UN LIBRO SUL FUMETTO CATTOLICO (COMINCIAMO DAL "VITTORIOSO")

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Ma… una domanda: qualcuno ha mai letto (o anche solo reperito) questo libro?

Editore: AVE
Formato: volume rilegato, 250 pagine a colori
Prezzo: € 45,00
Autori: a cura di Giorgio Vecchio

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Qualche anno fa nell’interessante e originale blog di Leonardo Gori, dedicato ai fumetti del passato, lo stesso Leonardo aveva imbastito un’analisi approfondita sul settimanale cattolico Il Vittorioso mettendo on line varie tavole di alcuni fra i massimi protagonisti del giornale, da Sebastiano Craveri a Giorgio Bellavitis, da Franco Caprioli al sommo Franco Benito Jacovitti.

Prossimamente, invece, approfitteremo delle ricerche di Leonardo e del “collezionista della prima ora” Sergio Lama (GAF, Eploit Comics) per accennare ai lettori di Cartoonist Globale la scoperta di un altro interessante fumettista italiano, praticamente ignoto (assente da ogni studio, enciclopedia, compendio, guida del settore), rintracciato sulle pagine di un antico giornalino.

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Questo 2014, però, segna la ricorrenza del novantennale di un altro settimale cattolico che va celebrato al meglio: Il Giornalino.
Qui e altrove i naviganti della rete saranno puntualmente informati su questo tema.

Pippozagar

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Jacovitti-Don Chisciotte

In questo post alcune tavole e immagini d’epoca di Lisca di Pesce.
E, sotto, la nuova versione di Cocco Bill realizzata da Luca Salvagno.

Cocco Bill - Salvagno

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PUBBLICITA’

Ricordate: contro l’acidità da cattive letture, che fa scrivere commenti gastritici. il preparato sicuro è qua sotto:Antiacido Boschi

  • tomasoprospero |

    Okay: son giunto or ora dalla Biblioteca , dove ho guardato e contato su “Paperino” Giornale 1937/37 ( per gli amici francesi!) le 44 puntate, annusato le stesse, le strisce e I QaUDRETTI!!! Ma chi me lo fa fare??????

  • Luca Boschi |

    Caro Tomaso, ho letto il tuo ectoplasmatico racconto… Mi sa che è meglio che ne asporti almeno una parte nel post su Chiletto, altrimenti qui rischia di confondersi nei millanta commenti di ogni genere e specie!
    Lo faccio, mentre stai in ritiro sotto la neve che fiocca sulla biblioteca?
    (tre ore dopo…)
    Silenzio -assenso.
    Allora compio questa manovra di esportazione, okay!

  • tomasoprospero |

    Povero me, si è mescolato tutto!!
    Mi ritiro , vado in Biblioteca, neve permettento, a rileggermi le annate 1941/42 di Topolino per ficcarmi bene in mente a storia di Will Sparrow disegnata da Galelppini su testi di Pedrocchi.
    Saluti.

