DON ROSA E GIORGIO CAVAZZANO AUGURANO BUON 2008

Don_e_ranfagni_padrejpg

Dopo un bel po’ di tempo, l’irriducibile Ettore Ga-
brielli
, re-
dattore capo de LoSpazio-
Bianco.it, ha pubblicato on line una
antica inter-
vista col Maestro del Kentucky Don Rosa, inserita in uno speciale per i sessant’anni di Pape-
ron De’
Paperoni. Per leggersela tutta, basta andare all’indirizzo http://www.lospaziobianco.it/4344.

L’intervista è perfetta per aiutarci ad augurare in allegria “Buon anno” (insieme a questo blogger e ai suoi pards) a chicchessia.

L’incontro con Don, del quale quella proposta oggi è la “sbobinatura” editata, si era tenuto un paio di anni fa a Firenze in un elegante ballatoio riadattato a sede di mostre, davanti a una fitta platea, in occasione del Comics Contest (come mostra anche la foto che immortala una locandina della manifestazione un po’ funestata dalla pioggia appesa alla parete, sotto la lapide della Polizia Municipale di colà.

Con Don e il presente blogger, è fotografato Papà Ranfagni, lettore e collezionista di fumetti, genitore dell’animatore Gabriele Ranfagni che ha effettuato lo scatto).

Questi tre sorrisi (uno dei quali raccapricciante) siano di auspicio per l’anno che lemme lemme se ne viene questa sera, e che (speriamo) con molta virulenza spazzerà via le troppe miserie e nefandezze di cui è stato testimone il 2007.
Per sostituirvi le sue, naturalmente, mica c’è da stare troppo allegri.

In ogni caso, il 2008, porterà perfino qualcosa di buono.
Mi assicura un cognato da parte di padre di Fox, che nel contempo è pure figlio di secondo letto di Branko (e quindi di cose future ne capisce), che:

Defalco

a) il 2008 suggellerà l’ultimo rantolo della pessima Seconda Repubblica,

b) sarà risolto definitivamente il Conflitto d’Interessi (si notino le maiu-
scole),

c) l’edicola si riempirà di riviste a fumetti molto ben fatte e vendute,

d) le ante di Porta a Porta si serreranno per sempre dopo aver allon-
tanato dai teleschermi Bruno Vespa.

e) Infine, sarà anche l’anno in cui le tasse dei cittadini cesseranno di finanziare con beffarda insensatezza i giornali che nessuno acquisterebbe nemmeno sotto tortura, e di conseguenza anche di foraggiare i cronisti venduti che li popolano. I quali (dicono le previsioni) ripiegheranno sulla seconda attività più antica del mondo a loro ben nota e verso la quale sono portati.

Per agevolarli, gli amici della casta politica stanno approntando da tempo un disegno di legge sulla riapertura delle case chiuse: un testo davanti al quale anche la senatrice Binetti e gli emissari del Vaticano dovranno capitolare, vista l’emergenza.

Insomma, qualcosa di buono il 2008 lo porterà.

Intanto, tra i ringraziamenti di rito, uno doveroso va all’amico blogger Graziano Origa e al suo socio Joe Zattere, gestori di un nuovo sito che si prospetta mirabolante su Fumetti d’Italia, la rivista di informazione e immagini sui comics italici del giro di secolo, ancora disponibile in piccole derrate per collezionisti hard core. Una rivista che leggono tutti, persino l’editor Marvel Tom De Falco, ritratto da Joe a suo tempo (vedi foto sopra).

L’ indirizzo di Fumetti d’Italia è il seguente, per di più linkato alla pagina in cui si chiacchiera un po’ del mio volumetto:
http://fumettitalia.blogspot.com/2005/12/irripetibili.html

Dall’intervista di Don estraggo un paio di domande, una fatta da me, un’altra da una persona del pubblico presente in sala.

Prossimamente un lungo incontro con Don su queste pagine web, insieme alla scoperta (tramite Alberto Becattini) del bravissimo e poco noto Frank McSavage, la rivelazione del Dottor Male, un excursus sulle ceramiche da collezione, una stigmatizzazione del pessimo comportamento degli operatori Tim, uno sguardo ai Puffi (e a Fabrizio Mazzotta), l’illazione più gettonata sul cantante della sigla dei cartoons di Lamù e tutto quello che avreste voluto sapere su Lupin III (insieme a molto altro, naturalmente, che si prepara per il nuovo anno).

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LB: Cominciamo con una domanda classica: perché hai deciso di diventare fumettista?


