Facciamo slittare a un qualche giorno della settimana che viene il post su Lyonel Feininger, che va ancora forte e miete commenti e consensi dalla critica.
E cerchiamo di fingere d’essere al passo coi tempi, affinando tutte le armi epesegetiche tesaurizzate durante qualche decina di notti insonni passate a studiare sequential art, in mancanza di meglio.
In seguito alla discussione scatenatasi in questi ultimi tempi in coda a questo miserando post su Don Rosa e Neil Gaiman, Tomaso Turchi ci aveva inviato nell’ormai rimpianto mese di luglio qualche immagine di Gino D’Antonio.
La embeddiamo, senza troppi convenevoli, affiancandola ad altre illustrazioni magnifiche di Noel Sickles, un disegnatore di razza conosciuto soprattutto come ispiratore di Milton Caniff e, in un altro contesto, di Alex Toth (come lo stesso Alex ha dichiarato) e di Hugo Pratt (idem, ma a distanza rassicurante).
Di Noel Sickles (1910-1982), sopra in foto, è l’illustrazione di apertura con la solare ragazza dai lineamenti appena accennati, realizzati con pochi tratti di pennellino, contrastante con lo sfondo e gli altri personaggi dell’illustrazione, più in ombra, sfumati nel loro tratteggio.
Sua è anche questa, molto moderna, che ritrae una scena della torbida Germania Est.
E sue queste immaginette (non votive), che fungono da commento a racconti e articolesse in una rivistella che, ci comunica Fortunato Latella, non è paragonabile al Reader’s Digest dei poràcci.
E così ha criticato l’estensore di questo articolone, il quale non è un critico agli occhi dei più, Daniele Brolli compreso.
Come si può vedere, in queste mie timede affermazioni mi sforzo di essere critico, di criticare i fumetti, ma per essere un critico blasonato ci vuol altro, bisogna tenere dei seminari universitari o flirtare con i tenutari, altrimenti ciccia.
Questa illustrazione di fantasmino secondo me non è fatta bene, da Sickles.
Ecco, che ho criticato.
Come sto andando?
Vabbe’, magari aveva fretta, bisogna aprirgli un po’ di credito.
Lo so, i critici sono spietati, il tesserino te lo danno quando hai sparato a zero come “quello che aveva il tuo identico cuore ma la camicia di un altro colore” nella canzone di De Andrè.
Di Caniff (che piace a chi critica la critica) è invece la pin-up “omaggio” disegnata per una destinazione specifica, ma legata al ciclo di Male Call. E’ una gioia per gli occhi anch’essa, che pongo in chiusura dell’acritica sbrodolata odierna.
A proposito del D’Antonio d’annata fornito da Tomaso, siamo sul n° 39 del Vittorioso del 1951,con la storia Il trasvolatore delle Alpi.
Ci sono sintonie con gli altri Maestri venuti dal di là dell’Oceano?
Forse sì. La parola a chi vuole prenderla.
Di certo, Sickles è stato ed il punto di riferimento di molti.
Indubbiamente, però, soffre di scarsa notorietà presso i fumettisti giovani d’oggidì, il che gli impedisce, com’è logico, di disseminare l’universo di eredi grafici capaci di far garrire il vessillo sicklessiano a pro di ampie generazioni future di lettori.
Tomaso ha dovuto scegliere una puntata del Vittorioso stampata verso l’esterno, altrimenti con l’annata rilegata sono pasticci…
I fuori registro sono onnipresenti, quindi pazienza.
A chi assomiglia, chi può richiamare qui D’Antonio?? Mah??
La rivista dell’Anafi Fumetto si è occupata di D’Antonio con l’intervista sotto, qualche anno fa. La recuperiamo sfruttando un bel lavoro di ricerca compiuto da Matteo Sonz.
Per il divertimento di Sauro Pennacchioli, propongo un paio di video di Gnappetta, leggermente tamarri, ma tutto sommato diligentemente informativi con punte didattiche, almeno per alcuni cabarettisti che desiderino studiarsi la tipologia di questa categoria femminile o per alcuni critici di comunicazioni di massa.
ALTRI ACRITICI LINK IN QUALCHE MODO CORRELATI
HUGO PRATT E ALTRI CARTOONIST(S) IN ARGENTINA
DON ROSA E NEIL GAIMAN AL COMIC-CON
ZELDA FITZGERALD ALLE OBLATE (FIORENTINE)
<a href="http://lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com/2012/03/hugo-pratt-e-moebius-disegnano-insieme.html
“>MOEBIUS DISEGNA CON HUGO PRATT, CLAIRE BRETECHER, MARCEL GOTLIB, PHILIPPE DRUILLET, JIJE’, JEAN-CLAUDE FOREST
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