TRA “W.I.T.C.H.” E “OLTREMARE”: INTERVISTA A MONICA CATALANO

W70_pinuprough_e_clean_di_mcatalano

Questo blog, com’è noto, si occupa anche di giovani talenti. E di chiacchierate con loro, come dimostrerà questo ciclo di interventi autunnali, con autori di fumetti vecchi e nuovi che dicono la loro e, volendo, si sottopon-gono anche alle valutazioni e alle domande dei lettori, i quali possono raggiungerli tramite dei post che il sottosctitto girerà direttamente a destinatari, fungendo da bravo passacarte, che non porta pena.

Cominciamo con MONICA CATALANO, attuale disegnatrice di due serie diverse, la celeberrima e la nuova “Oltremare”.
Nel suo curriculum ci sono i regolari studi accademici (a Roma), un corso presso la Scuola Internazionale dei Comics di Dino Caterini (sempre a Roma), illustrazioni per la rivista femminile “Marie Claire”, La serie “Mick&Eva” per la Tesauro edtore, tavole autoconclusive per “Selen”, dell’editore Trentini.

Dopo una trafila piuttosto lunga, con lavori per Cioè Edizioni (“Isa&Bea” per Marco Iafrate nel 2002), un paio di collaborazioni per Piemme di cui una di prossima uscita, “Tea Sisters”, licenziato dall’agenzia Red Whale, Monica Catalano approda nel 2003 alla Disney/Buena Vista, dopo aver frequentato un corso presso l’Accademia Disney.
Ma cominciamo dal’inizio, parlando delle attività non strettamente fumettistiche.

LUCA: Se non erro, hai insegnato a lungo la tecnica del fumetto ai ragazzi delle scuole romane… Puoi parlarci un po’ di questa tua attività?

MONICA: Insegnare è un verbo pericoloso, soprattutto se penso a quanto ho imparato e quanto ancora devo imparare.
Circa dodici anni fa ho iniziato a collaborare con diverse scuole di zone limitrofe al quartiere in cui sono cresciuta, a Roma, proponendo corsi extracurriculari di tecnica del disegno di base e linguaggio del fumetto.
Ero spinta, oltre che dall’esigenza di lavorare liberamente con ciò che sapevo fare, anche dal desiderio di proporre una realtà, all’interno della scuola pubblica, che non ho conosciuto da bambina: mi sarebbe piaciuto poter imparare, tra i banchi di scuola, da persone che lavorano professionalmente con le immagini disegnate… Non scorderò mai le piccole lezioni di anatomia e proporzioni della figura fatte nelle ore di Educazione Artistica. Ne rimanevo affascinata.

W45_clean_su_perissinotto

LUCA: Che tipo di rapporto hai instaurato con gli studenti? Che età hanno?

MONICA: Il rapporto con gli studenti incontrati in questi anni è il frutto di un cammino nato insieme e ancora non finito. Si tratta di ragazzi tra gli undici e i tredici. Ragazzi che, come sai, a questa età sognano moltissimo di diventare grandi e di FARE qualcosa in futuro. Chiedono anche molto, quindi per poter dare loro, ho bisogno di “nutrirmi” ogni giorno di informazioni nuove, altrimenti non potrei soddisfare le loro curiosità e la loro voglia di andare avanti. Abbiamo sperimentato insieme come impiegare le nostre qualità creative. Il loro voler sapere mi spinge a fare ricerca. È un rapporto sempre dinamico e reciproco.

Così, dalle prime lezioni di basi del disegno, al racconto dell’arte sequenziale, al significato stesso della forma delle vignette, abbiamo concretizzato realtà nuove. Non scorderò mai Paolo che, incontrandolo a distanza di anni, mi disse con gioia che stava facendo dei disegni per una rivista americana di genere supereroistico, o Cristina che, diventata liceale, inventa spazi in metropolitana per fare mostre in città e decide poi di studiare grafica a Urbino.

Lì pensai: caspita! Allora devo darmi da fare di più! Che lezione!

Monica_e_linea

LUCA: Cosa ti ha spinto a scegliere il fumetto come mezzo di comunicazione?