DON: Fin dalla piccolo sapevo di esser destinato a portare avanti l’azienda dei miei genitori, fondata da mio nonno, arrivato negli Stati Uniti da Maniago, in Italia; per me disegnare non era altro che un hobby. Un hobby che ho avuto da sempre, anche grazie a mia sorella, di quindici anni più grande di me, che aveva la casa piena di fumetti. Una passione che portavo avanti assieme a quella per i film degli anni Cinquanta-Settanta.

Da ragazzino collaboravo con una fanzine dove riversavo entrambe queste passioni, sotto forma di articoli e di strisce, e continuai a farlo anche nella rivista d’istituto delle scuole superiori e in quella del college.
College al quale mi sono iscritto non per studiare disegno, ma ingegneria, così l’unico tipo di disegno che facevo era quello meccanico.

Per questo motivo, potrei benissimo fare una lezione su come NON si disegna un fumetto. I miei disegni sono un po’ rigidi, ci sono più dettagli di quelli che dovrebbero esserci, più del normale, ma mi piace tantissimo farli così. Ad alcune persone piacciono, ad altre no.



Per confermare le sue parole, Don Rosa inizia veramente una lezione, tenutasi tra l’ilarità generale, mostrando come non si disegna: usando la riga per tracciare il profilo di un bastone, il goniometro per calcolare la rotondità di una testa, il compasso per calcolare che la distanza delle basette sia la medesima sia a destra che a sinistra, e così via.



PUBBLICO: Alla mostra di Angoluême (vedi foto, NdR), lei e Giorgio Cavazzano vi siete incontrati per la prima volta. Da tempo l’autore italiano ripete che una delle sue speranze è di poter disegnare una storia scritta da Don Rosa. Avete avuto modo di parlarne?


DON: Preferisco essere un autore completo.
Se scrivo una storia o una sceneggiatura, e la lascio disegnare a un altro, temo che lui non riesca a rendere tutti i particolari. Un disegnatore ha sempre il vizio di aggiungere qualche piccola gag, e questa può essere vista come una piccola offesa allo sceneggiatore, come se non avesse scritto una storia abbastanza divertente e ci fosse bisogno di qualcos’altro. Quindi la risposta per ora è negativa, anche se c’è una storia che ho scritto circa quindici anni fa, che ho venduto alla Egmont e che è in attesa di un disegnatore. Una storia nata in occasione speciale, l’inaugurazione di un parco con le attrazioni dei personaggi Disney. La storia si distingue perché, pur essendo una storia di paperi, il vero protagonista è Topolino. La storia non ebbe mai occasione di essere pubblicata, o non è piaciuta abbastanza, ed è rimasta nel cassetto. Essendo stata acquistata dalla Disney, la storia è di fatto disponibile per essere disegnata e pubblicata.

A proposito di Cavazzano, c’è una cosa curiosa che abbiamo scoperto, ovvero che potremmo essere parenti! Una delle sue nonne di cognome fa Rosa, e viene da un paese fuori Venezia, così come una sua zia, e quindi può darsi che ci sia qualche parentela alla lontana!

  • Moerandia |

    Grazie per l’esauriente risposta. Però, che complicazione, comunque, se erano tutte produzioni dello studio di Bonvi allora chi detiene i diritti delle strisce “Gangsters” e dell’altra che non ricordo, e chi li amministra, sono le stesse persone che detengono i diritti sui personaggi di Bonvi e coloro che li amministrano, se ho capito.
    Si, non c’erano dei begli articoli all’interno di 1000fumetti, delle spaventose rassegne di curiosità ad esempio …
    Saluti 😉

