IL “PINOCCHIO” DI GIANFRANCO GRIECO

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Da un po’ di settimane il quotidiano La Repubblica sta diffondendo in edicola un nuovo collaterale: la collana di volumi che, al ritmo di due riduzioni a fumetti alla volta, ripropone i più grandi successi dei lungometraggi disneyani in vignette, da Finding Nemo al Libro della Giungla, da Cars a Cenerentola.

Data l’assenza di articoli esplicativi e dei credts relativi agli autori delle opere, alcune informazioni sfuggono agli appas-
sionati che acquistano i volumi. Per questo, almeno una volta ci soffermiamo sul tema, interrogando uno dei realiz-
zatori di una delle opere, in particolare quella dedicata al burattino collodiano, pubblicata nel secondo volume della collana.

Le immagini di questo post si riferiscono appunto a Pinocchio. L’autore di scena è Gianfranco Grieco, meglio noto come scultore e produttore di figurines tridimensionali, ma anche vignettista, illustratore e autore di fumetti.

Gatto_e_volpe

Con Gianfranco parliamo delle circostanze in cui è nato questo suo pinocchiesco lavoro.
A lui la parola.
Ci servono dettagli, nomi, date, caratteristiche tecniche dell’opera, vedi un po’ cosa ti ricordi, una quindicina di anni dopo…

Dunque, dunque…
il libro che ho realizzato su Pinocchio è uscito in Francia nel lontano 1994, stampato nel giugno, per la Dargaud. Era inserito nella collana Les Classiques du Dessin Animé en Bande Dessinée.

Ergo, ci ho lavorato durante il 1993, ma i ricordi sono un po’ confusi. Mi ricordo di un’estate particolarmente hard&hot di lavoro (nel frattempo avevo iniziato a lavorare sulle “viste” dei bagnischiuma in 3D per un’azienda di Milano e lavoravo sia su personaggi Disney, che Warner Bros., che Hanna-Barbera. Cosa peraltro poco gradita alla Disney e anche alla Warner… Nessuno ufficialmente sapeva nulla, ma di fatto tutti erano al corrente che questa ditta lavorava con marchi in concorrenza fra loro).

Per questa grande opportunità di disegnare Pinocchio, non ringrazierò mai abbastanza Guadenzio Capelli, l’allora direttore di Topolino che proprio nel 1994 lascerà la Disney.
Capelli aveva visto in me un disegnatore eclettico (definizione sua) non particolarmente legato al mondo Disney, e quindi indicato per disegnare i Classic Characters, che non sono Paperi & Topi, ma i personaggi dei lungometraggi animati, da Biancaneve in poi.

Capelli volle, fortissimamente volle, che questa operazione andasse in porto e, di fronte alla mia iniziale titubanza, mi disse una frase che suonava così: “Non faccia la stupidaggine di perdere un’occasione come questa”.

La responsabilità della mia entrata in Disney nel 1990 circa, invece, fu tutta di Carlo Chendi, che conoscevo da ragazzino quando timidamente volli conoscere Luciano Bottaro e mi si aprì davanti agli occhi il fantastico mondo del fumetto, lo Studio Bierreci, le mostre al Castello di Rapallo, il tavolo di lavoro di Luciano, i suoi pennini, pennelli, le matite, le sue tavole. Ma questa è un’altra storia.

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Con Carlo lavorerò soprattutto per la rivista Cip & Ciop, facendo le matite per i fumetti di Cip e Ciop, Bambi e Winnie the Pooh.

Bambi era stato il mio grande amore fin da bambino e quindi gli chiedevo sempre più spesso storie con i suoi personaggi. Quelle storie le disegnavo di notte, perché durante il giorno con i miei soci dello Studio Haus che avevamo aperto a Milano, mi occupavo di grafica pubblicitaria ed editoriale, design e illustrazioni per diverse riviste della Mondadori e della Rizzoli. Quindi, il tempo che avevo a disposizione era davvero pochino.

La riduzione a fumetti di Pinocchio fu per me un vero e proprio “tormento e estasi”.
Rappresentava una grande opportunità per me, ma anche e soprattutto per la Disney italiana e per la neonata Accademia Disney, che in questo modo potevano ampliare le possibilità di lavoro dei propri artisti e non limitarsi alla produzione di tavole dei Paperi e Topi, che già l’Italia sfornava in grandi quantità, ma di allargarsi alla produzione di libri e riduzioni a fumetti legati ai lungometraggi Disney.

Di sicuro, non ero il primo artista Disney italiano ad affrontare un’operazione del genere. Giorgio Cavazzano aveva realizzato, qualche anno prima, la riduzione disegnata di Basil l’investigatopo e mi sembra che qualcosa avessero fatto anche Romano Scarpa e Giovan Battista Carpi.

L’operazione era particolarmente complicata ed elaborata.

