PAM & PAUL NELLA RESISTENZA A FUMETTI, di Pier Luigi Gaspa

Campani

Nel corso delle sue ricerche, Pier Luigi Gaspa, rovistando nella collezione di Luciano Niccolai, ha fatto una scoperta assai interessante e molto curiosa.

A lui la parola.

Pam & Paul nella Resistenza a fumetti

Grazie all’ospitalità e alla penna stessa dell’inclito blogger, di Pam il partigiano si è già parlato spesso in questo blog, sia in relazione alla Resistenza tout court, sia riguardo la scoperta del suo autore, quel Giovanni Camusso che è stato meritatamente restituito agli appassionati dal contributo della figlia Grazia.

È stata proprio quest’ultima, tempo fa, a dipanare dopo oltre sessant’anni il mistero del fantomatico “Camus”, uno splendido disegnatore, troppo presto scomparso, autore dei cinque albi che compongono la serie Pam il partigiano, il primo, vero, personaggio del fumetto ‘Resistenziale’, per i quali rimandiamo ai post a lui dedicati.

In questa sede, invece, ci soffermiamo su un altro aspetto, se vogliamo anche marginale, data l’importanza della serie e dell’argomento che tratta, poiché l’ultimissimo episodio apparso sulla collana è l’unico a non essere disegnato da Camusso bensì da…

Ma prima di svelare un mistero che i lettori più accorti e soprattutto più anziani (fumettisticamente parlando, s’intende!) hanno già scoperto guardando le quattro tavole che compongono la storia, rendiamo meritatamente omaggio alla tenacia dalla passione di Luciano Niccolai, che dopo molte ricerche è riuscito a giungere in possesso dell’intera raccolta. Ed è stato proprio mostrandomela, con malcelato ma giustificato orgoglio, che ho notato la presente storiella, che chiude definitivamente l’avventura del partigiano Pam.

Ad attrarre la mia attenzione, a parte il tratto già distinguibile, per quanto ancora acerbo, è stata la firma “Paul”.

La faccio breve. Si tratta ovviamente di Paul Campani, celeberrimo maestro dell’animazione italiana, nonché creatore di tanti personaggi del “Carosello” televisivo, come Luca ha già anticipato in un post precedente, introducendo una vignetta.

A parte la valenza “Resistenziale” della storia, di non poco valore, poiché testimonia una lacerante – e straziante, nel caso specifico – guerra civile interna alla famiglia dell’anziano protagonista, la breve vicenda aggiunge un piccolo e sconosciuto, almeno per quanto ci riguarda, tassello alla carriera fumettistica di Campani, iniziata già nell’anteguerra sull’intrepido e proseguita con l’avventura veneziana dell’Asso di Picche e con il primo supereroe italico dalla rossa e attillata tuta: Misterix, l’uomo dalla giberna atomica, prima di lavorare per l’Argentina e creare nel 1954 la Paul Film ed entrare di diritto nella storia della televisione italiana.

Con questa breve vicenda, molto più sommessamente, in perfetta sintonia con il suo carattere, entra anche nella storia del partigiano a fumetti.

Non è comunque poco.

Campani_Paul_03

Paul Campani uno

Paul Campani 2

Paul Campani 3

Paul Campani 4

Mostra_campani_a_16

Omino-coi-baffi-e-Gigino-pe

Queste aggiunte generali, inceve, le appongo io (il blogger).
Sulle prime, Paul aveva seguito per i fumetti la linea grafica nordamericana di Milton Caniffm in particolare quella di “Miss Lace” e di Terry and the Pirates, che negli anni della seconda guerra mondiale avevano ispirato tutto il gruppo della rivista Asso di Picche” (Hugo Pratt, Dino Battaglia, Ferdinando Carcupino, Damiano Damiani, Alberto Ongaro…).

Poi, viene l’epoca dei “Caroselli”, e Paul si getta nella mischia fondando la Paul Film, con Max Massimino Garnier.

Il ritorno trionfale ai fumetti avviene nel novembre 1963, quando l’editore milanese Franco Fasani fa uscire in edicola il primo numero del quindicinale “Girandola T.V.”, all’interno del quale vengono proposte brevi storie che hanno per protagonisti, tra gli altri, Toto e Tata, Svanitella, l’Omino coi Baffi della caffettiera Bialetti, Fido (Bau) e Angelino.

Dei testi di queste storie a fumetti si occupa lo stesso Garnier, mentre la parte grafica è affidata a Campani (che, tra l’altro, disegna tutte le copertine della serie e cura gran parte del lettering), a Leo Cimpellin, a Giancarlo Tonna, a Carlo Bracci, a Luciano Bottaro, a Guido Scala e a Romano Scarpa.

Smorfia_e_riccardone

Insieme all’Omino coi Baffi (doppiato dall’attore Raffaele Pisu), Angelino è il primo grande personaggio animato di Carosello.

Si tratta di un buffo angelo nasuto, con l’aureola sospesa sulla testa coperta da capelli scuri a zazzera, vestito di un candido pigiamino che gli nasconde a malapena le chiappette. Quest’ultimo forse per sottolineare la “purezza” angelica del personaggio, al quale si affianca un deliziosa Angelina, in molte raffigurazioni è caratterizzato da una sola natica!

