Scorrendo le avventure a fumetti realizzate in America (e non solo), anche con i personaggi più irriverenti e disimpegnati, si ha la sensazione che quel popolo, stipato di contraddizioni forse più di qualunque altro, abbia comunque un merito: quello di avere digerito ed esorcizzato pur nelle sue più micidiali asperità, la sua storia passata, considerata una sorta di “patrimonio condiviso” di fatti, personaggi e conoscenze.
Gli americani sembrano unanimemente orgogliosi dei loro eroi e politici, al punto di valorizzarli, addirittura, illuminandoli con un’aura di mito. Così, anche quella che per noi, lontani nello spazio e nel tempo dall’epopea della Frontiera, è la leggendaria figura di Davy Crockett (1786 – 1836), per gli americani è un eroe nazionale, deputato del Tennesse, morto nella difesa di Fort Alamo.
Gli americani raccontano, insomma, episodi paragonabili a quelli in cui noi potremmo tirare in ballo Silvio Pellico, Morelli e Silvati, Pietro Micca, i combattenti di Curtatone e Montanara, gli orfanelli delle Quattro Giornate di Milano.
Peggio ancora, forse, il servile Starace e l’assassinato Matteotti, il riflessivo socialista Turati e il controverso Togliatti, il liberale Giolitti e il trasformista Depretis. Conviene tacere, per non incappare in un groviglio di nervi scoperti, delle lotte partigiane e della nefasta (e non sdoganabile) alleanza di Benito Mussolini col criminale Adolf Hitler. I bambini e i ragazzi non devono sapere, per ritrovarsi privi di strumenti al momento di avvicinarsi all’urna; se i libri di storia trattano con dovizia di dettagli questi argomenti, ci penseranno i professori qualunquisti, o consapevolmente compromessi, a glissare su quella parte del programma, quando l’anno scolastico è agli sgoccioli e il sole adesca gli alunni dai finestroni delle aule.
Non ci sono repubblicani o democratici che tengano: per gli americani è sempre e counque un grande eroe, sul quale ci si può anche permettere di scherzare, il filosofo, inventore e patriota Benjamin Franklin, che contribuì a scrivere la Dichiarazione di Indipendenza, nonché la Costituzione degli U.S.A. (pietra angolare della democrazia americana).
Parlando di disegni animati, Franklin è il “Ben” del film “Ben and Me”, (in Italia “Il mio amico Ben”), speciale mediometraggio diretto da Hamilton Luske, che aggiunge un ennesimo topo alla famiglia disneyana: il piccolo ma intelligentissimo Amos, suggeritore fidato dello statista-scienziato. Nella versione in dvd attualmente in circolazione, che è stata diffusa in edicola mesi fa anche in allegato al settimanale “TV Sorrisi e Canzoni”, il film è per la prima volta vedibile nella sua integralità, con l’adattamento (del pezzo in passato mancante) curato dal nostro amico Nunziante Valoroso, abituale visitor di questo blog.
Una bella riduzione a fumetti del film esce nel 1954 sul n. 539 di “Four Color”, scritta da Del Connel per i disegni di Al Hubbard. In Italia sarà curiosamente tradotta come “Ben Beniamino!”, sul n. 95 di Topolino.
Lo stesso “sdoganamento” di un passato, questa volta sanguinoso, avviene nel 1957, su “Four Color” n. 822, con l’episodio “Paul Revere’s Ride” (La cavalcata di Paul Revere). Il fumetto è interpretato con grafica realistica da Alex Toth. Di Paul Revere, incisore e fervente patriota (Boston, Massachusettes, 1 gennaio 1735 – 10 maggio 1818), Toth disegna le gesta compiute per sostenere la causa rivoluzionaria, nello scenario della guerra di Indipendenza.
Sia il discorso su Garibaldi a fumetti, che alcune immagini da coordinarsi con questo post… rifluiscono nel successivo. Questo è stato sin troppo esteso!
(continua)