  • tomasoprospero |

    Caro ectoplasmi followers,
    mi sto confondendo, troppo incasinamento!!!
    Comunque per oggi la finisco qui con il seguente….
    Segnalazione di un possibile, ma poco probabile, futuro articolo a proposito del Pittore /disegnatore Franco CHiletto, sul quale bisogna segnalare la sua Bibbià illustrata uscita a partire dal 1948 a dispense a fumetti edita da S.A.D.E.L.
    Rientrerebbe quindi nel vasto contenitore della “Stampa carrolica per ragazzi”.
    Gorla ne sa qualcosa??
    “Caro Tomaso”, la voce mi giunge ovattata mentre qui fra gli alberi secolari della foresta di Vincennes, sono abbarbicato sui rami alti di una sequoia cinese millenaria. Perché mai?? Ehh, per sfuggire alle zanne ed agli artigli della tigre a scacchi che il buon Adelchi mi ha aizzato contro per vedere come me la cavo in situazioni estreme.
    La tigre ruggisce e con gli unghioni sta scorticando il vetusto albero, Adelchi si siede per terra e sospirando estrae una monumentale pipa in radica rossa della sardegna, la carica, l’accende strofinando un fiammifero controvento sulle zanne dell’amico felino, con lentezza e aspirando voluttuosamente le prime boccate, inizia a ciarlare: ti racconto una mia strana avventura.
    Sto compilando per le (modeste) news del Museo del Cinema (è di mio fratello ma anche un po’ mio) un articoletto sulle Filmine Parrocchiali. E’ argomento abbastanza consono alla ragione del museo. Ho innanzitutto trovato, per la classica pipa di tabacco, un bellissimo proiettore di filmine tedesco (1937) che veniva usato per la H.J. [Hitler Jugend). E fin qui nulla di speciale.
    Mi reco quindi all’asilo del mio vecchio paese in Valpolicella, e alla attuale Madre Superiora chiedo se, per caso, ha qualche filmina vecchia di quelle che, quasi 60 anni fa, venivano proiettate per intrattenere i loro piccoli frequentatori. Sono fortunato, loro non buttano nulla. Meno male. Me ne consegna 32. Sono in genere brevi storie leggere, religiose ma sempre educativo-didascaliche. Tutte a colori. Tutte di disegnatori e illustratatori ricordati nel breve colophon di ciascuna.
    E allora come inizio ti elenco quelli che possono essere ancora ricordati [ricerca internet]: Marcello Peola, Gaetano Proietti, Ugo Fontana, Gianna Tesi Pezzuti, Adriana Saviozzi, Pietro Gamba, Renato Borsoni. Ricorda che il periodo era il 1954 e giù di lì, e che le editrici quasi esclusive in azione erano: Don Bosco/L.D.C., Ed. Paoline, La Scuola Editrice Brescia.
    Perché ti racconto tutto questo? E’ ‘robetta’, potresti dire, di ‘modesta tacca’, potresti aggiungere.
    Ma ascoltami. Ad un certo punto incontro due filmine delle Paoline intitolate: Vita di Gesù I° tempo, Vita di Gesù II° tempo. All’insieme delle 32 filmine erano allegati alcuni libretti del tempo, con la parte del racconto che doveva essere letta (o raccontata) durante la proiezione. Il libretto riguardante la Vita di Gesù precisava che i tempi (cioè i rullini) dovevano essere tre, e che i numeri di catalogo erano quindi il 18, il 19 e il 20. Quindi mi vengono consegnati i n. 18 e 19. Ma – a differenza delle altre – queste due filmine non hanno il nome del disegnatore. Chi può essere?
    Prendo il proiettore per filmine hitleriano, lo preparo, inserisco le filmine per studiarle meglio. Innanzitutto faccio il conto delle fotografie dei disegni, che assommano a ben 108 (ma avrebbero dovuto essere in totale circa 150-160). Poi inizio a proiettarle. Non riesco a capire nulla all’inizio, ma mi pare una mano che mi sembra aver già visto. Ma io non sono uno specialista come sei tu. Ma ad un certo punto compare inconfondibilmente la firma di “Gianni De Luca”. E la firma si ripete in più vignette: 7 volte nel I° tempo, tre volte nel II° tempo.
    L’ho fatta lunga. Ma poiché sei appassionato, cultore, studioso, ecc., ecc., di cotesto De Luca, ho pensato di farti cosa gradita segnalandoti l’evento. Ma tu conoscerai da tempo questa produzione del ‘Nostro’! Ma non fa nulla. Tento di spedirti qualche vignetta. Non è facile ottenere un buon risultato da un semplice scanner, ho dovuto schiarirle e poi sono presenti i segni del lungo e reiterato utilizzo. La firma di De Luca è in basso a destra della 1.a e dell’ultima di questa serie di sei vignette. Valuta tu e dimmi in merito.
    Abbimi per iscusato
    Ad mejora!
