Daniele Brolli mi segnala un dibattito in corso nel sito della Quinta Stanza (e di cui non avevo conoscenza).
Riguarda il Mu-
seo del Fumet-
to di Lucca e i contatti fra Ente Max Massimi-
no Garnier (nella figura dello scrivente e del suo primo presi-
dente Giancarlo Barsotti), il Comune di Lucca, Anonima Fu-
metti e altre istituzioni locali.
Siccome in un suo intervento mi tira in ballo Gian-
franco Goria (col quale, insie-
me ad Alberto Arato e altri colleghi e vecchi consoci dell’Anonima Fumetti – associazione della quale né io né Goria facciamo più parte da un pezzo, pur avendo ottimi rapporti con gli attuali associati), mi premuro di ricopiare quel suo intervento (penso che non mi querelerà per questo) e riportarlo anche in questo blog.
Rispetto a quanto si dice nei miei riguardi… sottoscrivo.
C’ero, ho assistito a partecipato alle fasi spinose della gestione della faccenda, non ho ricevuto un euro bucato (né una lira, dato che allora c’era ancora quella vecchia, italica moneta) per tutte le attività e l’impegno profusi in tre anni nella facilitazione delle trattative per far avere alla città di Lucca un Museo del Fumetto.
Cosa della quale, col senno di poi, mi mordo le mani per aver fatto, visto cosa è riuscito a combinare il vecchio sindaco Pietro Fazzi in proposito, stravolgendo un’ottima idea di base, nata disinteressatamente e con la sola missione di divulgare il medium nel quale lavoriamo e al quale teniamo; con particolare attenzione agli autori e ai personaggi italiani.
Se nel dicembre 1996 non avessi telefonato all’Anonima Fumetti per proporre di far spostare a Lucca il progetto di un museo in corso d’opera a Torino, probabilmente in Italia un buon museo esisterebbe da anni.
Non a Lucca (ovviamente).
E quindi, senza volerlo, ho fatto un danno al Fumetto italiano, ponendo le premesse per una saga i cui strascichi si leggono oggi in rete e (pare) sulla stampa locale, forse domani sulla stampa specializzata.
Me ne scuso profondamente.
Dice bene, comunque, in proposito, Michele Ginevra: la colpa più grande va a chi, a suo tempo, ha pensato bene di congelare un progetto non solo ottimo e praticabile, ma già in stato avanzato di realizzazione e ampiamente condiviso sia da forze locali che da operatori del mondo del fumetto.
Ma, a quanto si è subito capito, NON dal sindaco di allora.
Il che ci fa capire come una cosa di importanza nazionale sia stata, per avventate e poco chiare decisioni locali, in un preciso momento della sua storia, svilita a una faccenda di diatribe locali.
L’augurio, e la speranza, è che Lucca riesca a uscire dal pantano in cui si è trovata, fumettisticamente parlando.
Ecco l’intevento di Gianfranco Goria…
“Il progetto dell’Anonima Fumetti non era fattibile nei termini in cui fu elaborato ed era comunque uno studio troppo preliminare. Ma il difetto stava a monte. Non doveva essere affidato all’Anonima un incarico di questo tipo.” Michele Ginevra.
Forse fai un briciolo di confusione, o semplicemente ignori non avendone alcuna conoscenza diretta. Non fu certo un’idea del Comune di Lucca quella di dare un incarico all’Anonima Fumetti. Penso che manco gli passasse per l’anticamera del cervello l’idea di un museo del fumetto a Lucca.
Fu l’Anonima Fumetti a proporre, per la prima volta in modo strutturato, al Comune di Lucca di avviare un percorso per la realizzazione di un museo del fumetto in quella città. La risposta di uno dei rappresentanti locali fu del tipo “Lucca ai lucchesi”.
