Vito Lo Russo, animatore di vaglia e organizzatore di mostre (è lui il “Vito” che qualche tempo fa ha messo i puntolini sulle “i” a proposito delle mostre romane, e rispetto alla cronica carenza di finanziamenti per le iniziative culturali legate al nostro piccolo mondo nuvoloso e animato), ci ha mandato una curiosa informazione.
Riguarda una scoperta scientifica singolare che avrebbe fatto sobbalzare sui tavoli da lavoro Stan Lee e Steve Ditko.
Grazie, Vito!
L’ha inviata un visitor che si firma Giovanni al suo blog, collegato a “Gulp! Supergulp!” (per tutte le informazioni in merito, e per risalire alle altre più generali, basta guardare alla pagina http://gulpsuper-gulp.blogspot-.com/2007/-08/spider-man-classic-in-tv-su-rai2.html).
Vi giro il commento più o meno così com’è giunto a Vito. L’immagine qua sopra è, ovviamente, la celebre copertina del 45 giri-tormentone degli 883. Un brano che a suo tempo fece lievitare, fungendo involontariamente da jingle, le copie del venduto dell’albo marveliano “Uomo Ragno”, all’epoca ancora gestito dalla Star Comics Editrice di Giovanni Bovini.
Per inciso, Spiderman sarà tra pochi giorni il protagonista e il perno di una mostra, a cura del Comune di Roma, presso le sale espositive del Vittoriano (zona fra piazza Venezia e via dei Fori Imperiali). L’inaugurazione avverrà durante il complesso di iniziative che l’organizzazione capitolina ha previsto per la “notte bianca 2007”, la notte tra 7 e 8 settembre prossimi. Anni fa, nella stessa occasione era stata inaugurata da Walter Ego Veltroni (come lo chiama Beppe Grillo, ma a noi è simpatico) una bella mostra su Andrea Pazienza.
Nicola Pugno, ingegnere e fisico italiano del Politecnico di Torino, avrebbe trovato la formula per realizzare una tuta da “uomo ragno”, e chi lo indosserà sarà capace di arrampicarsi sui muri o camminare su qualsiasi superficie verticale e al soffitto senza alcun sforzo, proprio come fanno i gechi e i ragni.
La formula, descritta sull’ultimo numero di “Journal of Physics”, è basata sulla tecnologia dei nanotubi di carbonio; prevede come ingrediente base una colla molto speciale fatta di molecole uncinate che funzionano come microscopici velcri (tipo di chiusura rapida). Questa colla permetterebbe ad un qualsiasi corpo più o meno pesante sia di aderire ad una superficie, sia di staccarsene con facilità.
Questa tecnologia è stata ulteriormente potenziata sfruttando le forze di Van Der Waals, ovvero quell’attrazione che le molecole esercitano l’una con l’altra quando sono molto vicine: la stessa forza che permette ai gechi di camminare su superfici verticali e liscie senza l’intervento di secrezioni adesive, in quanto l’estremità delle loro zampe è ricoperta da milioni di peli che moltiplicano la forza di interazione con le molecole della superficie.
Secondo quanto riferisce Pugno, nella sua ricerca, gli uncini e la peluria adesiva realizzati sono autopulenti e resistenti all’acqua e rendono la tecnologia molto interessante per numerose applicazioni. Guanti e scarpe così muniti potranno essere usati dai lavavetri dei grattacieli, che troveranno così meno faticoso il loro lavoro. Ma saranno utili anche per realizzare indumenti da impiegarsi per esplorare fondali marini o le profondità delle grotte terrestri.
Le due vignettequa sopra, a grande richiesta, sono ancora farina del sacco di Dan Gordon. Riguardano di nuovo il suo supereroe felino, longevo personaggio ideato, forse, da Richard E. Hughes (http://en.wikipedia.org/wiki/Richard_E._Hughes), a quanto si buò dedurre osservando le analogie fra le storie del gatto e quelle dell’altro supereroe stralunato di Hughes, Herby (http://en.wikipedia.org/wiki/Herbie_Popnecker, e anche http://www.toonopedia.com/herbie.htm), firmato sotto lo pseudonimo di Shane O’Shea.
Ci sarebbe molto da rilevare, commentare e descrivere (l’inchiostrazione veloce, l’essenzialità espressiva del disegno e la simpatia del tratto), ma oggi lascio volentieri questo compito a chi eventualmente abbia voglia di accollarselo.
Mi limito a far notare che in questo caso l’autore si firma con il suo caratteristico nickname, scritto in corsivo minuscolo, “Dang”.
Un po’ come il suono di un mestolo di alluminio che cade.