Nel corso delle ultime settimane si è parlato molto di giornalini a fumetti legati all’Azione Cattolica (o comunque alla Chiesa) e a l vecchio, defunto e sepolto PCI.
Sintetizzo gli interventi recenti di Juri Meda, animatore della Casa Editrice Nerbini, in merito alle discussioni dei post consultabili anche facendo CLYIJQ sui link correlati.
Grazie!
Intervengo in questo blog su segnalazione dell’amico Nicola Spagnolli in merito ad alcuni dei post più polemici postati.
Sono anni che combatto contro la sufficienza con cui il mondo accademico guarda al fumetto e alla sua storia nel nostro paese, continuando a ritenerlo lo stesso sottoprodotto culturale di massa che spesso additava come il “male” assoluto nelle riviste scientifiche del dopoguerra.
Dispiace constatare come spesso, alcune persone – quelle alle quali cerchiamo di rivolgerci con questo tipo di saggi proprio per non rinchiuderci in una sterile discussione tra (pochi) addetti ai lavori – esprimano giudizi sferzanti senza nemmeno aver letto un’opera nella sua interezza.
Ci sta. Si sa come gira il mondo. E un blog è un po’ come un “Bar Sport”, dove vince chi millanta e la spara più grossa. Però, scusatemi (mi rivolgo alla categoria di cui sopra), in cosa siete differenti dai tanto odiati “professoroni”? Sinceramente, scelgo di non appartenere a nessuna delle due categorie, quella dei “maestrini” e quella dei “professoroni”, e opto per fare ricerca storica, seriamente, senza preconcetti, che sono poi quelli che spesso ci fanno vedere qualche pagliuzza (non sempre d’oro), lasciando però indietro le travi (che sono poi quelle che tengono su tutto).
Continueremo a scrivere libri su questi temi (abbiamo fondato una collana editoriale proprio a questo scopo) e se vorrete leggerli, ne saremo contenti; se invece vorrete parlarne (male) senza averli letti, ce ne faremo una ragione.
Se volete un assaggio del libro ne trovate quanti ne volete (Gian Antonio Stella ne ha scritto sul “Corriere della Sera“ il 19 gennaio, Gianni Brunoro su “Fumo di China”, Nico Vassallo su “AFNews” online e Paolo Gallinari mi ha intervistato per il n. 88 de “Il Fumetto”).
Eccone una parte:
FALCE E FUMETTO: RAPPORTO IMPERFETTO?
Intervista di Paolo Gallinari a Juri Meda (“Il Fumetto”, n. 88, 2013)
«[…] D. L’analisi del volume parte dalle prime strenne tardo-ottocentesche e – passando attraverso i numeri unici del primo Novecento – arriva ai periodici illustrati pre-fascisti. Quale funzione svolge in questi primi tentativi l’illustrazione? Legata, anzi, sottomessa al testo e alla sua funzione pedagogico-propagandistica o già con una propria forza autonoma?
R. L’illustrazione gioca in questi periodici per ragazzi un ruolo sempre più importante. Se nei primi numeri unici socialisti dedicati all’infanzia, infatti, l’immagine è assai spesso tratta da pubblicazioni non destinate a un pubblico infantile e sembra quasi non esistere tra essa e il testo un rapporto di reciproca illustrazione, condannandola così a una funzione meramente ornamentale, in seguito – anche sulla base dell’influenza indirettamente esercitata dalla stampa satirica socialista, dalla quale questi periodici mutuano spesso illustratori e vignettisti – la veste grafica dei periodici migliora sensibilmente e le illustrazioni acquistano un rilievo crescente nell’economia generale di questo particolare genere di prodotto editoriale.
La vera svolta, in tal senso, giunse tra il 1911 e il 1914 con il mensile Primavera, edito dalla casa editrice Podrecca e Galantara (la stessa che pubblicava il noto giornale satirico socialista L’Asino) e diretto da Vittorio Podrecca. L’illustratore di punta del mensile era Bruno Angoletta, coadiuvato da Luigi Sapelli (Caramba), Filiberto Scarpelli, Sergio Tofano (Sto), Antonio Rubino e Giuseppe Rondini, ovvero alcuni tra i maggiori illustratori italiani del XX secolo, che collaboravano già o avrebbero collaborato poi con i maggiori periodici per ragazzi del tempo, come Il Giornalino della Domenica e il Corriere dei Piccoli.
