Attenzione: questo è uno dei vari post di transito che compaiono nel blog e poi, come meno te lo aspetti, li perdi di vista perché hanno preferito transitare verso altre direzioni, Triangolo delle Bermude compreso.
“Oggi qui, domani là”, si era detto a proposito del contenuto di questo post qualche settimana fa, in omaggio agli intramontabili versi intonati ritmicamente da Nicoletta Strambelli. Oggi lo posizioniamo abbastanza stabilmente in questa data, dopo la sparizione temporanea in un limbo del web affollato di mail disperse, pezzi di siti abbozzati e blog mollati per sfinimento.
Veniamo a noi.
Se vi è sfuggita la recente parodia americana di Braccio di Ferro, ecco qui le due prime puntate, secondo me notevoli, anche se non so se si possano definire un vero e proprio atto d’amore verso i personaggi di Elzie Crisler Segar.
Consideriamolo un’anticipazione rispetto alle trionfali celebrazioni che fra qualche mese indubbiamente si faranno, penso un po’ in tutto il mondo, quando il marinaio guercio (nella versione live con entrambi gli occhi sani) compirà i suoi primi ottant’anni di vita.
Le vignette di Segar con Braccio di Ferro che costellano questo post lo raffigurano quasi nella sua versione originaria, disegnate nel 1930 per i supplementi dei quotidiani dei giornali del gruppo Hearst.
Il © è K.F.S.
La seconda puntata, in cui appare anche Betty Boop, è persino più stordente e frastornante della prima. Se avete una decina di minuti, date uno sguardo ad ambo: due al prezzo di uno, come era solito proporre Paolo Ferrari riferendosi ai fustini al perborato.
Naturalmente sono di scena i comprimari routine come Olivia, Poldo Sbafini, Poopdeck Pappy (Babbo di Bordo, o anche Trinchetto, o “Popà“) e Bluto/Timoteo, ma compare persino l’oste Baffi di Foca. E non si fanno attendere nnemmeno, i barattoli di spinaci dalla tolla flebile.
Responsabili dello “scempio” perpetrato alla faccia di Robert Altman, sono il geniale filmmaker ventinovenne Abed Gheith e i suoi complici, i cui nomi sfilano nei titoli di coda.
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