Io mi alzai per andarmene (Boschi ricorda perché era lì) e fu l’Assessore/a a farmi restare dicendo agli astanti che al Comune la nostra idea interessava (ma io non potevo sapere per quale motivo il Comune potesse avere interesse a darci retta, su un’idea del genere – solo molto più tardi potei farmi delle ipotesi, ma questa è un’altra storia).
Quanto a quello che il gruppo di lavoro messo in piedi dall’Anonima Fumetti ha realizzato, si trattava solo di uno Studio di Fattibilità e la differenza tecnica e legale non dovrebbe esserti sconosciuta. Il gruppo messo in piedi dall’Anonima Fumetti non ha MAI realizzato un Progetto Attuativo, perché il nuovo Sindaco (Fazzi) “licenziò” il Gruppo (a lavoro ultimato da un bel po’) sentenziando che c’erano cose ben più importanti da fare a Lucca che non un museo del fumetto. Le palle sulla non fattibilità del progetto Anonima Fumetti, sono palle. Il fatto che tu le ripeta qui non le rendono vere.
Dalla riunione in cui il Sindaco Fazzi disse al gruppo di lavoro dell’Anonima Fumetti (non a me, perché io ovviamente non c’ero: c’erano i professionisti specifici del gruppo di lavoro) che non si faceva nessun museo, a quando il Sindaco ci ripensò (per motivi che Boschi penso sia in grado di spiegare meglio di me) e decise che, invece, bisognava proprio fare un museo del fumetto a Lucca, ci passarano mi pare almeno due anni (ma io, si sa, ho scarsa memoria: può essere un anno e mezzo o tre, dovrei chiedere all’avvocato che se ne occupò).
Non c’è quindi nessuna connessione tra lo studio di fattibilità Anonima Fumetti e la scelta di un altro progetto. Non dico che l’ipotesi Anonima Fumetti sia stata scartata per motivi biecamente politici (era stata approvato dalla giunta precedente di diverso colore e venne rigettata subito dopo le elezioni), ma sicuramente non è stata scartata per infattibilità (costava meno di quel che si è speso fin qui e ha portato in città 8 miliardi di lire sull’unghia dai fondi del Lotto, non so se mi spiego, che non so che fine abbiano poi fatto).
Tanto più che quello era solo uno Studio di Fattibilità (per quanto molto complesso e articolato, come dovresti aver visto, essendo parzialmente in linea su Internet dalla fine degli anni novanta). Tra l’altro, come usa quando si fanno cose del genere, il Progetto Attuativo non sarebbe stato realizzato dall’Anonima Fumetti, in quanto questa aveva già realizzato (tramite il suo gruppo di lavoro) lo Studio di Fattibilità. Ma queste cose dovresti saperle.
Quindi di quel che hai sentenziato possiamo dire che è inesatto anche il parlare di Progetto dell’Anonima Fumetti: non è mai esistito. Quel gruppo di lavoro (che era composto da uno studio di Architetti, due esperti di progettazione europea con ben altre realizzazioni in curriculum e una serie di consulenti di vario genere e non da “pupazzettari”: una dozzina di professionalità specifiche hanno lavorato a quello studio) ha solo realizzato un corposo studio di fattibilità che dimostrava, per l’appunto, la fattibilità di un museo, strutturato in certo modo, da collocare nel Palazzo Guinigi (non altrove) con determinate caratteristiche di autofinanziamento.
Lo studio suggeriva anche (suggeriva e basta, giacché era solo uno studio di fattibilità) che la gestione del Museo avesse caratteristiche tali da poter, in seguito, accedere alle complesse procedure necessarie per un futuro riconoscimento statale. Per cui, niente “direttore fumettaro”, ma un Conservatore assunto per concorso, tanto per dirne una, e un consiglio di amministrazione strutturato secondo legge ecc. ecc. ecc.
