Rinaldo Traini così risponde alla rubrica Nuvolette di Luca Raffaelli apparsa su LancioStory (in questa pagina vecchie copertine della bella rivista popolare edita adesso dalla Aurea).
Nello specifico, l’articolo è apparso sul n. 20 adesso in edicola, e riguarda le ormai ricorrenti questioni sull’identità di Lucca Comics & Games e del Salone Internazionale dei Comics.
All’edicola vi rimandiamo, per il suo testo integrale.
Ecco l’intervento di Rinaldo.
Gentile Luca, ho atteso con trepidazione l’uscita di “LancioStory” n. 20 del 18 maggio 2013 e come ai vecchi tempi sono corso dal mio edicolante per acquistare il fascicolo.
Tu mi avevi premurosamente avvisato che nella tua rubrica “Nuvolette” si sarebbe parlato di me, del vecchio Salone e dei bei tempi andati. Debbo dire che l’acquisto dell’ultima (intesa come baluardo) gloriosa rivista a fumetti non mi ha tradito perché la scelta del materiale fumettistico è sempre eccellente e i vari generi sono miscelati con il consueto buon gusto, tutte qualità che ero certo di trovare anche nella tua rubrica.
Non voglio dire che sono rimasto deluso perché rifuggo sempre dai giudizi di merito e preferisco analizzare i motivi e gli argomenti degli altri e poi verificare attraverso i documenti e i fatti acclarati (se sono condivisi con uomini non smemorati) come si siano effettivamente svolti gli accadimenti oggetto di una qualsiasi divergenza di opinioni.
Non è detto che con questa procedura si possa arrivare alla verità ma, insomma, è possibile andarci vicino. Più difficile è convincere il prossimo quando questi sceglie la strada del chiacchiericcio disordinato, della dimenticanza degli impegni presi o della pretesa di trovare ad ogni costo, a posteriori, le buone ragioni per fare i propri comodi.
Infatti, gli argomenti ponderati e basati sui fatti convincono spesso solo gli individui ragionevoli che come tu mi insegni sono pochi. E’ triste, ma tant’è.
Fatta questa noiosa premessa paradidattica veniamo, come si dice, ai fatti.
Tu racconti nelle “nuvolette” di un certo Rinaldo Traini (che sarei io) che frustrato per essere stato messo alla porta dal Comune di Lucca (immagino e se no, da chi altri ?) nel 1992 e quindi defenestrato della “sua” gloriosa nomina a Direttore del Salone, scarica il suo malanimo di anziano “ex” accampando diritti improbabili basati sul nulla vendicandosi sugli attuali operatori culturali con l’accaparramento di alcuni gioielli di famiglia stornati in qualche modo a suo tempo dalla cassaforte comune fra i quali farebbe spicco il premio Yellow Kid (ridotto ad un simulacro da bacheca), il già glorioso nome di Salone Internazionale dei Comics e naturalmente quella parte del patrimonio di Immagine che potrebbe essere ancora commestibile.
Consigli inoltre al vecchio invelenito dal rancore di fare, finalmente, un atto di generosità e magari di tardiva lucidità, dono del suddetto patrimonio alla nuova gestione affinchè rilanci questa arrugginita ferraglia a nuovi splendori (piu’ bella e più grande che pria).
Sono certo che queste tue convinzioni sono il prodotto di una meditata riflessione, condizionata però, oserei dire fuorviata, da sommarie ed inattendibili notizie fornite da persone più o meno interessate attraverso il pettegolezzo improvvisato e generico più che sulla base di documenti o di testimonianze storiche.
Eppure, la corrispondenza tra Immagine e il Comune riguardo alla questione è ormai di dominio pubblico (via, naturalmente nel nostro piccolo mondo fumettistico).
Della mia partenza da Lucca con il Salone (marchi, premi, immagini, ecc.) e tutta la sua storia, con il patrimonio di Immagine e con la documentazione di tutte le edizioni svoltesi in quella città (a seguito di un accordo scritto tra Immagine e il Comune) abbiamo scritto e discettato. Che altro dobbiamo dirci? Quali altri documenti dobbiamo esibire?
