WALT DISNEY: REGALO DI NATALE

Walt e Ward

Forse qualcuno deve ancora acquistare il regalo natalizio per sé o per altri e non sa dove sbattere la testa?

Se le cose stanno in questo modo, l’eccezionale biografia di Walt Disney (1901-1966) scritta da Michael Barrier e pubblicata in Italia da Tunué, rinomata casa editrice specializzata in saggistica sulle arti nona e dintorni, fa al caso vostro.

Walt Da alcuni decenni il nostro piccolissimo gruppo di ricercatori folli italici conosce e stima Michael Barrier, considerandolo anche un ispiratore e un mentore oltre che un collega più avanti negli anni, uno che ha avuto la fortuna di abitare negli States, nutrendo la determinazione a fermare e annotare, finché fosse stato possibile, una cospicua serie di informazioni, notizie, retroscena e fatti di vita degli animatori e dei fumettisti che avevano lavorato, nell’area di Hollywood, ai film e ai fumetti degli anni ruggenti.

Alcuni di questi eccezionali creativi erano a riposo da tempo, altri erano passati a miglior (così si dice) vita.
Ma erano comunque rimaste le loro vedove, i figli, qualche amico da interpellare… E valeva la pena di farlo, o quantomeno di provarci. C’era una miniera di dati da conoscere, sui quali nessuno si era mai soffermato seriamente snobbando (com’era costume) le forme di comunicazioni per immagini. In particolar modo i cartoons narrativi nati per ragioni commerciali, molto meno vicini (si riteneva) al “respiro dell’arte” delle pellicole sperimentali concepita (magari) in Canada o nei paesi dell’Est Europeo.

Con l’aiuto di Milt Gray, allora giovane animatore (forse allora solo imbetweener) agli Studios di Burbank, munito di registratore, Barrier, credo per la prima volta, aveva messo un microfono sotto il naso di leggendari disegnatori, registi, character designers, fumettisti, convinti di essere ormai stati dimenticati dal pubblico e dalla critica (o di non essere nemmeno degni di venir presi in considerazione).

Già, la critica: una disciplina che negli anni Sessanta, per quanto concerne i fumetti e i disegni animati, vagiva in modo più o meno stonato.

Ancora tutta da costruire, prima di potersi esercitare con le sue valutazioni, i suoi paragoni, i suoi giudizi, aveva bisogno di informarsi, di conoscere i nomi di chi aveva fatto che cosa. Doveva sapere in quali circostanze l’avesse fatto, con quali budget, se lavorando in solitudine o in gruppo. Doveva tramandare come i pionieri dell’animazione classica avevano saputo supplire, con espedienti artigianali, alla mancanza di strumenti idonei per ottenere quel tal “effetto speciale”, in età pre-elettronica.

Barrier riversava le sue ricerche, le sue scoperte, il desiderio di proseguire nell’avida opera di perlustrazione, sulle pagine di Funnyworld, una fanzine autofinanziata, decisamente elitaria, alcuni numeri della quale giungevano sino a noi, in Italia, perlopiù tramite la posta. Le librerie che tenevano questo materiale si contavano sulle dita della mano. E almeno tre metacarpi erano di troppo.

A quell’epoca, Barrier abitava a Little Rock, nell’Arkansas, columnist per un giornale locale. Devo aver ancora qualche sua lettera dei primissimi anni Ottanta; il tema era sempre quello delle ricerche e delle identificazioni degli autori. Alberto Becattini manteva nel contempo una rete molto più fitta di scambi epistolari con fumettisti che nel giro di pochi anni avrebbero raggiunto ben altre nuvolette.

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Barrier intendeva raccogliere tutto questo materiale in uno o più libri; i suoi interessi era “disneycentrici”, ma spaziavano anche nell’ambito dei registi e degli animatori della Warner Bros. (leggendarie le sue esaustive interviste con Chuck Jones e Bob Clampett), degli altri cartoons narrativi californiani e dell’allora supposta rinascita del lungometraggio animato, con Fritz il gatto (Fritz the Cat) o La collina dei conigli (Watership Down).

Il grosso delle sue ricerche sarebbe stato condensato circa venticinque anni dopo nel suo consigliabilissimo volume Hollywood Cartoons, inedito in Italia, che divorai durante un viaggio di ritorno da San Francisco, dove l’avevo trovato.

Il suo sapere su Disney, invece, è per fortuna adesso disponibile in libreria nella versione Tunuè, con la traduzione di Marco Pellitteri, il quale ha anche il merito di essersi industriato a chiarire, con qualche integrazione condivisa con Barrier, i punti più oscuri o criptici della sua narrazione per un lettore italiano non troppo addentro “alle segrete cose”.