Sulle pagine del mensile podrecchiano, infatti, testo ed immagine iniziano a fondersi, in virtù anche dell’adozione della tipica formula illustrativa corrierinesca delle “fiabe a quadretti”, sperimentata per la prima volta da Bruno Angoletta nel 1912 nelle storielle Il barbone e I soldati di Caterinetta, anche se in bianco e nero. La strada era tracciata.
Successivamente l’innovativa – per l’epoca – formula delle “fiabe a quadretti” sarà adottata anche dai due settimanali editi dalla Società editrice “Avanti!” tra il 1919 e il 1923, Il Germoglio e poi da Cuore, che la utilizzeranno rispettivamente nei cicli di Bianchino e Neretto di P. Nava e di Taddeo e Veneranda di Adolfo Perone.
E a questo modello borghese, ritenuto tuttavia insuperabile a livello estetico, si uniformerà anche il comunistissimo periodico clandestino di Gastone Sozzi, che utilizzerà le vignette con in calce semplici ottonari in rima baciata per denigrare il regime fascista, denunciandone falsità e ingiustizie. I fumetti arriveranno dopo, alla caduta del regime, con non pochi mal di pancia all’interno dell’intellighenzia di partito, ma questo ormai è risaputo.
D. Il Falco Rosso, Noi Ragazzi, Il Moschettiere, Il Pioniere dei Ragazzi: alla fine degli anni Quaranta c’è una evidente crescita della proposta iconografica nelle pubblicazioni della sinistra italiana. Si può dire che stessero in qualche modo rincorrendo la proposta borghese del Corriere dei Piccoli e quelle cattoliche del Giornalino prima e del Vittorioso poi?
R. Più Il Vittorioso, in realtà. Nel dopoguerra, infatti, il Corriere dei Piccoli costituiva ormai un modello editoriale desueto, che aveva esaurito la forte carica di novità che lo aveva imposto come periodico più letto dall’infanzia italiana per quasi tutta la prima metà del Novecento. Un modello al quale, all’apice del suo splendore, si erano rifatti anche il Cuore socialista e Il Fanciullo Proletario comunista, popolati dalle famose fiabe a quadretti, proprio come Il Balilla e La Piccola Italiana fascisti.
Il Falco Rosso socialista sarà l’unico a rifarsi anacronisticamente al modello corrierinesco, sottovalutando la portata dell’innovazione fumettistica, e infatti sarà chiuso quasi subito per la sua scarsissima diffusione. Il Moschettiere, Il Pioniere dei Ragazzi, Noi Ragazzi, prima e Il Pioniere della Rinaldi e di Rodari poi, invece, rifacendosi per l’appunto al periodico cattolico fondato nel 1938 al fine di contrapporre un “fumetto schiettamente italiano” all’invasione dei comics americani, iniziarono a pubblicare i primi fumetti, in genere provenienti (come dimostra efficacemente Sara Mori nel suo studio) dal Vaillant edito dall’Union de la jeunesse républicaine de France, non senza suscitare polemiche anche aspre all’interno del partito. […]»
Abbiamo già presentato il libro a Genova, Cremona, Livorno, Vada, Venezia, Bologna, Torino e Rovereto.
Le prossime presentazioni saranno a Roma il 21 febbraio (Biblioteca di storia moderna e contemporanea) e a Parma il 28 febbraio (Libreria Ubik), sempre alle ore 17.00.
Se verrete, sarò lieto di rispondere – una per una – a tutte le vostre domande. Se siete troppo lontani e non avete voglia di farvi tutta ‘sta strada, organizzate voi una presentazione del volume nella vostra città e io verrò lì a presentarlo, sottoponendomi al fuoco di fila delle vostre domande…
Vediamo chi la spunta?
Si accettano scommesse. 😉
Infine, il 30-31 marzo a Rovereto Mario Allegri, Claudio Gallo e Nicola Spagnolli hanno organizzato il convegno “Il fumetto: fonte e interpete della storia”, a cui interverrò anche io – insieme a molti altri – con una relazione dal titolo abbastanza esplicativo…: «Un singolare caso di sinonimia storiografica… L’arbitraria sovrapposizione tra “stampa a fumetti” e “stampa periodica per l’infanzia e la gioventù” a fondamento D’UN RADICATO PREGIUDIZIO STORIOGRAFICO E LA NECESSITA’ DEL SUO SUPERAMENTO», anche se forse quello storiografico non è l’unico pregiudizio da superare…
Vi aspetto per un confronto diretto, libero, onesto e appassionato, ma rispettoso e corretto.
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