Varie comunicazioni, soprattutto visive.
Innanzitutto un annuncio. Sono in arrivo…
A) Eccezionali schede cronologiche esaustive, curate da Alberto Becattini, su geniali fumettisti americani poco noti come Frank McSavage, Marty Taras e Lynn Karp.
B) Un excursus esaustivo per i collezionisti di ceramiche Disney (e non solo), a cura di Aldo Calabrese.
C) Un misurato quantitativo di interviste inedite lussuriosamente illustrate, alcuni ricchi premi, un misurato numero di cotillons.
D) Un incontro nell’ateneo pisano lunedì della settimana prossima, con tutti i dettagli in cronaca tra un paio di post.
Trailers a parte, una necessità s’impone. Ai due ultimi post inviati e commentati, anche per la gioia del satirico Lele (grosso fan di Luttazzi), e per quella del marito di Mariantonietta, serve un corredo visivo più consistente.
Beccàtevi, quindi, qualche Katzenjammer in più.
Ecco (sotto) una vignetta firmata Dirks (col pirata ricordato da Moeri), e una locandina abbinabile a un fotogramma della M.G.M., dove (lo si vede chiaramente anche da qui, all’inizio del post) lo stile un po’ “rubizzo” e non omologato della dinastia Dirks, più arcaico quello di Rudolph e più addome-
sticatamente pacioso e morbido quello di John, è stato tramutato in uno standard da animazione priva di ironia alla Hugh Harman e Rudy Ising, grandissimi professionisti della prima ora (erano nell’originario staff di Walt Disney, prima del “tradimento” ispirato dal distributore Charles Mintz ai tempi di Oswald the Rabbit, vedi qualche post fa).
Grandissimi professionisti, ma carenti di ispirazione ironica e di verve al passo coi (loro) tempi.
E pensare che in contemporanea, alla Warner Bros., si realizzavano cortome-
traggi scoppiettanti e originalissimi (diretti da Bob Clampett, da certo Chuck Jones), mentre alla stessa M.G.M. stava per esplodere il genio di Tex Avery, pronto a spazzare via all’interno della casa produttrice i soggetti che fossero meno che esplosivi (e dire che gli spunti per fare degli indimenticabili corti di Bibì e Bibò abbondavano nei loro fumetti).
Qui, troviamo nasi rossastri, espres-
sioni perplesse… Nessuna traccia della succulenta aggressività che i fratelli Fleischer e il loro staff avevano profuso nei film di Popeye, compiendo un’analoga operazione traspositiva col marinaio guercio di Elzie C. Segar…
Insomma, i film di Bibì e Bibò (che a me piacciono comunque, per più di
una ragione, ma è lo studioso che parla, non il fruitore spassionato che vuole divertirsi) non funzionavano. E infatti sono stati interrotti in fretta, insieme alle gigioneggianti e troppo buoniste, e superate Happy Harmo-
nies, per far posto alla straordinaria artigianalità di Hanna e Barbera e, appunto, all’insuperabile Tex Avery, la cui violenza ridanciana avrebbe influenzato involontariamente anche i cartoons di Tom & Jerry, confe-
zionati nello stesso (splendido) condominio.
La foto del post non c’entra col resto. Mi è stata evocata da Stefania B. di Torino (lettrice di Totem Comic che si è rifatta viva giorni fa, e alla quale dedico tutto il discorsetto, per quel che può valere), immortalata mentre ci osserva quando aggiungo mezza faccia alla totemaniaca bruna.
Lo scatto si riferisce al primo, piovosissimo Totemraduno tenutosi a Bologna a metà anni Novanta, con il complesso I Tetti Toscani (vincitore del rock contest) e altri amici musicisti di Monopoli (BA), con Piersandro Pallavicini, gli amici di Striscia Max Greggio e David Lubrano, Luigi e Monica, Milo Manara, Lucia e altri redattori del “Mercatino dei Pidocchi”, Francesco e Roberto Rocca, il fotografo Jacopo Tassi-Giardini, Zap e Ida e molti altri, fra cui una giovane Morgana, cantante di cui riproduco una locandina natalizia delle prossime tappe, col complesso Jelly More dove agisce insieme alla “spettacolare” Rebecca (tutte le notizie in merito sul loro sito http://jellymore.it/).
In Irripeti-
bili non si parla del peri-
odo del To-
temraduno, perché leg-
germente successivo all’arco tem-
porale ab-
bracciato nel libro, anche se propaggini di commento si estendono fi-
no alla fine del secolo (ma il corpo del-
l’analisi va sino ai primi anni Novanta).
Tuttavia, dei fumetti comici di Totem ri-
parleremo in futuro non troppo ante-
riore, oh, già!