MILAN GOLDSCHMIEDT, FUMETTISTA MISTERIOSO (SCOOOOP!)

Mammi di Milan Goldschmiedt

Milan Goldschmiedt - fotoGeneroso come sempre, Luciano Tamagnini è intervenuto per risolvere l’enigma posto nel blog Retronika qualche giorno fa, a proposito del misterioso disegnatore che aveva fatto arrovellare Salvatore Giordano, Aumaldo, Fabrizio Mazzotta e anche il sottoscritto.

Il nome dell’autore è proprio quello che si legge nel titolo.
Niente a che vedere con Nicola Del Principe, anche se ha lavorato in alcune testate dove anche il simpatico creatore di Polibio era presente, all’inizio degli anni Cinquanta.

Con Gérard Thomassian e Silvio Costa (che ha delle sorprese da riservarci, in uno dei prossimi due post) discutevamo durante l’ultima edizione della Fiera di Reggio Emilia circa l’identità di un certo Milan Goldsmith. Misterioso e forse in odor di pseudonimo.

Ma le cose stanno un po’ diversamente.

Qualche ora fa, in una sua email, anche Luciano ha riportato l’attenzione su di lui.
E’ stato provvidenziale.

Afferma Luciano:

Si stanno mettendo in giro molte notizie fasulle sui personaggi comici nostrani. Innanzi tutto MAMI non è di Del Principe, ma del disegnatore serbo o croato MILAN GOLDSMITH , che si era trasferito a Milano a che ha collaborato con diverse testate tra cui l’Alba d’Oro.

Milan G,_lBene, anche se la pronuncia del cognome di questo fumettista apparentemente dissoltosi nel nulla suona esattamente come Luciano e Gérard lo “translitteravano foneticamente”, siamo in presenza, per le tavole di Mami, di Milan Goldschmiedt (sopra a destra fotografato con la sua pipa), artista strano, atipico e polimorfo, nato a Zagabria nel 1931 e scomparso purtroppo nel 2010 e rimasto per decenni lontano dalla scena fumettistica.

Sua è l’immagine a destra, tratta dal catalogo d’arte pubblicato a quanto pare nel 2007 da Urbano Cairo (attuale proprietario e “tagliatore di budget e forse anche di teste” de La 7).

Il critico Luca Beatrice, che appunto nel 2007 aveva intrapreso con noi il cammino dei blog del Sole 24 Ore, ne evidenziava nella presentazione del cataloogo di Cairo Editore il percorso artistico atipico:

(…) è stato cartoonist, scenografo e, come grafico, autore di popolarissime campagne pubblicitarie per aziende italiane e straniere.

Coniglietto

Dal 1974 si dedica esclusivamente alla pittura e alla scultura servendosi di una tecnica del tutto originale e unica; tra i soggetti preferiti, scenari fantastici di “altri mondi” popolati da personaggi grotteschi.
Recentemente l’artista ha elaborato un radicale cambiamento che lo porta a realizzare opere di grande eleganza grafica e corposità plastica.

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Sue sono anche le immagini che seguono.

Gold

Everardo Dalla Noce

A questa pagina un articolo in Inglese, tratto dal Sunady Tribune, che lo riguarda.

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Il percorso che lo contraddistingue è parallelo a quello del collega Walter Cremonini, che con lui ha lavorato presso la Casa Editrice Rubino, che editava la testata tascabile Teddy Boy.

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Silvio Costa ci ha scansito le copertine dei tre albi in suo possesso, che forse costituiscono l’intera collana.
L’ultima è quella che si vede in chiusura di post, disegnata come le altre da Giuseppe Perego.

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Sotto la locandina di una mostra dell’artista tenutasi lo scorso anno a Brera, con l’organizzazione del figlio di Milan, Michael Goldschmiedt (che salutiamo, se ci legge).

Galleria Cappelletti

Proseguiamo anche con le puntualizzazioni di Luciano Tamagnini su altri personaggi citati negli ultimi giorni.

TOM E DINGO non sono personaggi italiani, ma statunitensi ed hanno avuto una collana di albi a loro dedicata da cui vennero tratte le storie presentate in Italia (e se si va a guardare tra le pagine di quella serie si trovano i per personaggi clonati in Koko e Kuki che fanno parte delle storie di Duca e… (francamente non ricordo come venisse chiamato il secondo personaggio, appunto il coniglio); il Duca era una Volpe. Da Tom e Dingo Del Principe ha lucidato a piene mani per le sue pubblicazioni per l’ed. Bianconi.

Perfetto. In alcuni post del passato abbiamo già trattato questi temi. Su The Duke and the Dope si può leggere qui, mentre su Tom e Dingo, che in originale si chiamavano Puss an’ Boots si è scritto in più di un’occasione anche con Alberto Becattini, specialmente a proposito di Dan Gordon, loro autore.

Puss Boots DanGordon

Ecco la cover del terzo, e forse ultimo, Teddy Boy.

Teddy boy tre

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