Barrier ne è stato felice, come racconta qui nelle sue pagine web.
Dice così:

From my translator, Marco Pellitteri, comes word that The Animated Man: A Life of Walt Disney has just been published in Italian. That’s the cover of the Italian edition to the left; its title is Life of Walt Disney: Man, Dreamer, and Genius (a literal Italian translation of The Animated Man would not have had the same meaning, Marco has told me). I haven’t yet received a copy of the book itself, but I’ve been impressed by how carefully Marco has proceeded with the translation, and I expect the book to be an improvement over the original American edition in a number of respects.
(…)
I’m indebted to Giannalberto Bendazzi, himself an esteemed animation scholar (Cartoons: One Hundred Years of Cinema Animation), for bringing the book to the publisher’s attention and writing an introduction for the Italian edition.
It has always been a little surprising to me that, given the apparently substantial interest in American cartoons in Europe, translations like this one have been so scarce; for example, as far as I know there has never been any possibility of a translation into another language of my Hollywood Cartoons: American Animation in Its Golden Age. So I’m hopeful that the Italian Animated Man is the start of a trend.

Lo spero anch’io! Sul libro torneremo; questo post (che dedico a Catia, in attesa di regalarle il libro) sta divenendo elefantiaco.

I suoi dati tecnici:
Vita di Walt Disney. Uomo, sognatore e genio
Traduzione a cura di Marco Pellitteri
Prefazione di Giannalberto Bendazzi (un altro degli italiani studiosi della materia ad essere in contatto con Barrier ai tempi di Funnyworld)

Tunué, 2009 – Collana «Lapilli Giganti» n. 1
cm. 15×23; cop. plast. opaca a colori con bandelle; pp. 576 (non so se mi spiego! Ci rientra un viaggio dall’Italia a San Francisco, questa volta con ritorno).

Euro 19,20 al posto di 24,00 acquistandolo dal sito della casa editrice.

Sotto, una breve intervista con Pellitteri raccolta da Sergio Rossi per il sito de La Stampa.

Anche sul commento alle immagini scelte per questo post torneremo.
Oppure, chi lo desidera può azzardare per il momento una sua interpretazione.
Solo un’ultima nota finale: bisogna ricordare che Barrier è anche l’uomo che ha scoperto la vera identità di Floyd Gottfredson e ha steso la prima cronologia delle storie di Carl Barks. Scusate se è poco…

Kimball

  • Cartoonist Globale |

    Grazie a Piero!
    Dato che questo post risale a oltre un anno fa, purtroppo ti leggeranno solo le persone motivate a ricercare questo argomento, non trovandolo fra i primi della home page.
    Replichjerei il tuo commento anche in coda all’ultimo raggiungibile, facendo riferimento a questo, così qualcuno ci potrà rimbalzare e leggerti.
    Alla prossima,
    Luca

  • Piero Iacono |

    Walt Disney è stato un imprenditore straordinario. Fin dai primi anni 20 capì che i film avrebbero rivoluzionato il mondo dell’intrattenimento e che le famiglie statunitensi ne avrebbero voluti sempre di più. Disney fu tra i primi a capire che le automobili avrebbero cambiato il modo di fruire del tempo libero e, così, ebbe l’idea del parco a tema.
    Fu il primo ad accorgersi che la televisione non era un semplice derivato della radio, ma, un innovativo canale di comunicazione da riempire di storie.
    Disney ora non c’è più ma resta la sua lezione: cercare una opportunità ( qualcosa che stravolge il comune modo di pensare ) e lavorare con determinazione per diventare i primi a trarne vantaggio.
    Grazie Walt !!!

  • Twety |

    Questo articolo è presente anche su Twitter!
    Luca Boschi, su Walt Dysney e sulla nuova biografia edita da Tenuè: http://tinyurl.com/yznkhrw
    about 20 hours ago from Echofon
    lospaziobianco
    http://www.LoSpazioBianco.it
    Peccato che “Disney” non si scriva con due “y”!!!

  • Robot Fighter |

    Quello che posso dire io rispetto alle immagini è che ci sono due caricature di Walt Disney e che Ward Kimball ha una bella tempra!
    Si fece fotografare con Walt Disney, il suo capo, proprio quando aveva la prova appesa al muro di averlo ritratto in modo… quantomeno comico!
    Ma forse è un segno dell’atmosfera rilassata che c’era allo Studio, almeno in quel periodo (fine anni Trenta)?

  • federico novaro |

    al prossimo anno! e grazie, fn

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