WUFF, THE PRAIRIE DOG

BUETTNER1

Oggi non si posta.

Già, infatti, l’inattendibile Nòva ne ha un’altra (o ne ha avuta un’altra, se la cosa fosse già superata).

Un altro problema al server, al provider, al cervellone elettronicone, chissà.

Fino a poco fa, chiunque ha tentato di postare commenti si è visto sbarrare il campo con un ALTOLA’ sibillino e la scritta misteriosa NO(T) A HASH (maiuscolo) REFERENCE.

Di che si tratta?

Palloncinijpg

Alcuni dei fedeli contributors in possesso del mio indirizzo privato mi hanno segnalato la nuova disfunzione.

Con questo post tento anche di capire se qualcosa va online oppure no.

Alle ore 12:49 facciamo questa prova insieme.

Vediamo.

Per questa ragione, oltre che per altre, sarà proprio il caso di traslocare altrove, per esempio in una pagina di un’altra piattaforma web che potrebbe chiamarsi, per esempio…

Boschington Post?

BUETTNER Coyote

Okay, alle 13 o giù di lì si posta di nuovo.

Bene.

Allora ne approfitto per riprodurre, in due pezzetti, una tavola con Wuff the Prairie Dog, il “cane della prateria” praticamente inventato da Carl Buettner, almeno nel formato nel quale l’abbiamo conosciuto nei fumetti del marchio M.G.M., vagamente ispirato a qualche personaggio semisconosciuto di una qualche Merry Melody cinematografica, probabilmente di Harman e Ising.

La serie, che in Italia era stata tradotta come Flic e Floc negli albetti tascabili delle Edizioni Cenisio, sarebbe stata portata avanti da Vivie Risto, al quale abbiamo accennato nel post di ieri.

Di ieri, dico.

Restiamo quindi nella strettissimissima attualità, Civati o non Citati, Cuperlo o Shalabayeva (sotto, nel video) che dir si voglia. Che sono già argomenti superati.

Di questo tema, e del Coyote di Buettner, trasformato poi in Charlie Coyote, una volpe per noi lettori italiani, avevo scritto nell’ormai lontano 2008, come segue:

Blog_meo_mazurka

Ecco qua Meo Mazurka (o Mazurca).

Secondo gli adattatori italiani è una volpe del deserto.

In questa oblunga vignetta sulla destra, realizzata come (quasi) di consueto da Vive Risto, che è anche creatore del personaggio, ha un grosso nidi di api sulla testa, esibito a mo’ di turbante.

La storia in questione, pubblicata su Tom & Jerry della Editrice Cenisio, fa parte del ciclo dedicato a Flic e Floc: un cane della prateria e uno scoiattolo, personaggi ideati da Carl Buettner ispirandosi a non meglio identificati cartoons di Harman e Ising per la Metro Goldwyn Mayer, ma sostanzialmente creazioni originali dei fumetti.

Lo scoiattolo lo è senza dubbio, ma probabilmente anche lo stesso Wuff the Prairie Dog.

Il nome italiano di Meo si deve a Vincenzo Baggioli, fantasioso traduttore di tutto un po’ per la casa editrice a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta.

La storia ha per titolo Le api giustiziere!

Baggioli, che per un certo periodo firma anche come direttore responsabile, era stato nei decenni precedenti un provetto e prolifico sceneggiatore, oltre che giornalista sportivo.

Scrittore e co-ideatore del mascelluto Dick Fulmine, Baggioli aveva anche proseguito per conto dell’editore Lotario Vecchi, delle storie a fumetti con Superman, che alla fine degli anni Trenta era chiamato “Ciclone”.

Blog_intro_bipbip

A partire dal n. 299 del 21 settembre 1939, quando Ciclone appare sul giornale di Vecchi, il materiale americano delle strisce di Superman usato per la ristampa in Italia è agli sgoccioli.

Per questa ragione si realizzano delle avventure completamente nuove da pubblicare su Gli Albi Dell’Audacia, scritte da Vincenzo Baggioli, mentre le strisce originali che rimangono sono destinate al giornale. Nessuna possibilità di accesso, all’epoca, al materiale che compare in contemporanea nei comic books.

I disegni, per inciso, erano del fratello di Vincenzo, Zenobio Baggioli, altrimenti noto con lo pseudonimo di Bizen.

A parte questo, per il Baggioli che adesso ci interessa, il quale negli anni Cinquanta-Sessanta traduce non dall’inglese, bensì dal francese (lingua che probabilmente non conosceva nemmeno troppo), il rivale di Flic e Floc, battezzato Meo Mazurka, è una volpe.

Sulla ragione di tutto ciò, per il momento soprassediamo, limitandoci a notare che la parola “coyote”, incredibilmente, in Italia non era stata affatto sdoganata negli anni Cinquanta e primi Sessanta!

Baggioli si era ritrovato per puro caso a lavorare per la Cenisio con i personaggi della Warner e della Metro, proseguendo direttamente dai tempi dell’Audace la collaborazione con l’azienda di Vecchi e del suo braccio destro Tino Arcaini (grazie, Gianni Milone, per la correzione; questo post arcaico, mai editato finora sera del 26 novembre 2013, sta per nevicare, avrei dovuto darci un’occhiata prima), già fotografo del Servizio Segreto nell’anteguerra e abile a sviluppare lastre e fare pellicole per la stampa (bravo fotolitista, o zincografo, all’opera anche per Bonelli).

Ad Arcaini si deve, tra le altre cose, la grande fotografia del Duce sistemata negli anni Trenta davanti alla facciata del Duomo di Milano…

Qua sotto, ecco la già ricordata presentazione al pubblico italiano del Road Runner in qualità di struzzo, e di Wile E. Coyote che diviene il Vilcoyote, o come si legge nell’articoletto, presumibilmente di Baggioli, il “Vil coiote” (ma il qualche caso si trasforma in… volpone)!

Daffy_guarda_a_dest

Daffy_guarda_a_sinist

Perché ho citato in contemporanea Vilcoyote
e Meo Mazurka? Lo saprete in uno dei prossimi post!

Intanto, come bonus ecco evidenziate le due espressioni di Daffy Duck ricalcate dal misterioso disegnatore del quale discettavamo giorni fa (e che secondo me è Fred Abranz), il quale le riprendeva da vignette già pubblicate e dovute alla mano di Vivie Risto

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