  • luca boschi |

    Ciao, Moeri e Armando!
    La situazione è complicata. Già in passato avevamo chiesto chi fossero queste persone, dello studio di Bonvi, che collaboravano con lui nei primi anni Settanta. Era un po’ un sistema di lavoro a catena, perché siccome la Alpe pagava molto poco, il segreto era produrre il più possibile. Direi che Cattivik (ma anche Capitan Posapiano) fosse il personaggio al quale Bonvi teneva di più. E anche in quel caso si chiedeva ai “ragazzi”, tra cui “Guidino” (Guido Silvestri, alias Silver) di realizzare una serie di “aperture” (prime vignette di grande formato con inquadrature notturne sulla città) che poi potessero venire abbinate alle trame delle singole storie. Una volta che qualcuno le avesse decise, naturalmente!
    Queste strisce della Alpe erano ritenute minori, e ci finivano di solito gli assistenti. A Bonvi chiesi chi fosse Mess, se non erro, e mi disse solo che era “uno che poi aveva smess”!
    Forse Clod (Claudio Onesti) ricorda l’identità di qualcuno degli altri. “Dan” potrebbe anche essere Daniele Fagarazzi, amico di Bonvi e Castelli, assistente di Carlo Peroni – Perogatt. Sul “Corriere dei Ragazzi”, però, si firmava “Dani”, quando realizzava le tavole della rubrica “Tilt!” (anch’essa di Castelli, Bonvi, Peroni…).
    Altra illazione: “Guidi” potrebbe stare per il solo “Guidino” Silver, oppure per lui in combutta con un altro Guido.
    Del giro avrebbe fatto parte anche il mio ex socio nella prima Granata Press Roberto Ghiddi, ma direi che scambiare “Guidi” con “Ghiddi” è un po’ troppo, e all’epoca era troppo giovane.
    Infine, una precisazione per Moeri: la rivista “1000fumetti” , alla quale ero tentato di accennare in “Irripetibili” (ma era troppo collaterale, lo farò nel libro sul fumetto comico italiano, nel 2020), non aveva materiale originale. Era il tentativo di camuffare da rivista dei contenuti che nascevano pere i vecchi pocket per ragazzi, in particolare quelli più sperimentali: storie di Ro Marcenaro, di Gianni Pegoraro, Giancarlo Tonna, di Franco Aloisi. Ma c’erano anche i più “per ragazzi” Whisky e Gogo, e Pepito!
    Le strisce erano fondamentali per dare una parvenza di rivista. Gli articoli erano raccapriccianti, e mostravano chiaramente che la gente della redazione, Teresa Comelli e Leonello Martini in primis, “facevano finta”, cavalcavano un’onda editoriale di cui non conoscevano l’alchimia.
    L.

  • Armando |

    Il munifico gestore del presente blog mi ha recentemente omaggiato di un “Raccolta Tutto Cucciolo” del 1975, che riproponeva due “Tutto Cucciolo” di inizio 1972; in entrambi compaiono i “Gangsters”, che sono pero’ firmati proprio da Clod.
    Invece, “Dan 71 e Mess” firmano un paio di strips intitolate “Western” (altre sono invece siglate “Guidi”)… Aiuto, Luca!

  • Moerandia |

    Grazie della risposta. La maggior parte delle strisce di “Eureka” mi piace, se c’è qualche notizia in merito (come questa, o come la recente scomparsa di Howie Schneider) le dedico un post apposito. Sono autori che avevano una abilità discreta nel muovere alcuni caratteristi per anni senza mai annoiare nessuno. Con quello che c’è in edicola al giorno d’oggi sono davvero cose da rimpiangere.
    Avrei una domanda io: sto rimpiangendo da anni di non avere acquistato una raccolta del “1000fumetti” della Alpe, poi sparita; ho comunque acquistato alcuni numeri sfusi. In quella raccolta compariva tralaltro una striscia di Clod di cui non ricordo nulla se non che non era “Gli Olimpiastri”, anzi, forse era persino una striscia militarista come le “Sturm”. Nei numeri che ho acquistato invece non c’era, ma in uno ci sono delle divertenti strisce (un tantino bonviane) intitolate “Gangsters”, firmate “Dan 70 e Mess”. Altre cose sparite senza ristampe.
    Ora, se posso, vorrei chiedere: sa chi sono questi due autori, ed ha idea di che striscia fosse quella di Clod?
    Grazie per l’attenzione ed ancora auguri.
    G.Moeri

  • luca boschi |

    Il sig. Luca Boschi saluta e ricambia!
    Tom De Falco assomiglia a Marcello Toninelli? Separati dalla nascita? O sarà un intervento fatto da Joe Zattere in Photoshop?
    Mah, non credo…
    E purtroppo, temo che la decisione di Tom K. Ryan di mollare non influisca molto sul mondo delle strisce quotidiane e delle tavole domenicali.
    Certo, se non ci fosse stata l’Editoriale Corno a pubblicarlo, non avremmo mai conosciuto né lui, né il suo West.
    E dopo Luciano Secchi, il diluvio (sostanzialmente).
    Pensa (pensi, se devo darle del lei) a come non abbia mosso una foglia la decisione di un autore ben più celebrato, influente e contemporaneo come Bill Watterson, quando (anche per protesta) ha chiusa baracca e burattini sospendendo la serie amatissima di “Calvin & Hobbes”.
    Mi sa che in fondo la morale sia che non si dovrebbe mollare, perché quando lo si fa, (quasi) nessuno viene a dolersene da te, e spesso il posto tuo, di autore della serie, e quello dei tuoi personaggi, sono occupati in fretta da altri. Altri cartoonist e altre creazioni della fantasia.
    Ci vuole un’opera di “memoria continuata”, bisogna far sapere e ricordare, per tener vivo l’interesse e il ricordo, e valorizzare i creatori.
    Posso chiederti/le perché la serie di “Colt” ti piaceva tanto, a te/lei come a Gianfranco Goria, che l’ha dichiarato in un suo lancio di agenzia?
    Ciao!
    L.

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