Ma in alcuni pupazzi in pvc e libri illustrati ne ha due…

Come Toto e Tata, anche Angelino rivela inoltre la curiosa caratteristica di possedere degli occhi in negativo: iridi bianche su cornee nere che Campani sceglie di adottare dopo un “provvidenziale incidente” avvenuto in fase di svilluppo della pellicola di uno short pubblicitario.

Diversamente dai due monelli, che nelle versioni a fumetti di Bottaro, Scala, Tonna e dello stesso Campani mantengono questa caratteristica, l’Angelino di Scarpa trasforma i suoi occhi in “occhi normali”, e solo Tonna ne recupererà la versione originale su alcune copertine.

I personaggi che tengo in mano nell’orrenda foto, invece, sono La Smorfia, La Smorfietta e il Riccardone, realizzati in figure sagomate nei primi anni Sessanta dalla società fiorentina “Ciro”. Sono materiali rarissimi, anche a causa della loro fragilità, essendo realizzati con la stesa plastica leggerissima impiegata nelle deperibili maschere di Carnevale.

LINK IN SINTONIA

GIOVANNI CAMUSSO: UNA ROSA (DI BAGDAD) PER IL PARTIGIANO PAM, di Pier Luigi Gaspa

MATEMATICA ANIMATA E ALBI CON QUALCOSA IN COMUNE

150 ANNI D’ITALIA: RITROVATO L’AUTORE DI “PAM IL PARTIGIANO”!

GRAZIA CAMUSSO PARLA DI ELISA PENNASE N’E’ ANDATA ELISA PENNA, IDEATRICE DI PAPERINIK

  • Gisella |

    Se mi è consentito insistere su un argomento centrale, vorrei dire che non mi risulta che in nessun altro paese del mondo siano stati compiuti studi su questa straordinaria forma di arte, così accurati ed attenti, da rilevarne la sua sostanza originaria nel nome, sostanza che, seppur rilevata in lingua italiana, appartiene specificamente al fumetto in qualsiasi lingua esso venga scritto o denominato. E scusate se è poco!

  • Sebastiano |

    Fortunato,
    “Se trovo un denominatore comune tra due cose e gli do un nome, in cosa si danneggia la “pluralità”?”
    e quale sarebbe questo denominatore comune?
    noi due saremmo anche uomini ma siamo diversi
    uno fa o pensa certe cose,
    l’altro fa e pensa altre cose.
    uno può essere bianco, l’altro nero o giallo
    questo ci rende diversi
    dire, aggiungere altre informazioni che indicano le caratteristiche PROPRIE di un uomo rende ognuno di noi unico e diverso dall’altro
    negare questo è essere ciechi!
    ti rifaccio l’esempio:
    forse che il pane, la pasta, i dolci, i biscotti, le frise…
    solo perchè dono fatte di farina
    sono tutte la stessa cosa?
    non conta un denominatore comune
    quale?
    i disegni?
    le parole scritte?
    le vignette?
    forse non hai capito che non basta un SOLO denominatore per accomunare questo a quello!

  • Sebastiano |

    Fortunato:
    “Ugualmente, il Fumetto fotografato (se ti fa piacere chiamalo Fotoromanzo, ma molti lo chiamavano Fumetto”
    non hai risposto alla mia domanda:
    un fotoromanzo solo perchè lo fa un fumettaro diventa un fumetto?
    ti faccio notare che non sono io che chiamo “opere” con foto con inseriti dei “balloon” fotoromanzi.
    ma così cose così sono state -sempre- chiamate.
    o, siccome quelle foto sono state fatte da dei foto-grafi sono foto-romanzi
    mentre se le stesse foto le fa un fumettaro (non un fumettista) si chiamano foto- fumetti?
    tra l’altro:
    il bisogno di aggiungere foto- non dimostra GIA’ che non è un fum… un VERO Fumetto?
    il fumetto è fumetto
    e si devono chiamare fumetti
    non foto-quello-che-vuoi-tu.

  • Sebastiano |

    Fortunato:
    “E Foster non odiava i fumetti, odiava “Tarzan”.
    Certamente, se non fosse stato per un caso, non sarebbe mai divenuto un fumettaro, ma il suo stile da fumettaro (con le didascalie) gli è stato dettato da altri e lui si è limitato a restargli fedele”
    ti contraddico:
    su P Valiant n 1 di Nona Arte a pg 6 si legge:
    “un’altra caratteristica di Foster fù il RIFIUTO dei balloon”
    “Foster, che si riteneva un illustratore, considerava il fumetto un -medium INFERIORE-”
    e per quanto riguarda Tarzan:
    “l’artista sentiva di prostituire il suo talento… e accetto di ritornare a Tarzan perchè l’agenzia dove lavorava era sull’orlo del fallimento”

  • Veddiana |

    Kiociolina Loly
    Veddiana no plekkùl!
    Veddiana plululàta vvessità.
    Ola ttuntèssa…muniassiòne! Mh!
    (Kiociolina è kiociolina.
    Te Loly….lllina! Mh!)
    Bonalotte.

  Post Precedente
Post Successivo