterpretato ma con molta fedeltà rispetto agli originali, che i seguaci di Cartoonist Globale potrebbero anche tentare di identificare.
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The MAD “Comic Opera” è tratto dal n. 56 di MAD del luglio 1960. Poco dopo che in Italia il premier democristiano Tambroni aveva fatto sparare sugli operai, poco dopo il passaggio a settimanale del pocket mondadoriano più amato dagli italiani. Non era ancora nato Studio Uno con Mina trionfante; solo l’anno seguente il trio Pisu-Bramieri-Del Frate avrebbe interpretato L’amico del giaguaro, di Terzoli e Zapponi.
Un’era geologica fa.
E Wood, con i testi di Frank Jacobs, disegnava questa follia, su cartoncino double tone, se non sbaglio.
Subito sotto, Wood fotografato in due momenti diversi della sua esistenza, sulla retrocopertina del paperback (fuori catalogo, chi ce l’ha ce l’ha) di Steve Starger e J. David Spurlock Wally’s World: The Brilliant Life and Tragic Death of Wally Wood, the World’s 2nd Best Comic Book Artist.
Diversamente da quanto avveniva in passato, con un TypePad tutto sommato più sofisticato dell’attuale, benché più lento da gestire, adesso non è stato possibile (mysteri dei programmi elettronici per i blog) ampliare con la “finestra pop-up” la panoramica di chiusura dell’episodio sull’Opera, come invece sarebbe stato utile per osservare meglio la trama del disegno di Wood e del “retino grigio” (termine improprio) da lui adottato.
Per questo, ho almeno ingrandito un dettaglio del disegno, tanto per rendere l’idea, mostrando un ispirato Phantom, in onore di Felmang, che tanto prima o poi legge…
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