    Laroche si alza e stiracchiandosi un poco inforca un paio di occhialoni dalle spesse lenti e con montatura di tartaruga delle Galapagos:” ehhh, ci vedo poco chiaro in questa storia che Luca Boschi prospetta come avvenimento cruciale per il prossimo 2014. Ovvero le celebrazioni per il 90° de “Il Giornalino” e in senso lato per la stampa cattolica per ragazzi in generale”.
    Squilla il telefonino- che tempismo!- e la voce di Luca si fa sentire” Che belle cose!!!
    Fuor di metafora, per il prossimo anno prevedo di organizzare una grande mostra itinerante su Giornalino e stampa cattolica. Partendo dal Museo di Napoli in primavera, per poi andare a Roma (così propone Stefano Gorla) in quella che fu la tipografia del Giornaleino e che ora è uno spazio d’aerte, quindi a Lucca a Palazzo Guinigi dopo l’estate. Gli accordi verbali ci sono, bisogna capire come stiamo a soldi e collaborazioni. Ma ti tengo informato, se puo’ interessarti…
    Farem(m)o anche un librone sul tutto.
    Ma per ora, water in mouth, come diceva Shakespeare.
    Devo chiudere, vò a salutare Zazie, che con il nonno Raymond Queneau vive in un villino circondato da fiori sull’isola fluviale della Grande Jatte. Naturalmente dovrò tener conto che Nestor Burma si aggira furtivamente fra i vicoli della Grande Jatte, l’isola sulla Senna che ad ovest del centro di Parigi al di fuori dalla disposizione a”chiocciola “ degli arrondissements.
    Ciao Jöel, ciao Tomaso, statemi bene!!!!”.
    La mia espressione di attonito stupore induce Laroche a dar fiato alle trombe. ”Tomaso, non conosci tale isola?? Ohibò, come mai?? è famosa e ricordata perché soggetto di un affascinante dipinto del pittore Seurat, anno di grazia 1884/86: un quadro dalle dimensioni notevoli, 207X308 e attualmente conservato a Chicago nel “The art Institute”.
    “Una domenica pomeriggio all’Ile de la Grande Jatte”. Benché oggi non rimanga più quasi nulla della struttura urbana ottocentesca, l’isola è costellata da molte piccole abitazioni, ognuna circondata da una moltitudine variopinta di fiori e di piante; e nessuna circolazione automobilistica vi potrà disturbare, perché l’uso delle auto è vietata . Beh, insomma, meglio che niente”24, Novembre 2013. Laroche sorride impercettibilmente mentre sta sfogliando la bozza del futuro numero di “Vitt & Dintorni” in uscita prevista per il mese di Novembre 2013. “Ehh, se ho ben capito , la diagnosi formulata nell’editoriale per il futuro del genere fumetto fortunatamente non pare infausta. Comunque, rifuggendo per principio gli ospedali e la medicina ufficiale in genere, per una più certa decifrazione dello scritto che mi appare un poco criptico mi rivolgerò ad un vecchio copain con il quale ho condiviso mille traversie. Ho faticato parecchio a rintracciarlo e a raggiungerlo, l’eccelso, lui, il chiromante Le Cassel che con un banco del mercato delle pulci di Saint Ouen campa vendendo vecchie mutande militari, residuati della tristemente e per fortuna lontana guerra di Algeria.
    Me l’ha raccomandato un vecchio amico di penna che vive a Verona ma che possiede un appartamentino dalla parti del Bois de Vincennes ( Porte dorèe) e nel quale passa saltuariamente qualche settimana all’anno. Ha condiviso con il chiromante scambi dei fumetti nei tempi eroici e il servizio militare vissuto in quasi simbiosi nella zona desertica dell’alto Atlante, entrambi arruolati nella legione cammellata (o erano dromedari??) . Tempi lontani. Con loro c’era un terzo componente di quello che di fatto, ovviamente, era un terzetto: Vincent Castel, che poi avrebbe fatto carriera nell’ambiente circense come acrobata saltimbanco cinema, e che al giorno d’oggi vivacchia di elemosine accampato sotto il ponte delle Arti a Parigi. I flics chiudono un occhio, anzi, spesso gli passano mangime in scatola e casse di birra.
    Sovente mi sono chiesto come mai Vincent ( pare che la moglie recentemente l’abbia lasciato) si sia ridotto così . Prima di andare dal chiromante venditore di mutande ( usate, ma rigorosamente sterilizzate, questo sia ben chiaro [ io le uso da decenni e non ho mai avuto da lamentarmi]) voglio andare a salutare il vieux copain Vincent le Fou. Perché poi? Mah, pare che ovunque vada si trascini dietro un valigione in pelle di bufalo afgano, all’interno del quale conserverebbe raccolte di preziosi fumetti risalenti alla sua più tenera infanzia. Sono solo curioso, così tanto per vedere; per l’occasione mi sono portato dietro una pregiata bottiglia di single malt whisky Tullamore, 25 years old”. Si ferma un attimo Jöel. Tira un lungo respiro e sta per continuare la sua dissertazione quando io lo interrompo.
