QUINO NON C’È PIÙ

Mafalda Quino

L’ha comunicato per primo qualche ora fan il suo editor, Daniel Divinsky. Quino aveva 88 anni.

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Joaquín Salvador Lavado, più conosciuto come Quino era nato a Mendoza il 17 luglio 1932.

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Scrive, sul quotidiano Clarìn, molto attento ai fumetti, Julieta Roffo:

El dibujante y humorista gráfico tenía su propia reproducción de Guernica en una de las paredes de su estudio: es que Picasso era el artista que Quino habría querido ser si no hubiera sido el artista que fue. También fue lacónico en su vida: por años hubo en ese mismo estudio un cartel que decía “Por razones de timidez no se aceptan reportajes de ninguna índole”. En alguna entrevista, hace varias décadas, dijo: “Elegí dibujar porque hablar me cuesta bastante”.

De Esto es, en 1957 pasó a Rico Tipo, donde publicó viñetas políticas y se acercó a Divito, uno de los dibujantes a los que más admiró: durante años el sueño de Quino había sido pasar a tinta los dibujos originales de su ídolo. Poco después, en 1962, Miguel Brascó lo presentó en la agencia publicitaria Agens.

Allí buscaban a alguien que dibujara la historieta que la línea de electrodomésticos Mansfield -de Siam Di Tella- estaba por lanzar al mercado. La ofrecerían gratis a los diarios y las revistas, y el dibujante tenía que cumplir con dos condiciones: el nombre de quien protagonizara la tira debía empezar con “MA”, como la marca, y debía mostrar la vida de una familia argentina de clase media. Quino se acordó de una beba llamada “Mafalda” que aparecía en la película “Dar la cara”, guionada por David Viñas, y nombró así al personaje de ficción más popular que se haya inventado en la Argentina.

Probabilmente l’ultima volta che l’abbiamo incontrato, in Italia, è stato una venticinquina di anni fa, forse, al Salone Internazionale dei Cartoonists di Rapallo, dove ricevette uno strameritatissimo premio nel ristorante di U Giancu).

Un po’ di domande dal taglio anche più intimo, Quino le ricevette pubblicamente all’inizio degli anni Ottanta a Lucca, sul palco prestigioso del Teatro del Giglio, sottoposto da Rinaldo Traini (patron del Salone Internazionale dei Comics) a una sorta di seduta psicanalitica, sdraiato (Quino) sul lettino di circostanza.
Col teatro gremito ma abbastanza silenzioso e le luci soffuse.

Se non mi sono sognato il tutto, naturalmente.

Riccardo Moni ha rintracciato una diapositiva che si riferisce a quell’anno,con tanto di consegna a Quino di un diploma di partecipazione all’interno del Teatro del Giglio.
Decisamente mette conto divulgarla in questa triste circostanza.

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Sul palco vediamo, da sinistra verso destra: il critico sarzanese Claudio Bertieri (citato indirettamente da Paolo Villaggio nel celebre monologo sulla Corazzata Potëmkin), Rinaldo Traini, il critico cinematografico Ernesto Guido Laura, il cartoonist latinamericano Alvaro De Moja (che probabilmente ha appena consegnato il diploma a Quino di persona come “responsabile fumettistico territoriale”), il vignettista e illustratore USA David Pascal, l’allora sindaco di Lucca Mauro Favilla, il giornalista lucchese Massimo Di Grazia, un non meglio identificato uomo politico locale.

Seguii poco l’evento perché in quel momento ero come sempre indaffarato, impegnato con Luciano Bottaro un po’ nelle retrovie del Teatro (che ospitava gli uffici organizzativi del Salone) a chiacchierare, e probabilmente a fissare qualcosa, rispetto alla proiezione del cortometraggio di Pon Pon del quale era stato approntato il pilota.

Come ben recita la sua scheda wikipediana, il “non ancora Quino” sel 1951 si recò a Buenos Aires con l’intenzione, vana, di trovare lavoro come fumettista.

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Quino tornò quindi a Mendoza e, dopo il servizio militare, nel 1954 si trasferì a Buenos Aires sempre con l’intento di realizzare il suo sogno di lavoro. E questa volta le cose andarono diversamente: i suoi disegni infatti vennero pubblicati regolarmente sulla pagina umoristica del settimanale “Esto es”. Sotto, una pagina di vignette da questo giornale desmentagato, datate 1955.

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È solo l’inizio di una lunghissima carriera che ha visto i suoi disegni comparire su centinaia di quotidiani e periodici latino americani ed europei.

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Nel 1957, finalmente, Quino iniziò a pubblicare con regolarità su Rico Tipo (sopra, l’originale di una suo copertina con vignettona) e l’anno successivo cominciò ad occuparsi anche di grafica pubblicitaria.

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Più o meno quando la TV trasmetteva questo brano musicale, uscivano in Italia, presentate su Linus da Marcelo Ravoni, le prime strisce di Mafalda, di Quino.

Quino

Ma alla Milano Libri non le accettarono, pensando (si sarebbe rammaricato più tardi Oreste del Buono) che fossero una specie di duplicato dei Peanuts di Schulz.
Grave errore.
Se le accaparrò, poi, poco più tardi (1972) Il Mago, pubblicato da Mondadori con una direzione virtuale e aleatoria della coppia Fruttero & Lucentini e una effettiva di Bepi Zancan.
Quando la Mondadori era LA MONDADORI sul serio!

Quino