Poche ore fa, giornata dell’8 giugno 2008, alle ore 19.00 presso la Fnac di Napoli (via Luca Giordano 59), si è tenuta la presentazione del volume Attilio Micheluzzi. Architetto d’avventure, curato dallo staff di Napoli Comicon e anche da me stesso (assente a Naples, poiché assai più a nord).
Il libro, che pubblica anche due storie a fumetti inedite), è stato presentato da Sergio Brancato, prof. di Sociologia della Comunicazione, da Andrea Micheluzzi, figlio dell’autore, e da alino, (la cui iniziale richiede esplicitamente il minuscolo, come art spiegelman, come la Repubblica), curatore delle mostre a Castel Sant’Elmo e nella metropoli tutta. Con alina.
Petra chérie, Marcel Labrume… e poi Air Mail, Rosso Stenton, Roy Mann… sono molti i personaggi e le serie passati in rassegna nel libro, legati al nome di Attilio Micheluzzi, che aveva esordito impostando una proficua collaborazione con il Corriere dei Ragazzi, articolata con varie storie “libere” e attraverso due serie molto apprezzate quali Johnny Focus (1974) e Capitan Erik (1976), scritta quest’ultima dallo sceneggiatore Claudio Nizzi, meglio noto in anni più tardi come il principale responsabile dei racconti di Tex, dopo aver raccolto il testimone dal creatore Gian Luigi Bonelli.
Le prime due immagini di questo post si riferiscono appunto al personaggio di Johnny Focus.
Sia le avventure di questo fotoreporter giramondo (al secolo John Hansen, nato il 2 luglio 1951), che quelle di Capitan Erik rispondono ai canoni di serial dal taglio decisamente popolare, di impianto tradizionale per ragazzi, dove tuttavia Micheluzzi dà già sfogo alla sua mirabile capacità grafica. Quello di Micheluzzi, tuttavia, non è affatto uno stile rivoluzionario, di rottura. Non è per niente astratto, anche se certi dettagli ingranditi a tutta vignetta possono talvolta farlo apparire tale; non lo diviene nemmeno negli avanzati anni Ottanta, quando la rarefazione quantitativa dei tratti impiegati nelle tavole aumenta, specialmente in quelle concepite per ospitare il colore.
Nel 1977 nasce la serie Petra chérie (raffigu-
rata nell’immagine a destra), basata sulle avventure di un’avia-
trice polacca in forza nella Prima Guerra Mondiale, ricca, aristocratica e istruita (parla sei lingue senza problemi, vive in una grande casa a Sluis, nell’Olanda neutrale, amministratrice della società commerciale di famiglia).
Petra esce sul diffusissimo settimanale cattolico Il Giornalino, che la fa debuttare con l’episodio Dolci nebbie di Fiandra. Un contenitore di fumetti e attualità che è la versione per ragazzi di Famiglia cristiana non può non tacere i risvolti della vita di Petra che adombrerebbero troppa audacia per un pubblico giovane da non turbare.
Nell’epoca della scoperta del femminismo e dell’autocoscienza, che i movimentisti old fashion etichetteranno sbrigativamente come riflusso, Petra non nasconde di aver conquistato un’invidiabile indipendenza anche sessuale già parecchi decenni prima delle rivendicazioni contro il porco maschio sciovinista. Dai suoi episodi fumettati si ricava che ha avuto incontri e flirt variegati, anche eccellenti come quello con Lawrence d’Arabia, ma (disdetta!) non può mostrarli più di tanto ai lettori, nemmeno quando Micheluzzi torna in possesso del personaggio e potrebbe decidere di gestirlo in libertà, senza censure. Ma preferisce occuparsi d’altro, e lasciarsi Petra alle spalle.
Sul mensile della Milano Libri Alter, così, quello che è ormai è un architetto non praticante lancia una nuova saga più adulta. È quella dell’avventuriero Marcel Labrume, con la quale ottiene un esito più che buono: nel 1985 l’album che ne raccoglie le avventure è premiato come il migliore dell’anno dall’esigente giuria del Salon international de la bande dessinée di Angoulême.
Come Petra, anche questo nuovo personaggio di Micheluzzi nasce sotto il segno dell’aviazione e della nebbia: il suo cognome suona come la brume, che in francese significa, appunto la bruma.
Riprendiamo il discorso fra qualche post, okay?