Ma queste son tutte cose che dovresti sapere, no? Ma certo. Quelle voci sono palle. Create perché? Non so esattemente, ma non faccio fatica a immaginarlo, purtroppo. Ma chi volesse invece un poco di verità al posto delle palle, avrebbe potuto semplicemente chiedere a testimoni oculari come Luca Boschi, o all’avvocato Vassallo, che gestiva il gruppo di lavoro insieme al professor Arato. O magari allo studio di architetti Atelier Nomade che curò la parte relativa dello studio. O magari allo studio legale Gabelli di Roma, che curò la parte amministrativa e ne seguiva gli sviluppi istituzionali con il Ministero della Cultura e la Presidenza del Consiglio.
E’ vero che quelle palle hanno girato per un po’, guarda caso a partire dal 2003 o giù di lì, quasi ìa giustificare il cambio di squadra (che invece non c’era bisogno di giustificare, se non per motivi ben diversi: un Comune può fare quel che vuole e, comunque, come dicevo, il Progetto Attuativo non sarebbe stato di competenza del grupop di lavoro dell’Anonima Fumetti). Io non me ne sono più curato, perché, proprio dal 2003, non ho più avuto incarichi nell’associazione Anonima Fumetti (come si sa, ero passato ad altri impegni) e al mio posto era venuto Vittorio Pavesio (che evidentemente decise di non stare nemmeno a sentire le cose, false, che si dicevano in quel di Lucca e che alcuni si premuravano di diffondere come vere presso gli allocchi che ci credevano). Per cui, d’accordo, non mi compete, ma siccome qualcosina sapevo, mi son sentito in dovere di dirla.
Magari il Pavesio non ne avrebbe sentito il bisogno (e soprattutto frequenta i blog molto meno di me), e spero mi scuserà per l’intromissione nelle faccende della sua associazione…
Per cui non tornerò qui a vedere se rispondi o meno.
Queste cose non le ho dette per sentirmi dar ragione, o per sentire scuse. Non m’interessa e vorrei non sentirne più parlare, per quanto mi riguarda: è roba dell’altro secolo! Le ho dette solo perché non è giusto lasciar veicolare inesattezze su gente che manco si conosce sulla base di voci raccontate ad arte da gente che ha interessi ben diversi da quelli di chi, come noi, lavora per il fumetto e per i suoi autori.
A Lucca si sono mossi, fin da allora (ma ovviamente da ben prima) interessi politici locali belli spessi. E han girato, come sempre, un sacco di soldi e di “poteri”. E politici locali si sono scontrati fra loro e con politici nazionali a più riprese.
E i diversi commissariamenti della città sono lì a dimostrarne i danni fatti subire alla città. Così come le inchieste che han coinvolto sovrintendenze et similia. Tutte faccenda note che dovrebbero far capire, a chi ha cervello bastante, che sulla pelle di chi, invece, si è mosso solo per il fumetto e i suoi autori, si sono giocate partite sporche assai. Un errore io lo feci, in quei lontani anni novanta: andare a Lucca a proporre, ingenuamente, la possibilità (concreta e tutt’altro che infattibile) di realizzare un vero museo del fumetto, sulla base di un mio nostalgico affetto per la città in cui avevo conosciuto tanti amici e colleghi.
Avrei dovuto starmene a casa mia, dar retta a chi diceva “Lucca ai lucchesi”, evitare di coinvolgere tanti seri professionisti, evitare anche di muovere Roma poter far arrivare in quel di Lucca quei famosi 8 miliarduzzi di lire. Ho sbagliato, ho capito, e infatti a Lucca non sono più andato a proporre alcunché.
Per la storia, quel gruppo di lavoro (che non era dell’Anonima Fumetti, ma che aveva lavorato in quell’occasione per l’Anonima Fumetti) ha poi realizzato, in altre città, italiane ed europee, altri progetti, fattibili e infatti fatti, così come ne aveva già fatti prima. Non più per i fumettologi, però.
Ma così è la vita…
Le immagini di questo post: il buon Natale del vecchio Freddy Moore, uno schizzo nevrotico di Kricfalusi, Lexi Amberson stupefatta e stremata davanti alla saga infinita del fumetto lucchese. Grazie.