Esisteva una bellissima riduzione a fumetti di Pinocchio della Disney fatta durante la lavorazione del cartone animato realizzata da Hank Porter e Bob Grant, due giganti tra gli artisti Disney.

Io dovevo “allungare il brodo”, si trattava di raddoppiare le tavole, mantenendo lo stile del fumetto esistente e naturalmente lo stile del cartone animato originale. Proprio un lavor da nulla, no?
In qualche caso ho dovuto ritoccare delle loro tavole, per renderle meno cupe e più moderne… Per me era un delitto, cercavo di farlo il meno possibile, ma puntuali arrivavano le correzioni e le indicazioni di “ripulire di più il disegno originale”. Una sofferenza.

Odiavo e ancor oggi odio intervenire sui disegni degli altri. Ma ancor più impegnativo era lavorare sulle nuove vignette, non c’erano i model-sheets originali (che magicamente spunteranno fuori a lavoro terminato) e esistevano poche immagini del cartone animato. Mi avevano fornito, a metà lavoro, una vecchia cassetta vhs del cartone animato che mi serviva come ispirazione e suggestione e che avrò visto e rivisto centinaia di volte.

Naturalmente, la mia giornata di lavoro sul Pinocchio iniziava alle 9 di sera, dopo aver “sgobbato” per tutta la giornata su altri progetti e disegni, e la tiravo fino alle 2 o le 3 di notte. I miei due soci sulle prime, cercavano di dissuadermi, ma invano. Avevo “visto la luce” ed ero in missione per conto di Disney!

La sceneggiatura o scénario era di Merril de Maris, l’adaptation di Regis Maine ed ero seguito passo, passo dal reparto artistico della Disney di Parigi, che ai tempi aveva la supervisione di tutta la produzione Disney di tutta Europa.

Il © delle immagini è Disney.

  • Gianfranco |

    Caro Gianfranco qui Gianfranco,
    … come dimenticare quei momenti! Nemmeno sotto tortura ammetterò l’azione di copertura, puoi stare tranquillo…
    Quella posa robotica dietro al grande Bottaro, sembra davvero “costruita ad hoc” e invece ero proprio rapito dagli alieni, in quel momento :)))
    Ma il tuo scatto dove mi immortali con Liberatore è ancora più importante per me, da consegnare ai posteri.
    Mi aveva appena dato l’ok per realizzare la statua di RanXerox. Ero visibilmente in visibilio, anche se nella foto in realtà sembriamo due della Banda Bassotti, raggianti per aver appena svuotato il deposito di Paperone. RanXerox, è doveroso citare anche il grande Stefano Tamburini per averlo pensato, svezzato, costruito pezzo per pezzo con i componenti di una vecchia fotocopiatrice, era davvero un’icona per noi giovani scriteriati figli del ’77, de Il Male e di Cannibale, che abbiamo attraversato gli anni ’80 in un lampo e nonostante tutto ce li troviamo sempre nei piedi perchè l’orologio della storia invece di andare avanti spesso va all’indietro.
    Ma la statua non si fece mai… ma questa è un’altra storia.

  • Gianfranco |

    Caro Gianfranco qui Gianfranco,
    … come dimenticare quei momenti! Nemmeno sotto tortura ammetterò l’azione di copertura, puoi stare tranquillo…
    Quella posa robotica dietro al grande Bottaro, sembra davvero “costruita ad hoc” e invece ero proprio rapito dagli alieni, in quel momento :)))
    Ma il tuo scatto dove mi immortali con Liberatore è ancora più importante per me, da consegnare ai posteri.
    Mi aveva appena dato l’ok per realizzare la statua di RanXerox. Ero visibilmente in visibilio, anche se nella foto in realtà sembriamo due della Banda Bassotti, raggianti per aver appena svuotato il deposito di Paperone. RanXerox, è doveroso citare anche il grande Stefano Tamburini per averlo pensato, svezzato, costruito pezzo per pezzo con i componenti di una vecchia fotocopiatrice, era davvero un’icona per noi giovani scriteriati figli del ’77, de Il Male e di Cannibale, che abbiamo attraversato gli anni ’80 in un lampo e nonostante tutto ce li troviamo sempre nei piedi perchè l’orologio della storia invece di andare avanti spesso va all’indietro.
    Ma la statua non si fece mai… ma questa è un’altra storia.

  • Nunziante |

    Inserisco subito il nome di Davide Veca nella mia scheda!

  • Gianfranco Goria |

    Dimenticavo, Gianfrà, che come avrai (ri)visto su http://www.afnews.info/public/afnews/news002/newsitem1207551529,17858,.htm
    c’è quella che feci in cui appari dietro a Bottaro, tutto inclinato in avanti come un noto albo a fumetti di Schuiten e Peeters… eheheh!

  • Gianfranco Goria |

    Be’, Gianfranco, a parte l’omonimia, ti ricordo sempre con affetto anche per la tua “azione di copertura” in terra di Francia… Ragazzate, certo, ma divertenti! 😉

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