    “Amico mio, Vincent probabilmente la berrà a garganella e poi cadrà velocemente fra le accoglienti braccia di Morfeo: in quel caso io potrò approfittarne per aprire la valigia in pelle di bufalo afgano e casomai “prendere in prestito” la prima edizione di “Tintin dans le pay de l’or noir” (quella nel solo bianco e nero, con un paio di tavole colorate in blu e rosso), sempre che tale albo ci sia. Ma soprattutto penso a quelle introvabili annate del quindicinale poi settimanale napoletano “Vera Vita”, che il nostro Vincent ebbe modo di incamerare nell’anno di grazia 1958, quando nel mese di Agosto soggiornò a Napoli per un paio di mesi a causa di impegni professionali. Te lo posso dire con certezza, poiché in quello stesso periodo io vivevo in quel di Napoli, sù al Vomero: vendevo ostriche e molluschi varie gestendo una bancarella ambulante al mercato del pesce di ogni lunedì mattina”.
    Mi chiedo comunque dove mettano le automobili i residenti.
    Nestor Burma , il 6 Novembre 1959, che va mai a fare in questa isola fluviale ? Ehh, una delle sue tante inchieste, che tutti possono seguire dall’inizio alla fine leggendo il romanzo di Lèo Malet “ ”L’envahissant cadavre de la plaine Monceau” o l’omonimo fumetto disegnato da Moynot ed apparso in anteprima su grandi pagine in bianco e nero sui tre numeri della rivista estiva “ L’Etrangleur” nel 2009; poi in albo a colori edito da Casterman nell’autunno di quello stesso anno. L’ultimo exploit di Moynot in tal senso, poiché da allora di fumetti sul Nostro non se ne sono più visti”
    Io sospiro e mi gratto la zucca:” leggo regolarmente il quadrimestrale telematico”Castermag” ( anche cartaceo, ma per averlo ….io ho lasciato perdere, ma per ora nessuna nuova in questa direzione. Mah??
    Vuoi cercare la versione italiana del fumetto del quale sto parlando?? Mi spiace ma non risulta che in tale veste quella storia sia mai stata stampata.
    Eh, si, c’è il recente cartonato nella collana 24/7 della Rizzoli , un volume con due avventure a fumetti del famoso investigatore francese i titoli sono: Un cadavere in scena (M’as-tu vue en cadavre?) tratto dall’omonimo romanzo, mentre Notte di sangue a Le Troncy (Un gueule de bois en plomb) è un parto autoctono del disegnatore Jacques Tardi, che con il consenso di Leo Malet .
    Questo scrittore nato a Montpellier ha avuto una vita abbastanza travagliata e fu anche internato in un campo di concentramento nazista.
    Insieme a Simenon, è stato considerato il maggior rappresentante del romanzo poliziesco francese. Prolifico e geniale, originale e controcorrente occupò un posto di primo piano tra gli intellettuali che gravitavano intorno al Surrealismo e ad Andrè Breton.
    Nel 1943 scrisse il primo romanzo con protagonista Nestor Burma con il titolo 120 Rue de la Gare (Fazi 2004). Le avventure di questo investigatore sono circa trenta e dentro questa serie l’autore ha ritagliato uno spazio speciale per una serie di 15 romanzi, intitolata “I nuovi misteri di Parigi” ed ogni romanzo si svolge in un diverso dipartimento urbano ( i famosi Arrondissement).
    Tutti i suoi romanzi offrono vari livelli di lettura, gli ingredienti sono: trame mozzafiato, un investigatore molto sui generis, spregiudicato e poco ligio alle regole, gli piacciono le belle donne ed ama molto Parigi.
    Una Parigi degli anni ’40 e ’50 che l’autore descrive magistralmente con le sua vie ed i suoi abitanti, varia umanità che parla argot e che passa mattinate intere al Bistrot a bere vino in caraffa accompagnato dalle classiche uova sode che fanno bella mostra di sé sullo”zinc”, il grande bancone sul quale il proprietario serve i vari clienti.
    Sto divagando’’ Dove sono finiti Vincent, il chiromante e il dottor Buffatti??
    Beh, sfortunatamente non saprei dirlo, perché….. insomma… quella bottiglia di Tullamore me la sono bevuta io mangiando crauti all’alsaziana in un vecchio bistrot di rue du pas de la mule, dalle parti di place des Vosges.
    Ehh, che ci volete fare, ho incontrato la zingara Esmeralda in fuga e ho dovuto proteggerla dalla grinfie di Nestor e del suo degno compagno Sauron ( noti latin lovers) e mi sono rifugiato nel Marais, un quartiere dove ho molti amici ebrei e nel quale mi posso nascondere facilmente Come?? Non ci credi?? Male, poiché la fantasia è il sale della terra.

  • tomasoprospero |

    Parlo di Franco Chiletto.

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