MONICA: Non sono stata spinta a sceglierlo, è sempre stato lì.
Da bambina, nella casa della nonna materna, mi addormentavo la notte nella sua stanza da letto con la visione di fiabe illustrate che tappezzavano il soffitto: erano pannelli sui quali erano stampate immagini e parole, c’erano Biancaneve, Cenerentola, i tre Porcellini… un Disney anni Quaranta, e altro ancora che è andato perso nella memoria e… nel restauro di quel bellissimo soffitto…

LUCA: Vuoi dire che non c’è stato un attimo in cui, consapevolmente, hai deciso di occuparti di fumetti?

MONICA: Il primo disegno che mi ha fatto dire “da grande io farò questo!” è stato un carboncino realistico, su carta, fatto dal nonno materno: un uomo che non ho mai avuto la fortuna di conoscere perché morì giovane, ma che ha lasciato alla famiglia una grande eredità del senso artistico delle cose. Il disegno rappresentava due amanti: lui aveva uno sguardo molto intenso e guardava lei tenendola in braccio, sullo sfondo un rosso così caldo che completava quella comunicazione. Fu amore a prima vista!
Poi, alle scuole medie, nonostante la difficoltà di impatto con le lezioni di Artistica che imponevano di “guardare” per trovare le proporzioni tra gli oggetti, l’amore per le matite mi portava a raccontare persino le storie dei miei compagni di classe, trasformandoli in personaggi che rivivevano tra le pagine dei loro diari.
Intanto, in casa continuava ad entrare “Tex”, grazie alla passione che mio padre ha sempre avuto per il ranger… Le pagine di Ticci… Gli uomini e le azioni disegnate da Villa: pomeriggi interi passati a copiare e a ridisegnare quei panneggi e quelle pose così naturali!

LUCA: È stato frequentando il Liceo Artistico, che hai avuto modo di scoprire diversi modi di comunicare con le immagini?

MONICA: In quel periodo sono state importanti le “trovate” al di fuori delle lezioni. Con una mia compagna di classe realizzammo “Ivan Maria nel Paese Delle Meraviglie”, remake su carta della famosa animazione. I personaggi erano i compagni di classe e i professori. Che ridere!
Ivan incontrava tutti loro in situazioni grottesche e surreali, tanto che poi erano diventati tutti personaggi fantastici e, dal fantastico alla realtà, si era realizzato uno scambio: “io, con le mie caratteristiche, divento il personaggio della storia che sto vivendo”… Troppo potente!
Non potevo rimanere indifferente! Scoprii un mondo!

Incontrai a distanza di anni, il mio professore di artistica delle medie, che venne ad insegnare anche al Liceo e, quando seppe di un gruppo di fumettari, mise in piedi il corso pomeridiano di fumetto.
Da lì non ne sono più uscita. L’amore continuava e si rinnovava!

FINE DELLA PRIMA PARTE
Le due immagini sono dei “dietro le quinte” di “W.I.T.C.H.”, un schizzo con “clean-up” di Monica, e una tavola intera sempre di “clean-up”, su matite di Giada Perissinotto.
La ragazza che saluta entusiasticamnte Mr. Linea (di Osvaldo Cavandoli) è l’autrice stessa, in uno scatto di un mesetto fa.

Il © delle immagini è Disney/Buena Vista

(continua nei prossimi giorni)

  • Luca Boschi |

    Grazie, Mirella!
    Approfittane per chiedere direammente tu notizie, informazioni e dritte a Monica. Tra poco, vedrai anche altri suoi personaggi su questo blog (è questione di ore)…
    E adesso ecco la risposta per Enrico Faccini!!!
    Non ti chiedo (ovviamente) di rivelare prima del tempo ciò che di citazionista c’è nella tua ultima storia (prima dell’uscita, che avverrà fra qualche mese, la sua consegna avviene oggi, 7 settembre, riassumo). Ma sappi che con la tua dichiarazione strisciante hai destato la curiosità mia e di uno stuolo di lettori disneyani “hard core” che apprezzano moltissimo le tue storie. Soprattutto se sono tue “testi e disegni” tutto compreso.
    Quando ci rilasci VARIE tue interviste?
    🙂
    L.

  • Mirella Menciassi |

    Bellissima questa intervista, Luca!!!
    Non vedo l’ora di leggere il seguito!!!
    Bravo ^_^!!!!

  Post Precedente
Post Successivo