La verità è che il gruppo dirigente di Lucca Comics & Games (manifestazione nata nel 1994) non avrebbe dovuto celebrare i trent’anni della manifestazione e tantomeno i quaranta. Perché questa degli anniversari contando gli anni di svolgimento del Salone è una vanteria anche un po’ buffa.
Il Salone è partito da Lucca nel 1993 ed ha continuato a svolgersi a Roma (uffa!). Io sono restato il direttore fino al 2005, anno nel quale si è svolta l’ultima edizione del Salone.
L’amico Gianni Bono non avrebbe dovuto utilizzare il materiale di Immagine per realizzare il volume “I ruggenti 40 anni”. Mi auguro che qualcuno gli abbia commissionato il volume e gli abbia garantito che non esisteva alcuna remora o limitazione nell’utilizzazione della documentazione. Invece l’averla usata, chiunque ne abbia autorizzata la pubblicazione, è stata un’autentica scorrettezza (un illecito in termine tecnico) resa ancora più grave dal fatto che nel “colophon” del volume non esiste alcun “copyright” di attribuzione del materiale di Immagine e non appare nemmeno un dovuto ringraziamento (ma non siamo tutti estremi difensori del diritto d’autore?).
Con il Comitato di festeggiamenti di “40 anni di Lucca” Immagine non aveva concordato alcunché, anzi aveva diffidato il Comitato stesso, il Comune e il Commissario Prefettizio ad usare materiale di sua proprietà. Ma le Istituzioni pubbliche avevano fatto orecchie da mercante (tanto poi le spese legali e i danni si pagano con i soldi pubblici) e naturalmente i curatori e le ditte appaltanti si erano sentiti sollevati da qualsiasi responsabilità.
E la professionalità? Ma che te frega! Quanto al testo, non metto bocca, perché ognuno scrive quello che gli pare. Ma non posso non notare (ma l’hai fatto anche tu) che dove è stato possibile il mio nome è stato oscurato. Come hai fatto anche tu, ho letto il libro e ho avuto l’impressione, pagina dopo pagina, sulla base delle segnalazioni che tu stesso citi, che in alcune edizioni del Salone girovagasse per i padiglioni un ospite ogni volta con nuove attribuzioni guadagnate però altrove: un certo Rinaldo Traini. Ma tu, tutto questo l’hai trovato normale. Io no!
Tanto per ricordare quanto io sia popolare a Lucca, mio malgrado, ti ricordo che nel marzo del 1994, dopo il sequestro a causa di inadempienze legate alla sicurezza effettuato dall’Autorità Giudiziaria del Palazzetto dello Sport dove si sarebbe dovuta svolgere la Mostra Mercato con conseguente estremo malumore degli espositori e del pubblico, fu fatta circolare la voce che la Mostra era stata chiusa a causa di un esposto arrivato da Roma. E chi era l’infame che aveva procurato tanto danno? Il luciferino Rinaldo Traini.
Voce e notizia false (che c’entravo io con la sicurezza? E perché cercare questa scusa attribuendomi una qualche responsabilità: una vera canagliata messa in atto per scaricare l’indignazione della folla inferocita contro qualcuno) perchè poi si seppe che il presidente dell’Ente era stato colpito già negli anni precedenti da altre due denunce penali simili e che nel 1992 (ricordi l’ultimo Salone, il XIX?) il Procuratore della Repubblica di Lucca aveva minacciato la chiusura della manifestazione se non fossero state prese alcune specifiche misure per la sicurezza del pubblico.
Noi di Immagine fummo tenuti assolutamente all’oscuro di questa spada di Damocle che pendeva sulla manifestazione (un vero scandalo, dato che Immagine faceva parte dell’Ente Max Massimino Garnier) e ho sempre avuto il retropensiero che tanti guai che regolarmente si verificavano (scambi di stand, inadempienze tecniche, ritardi nel montaggio di strutture, poca manutenzione e pulizia dei materiali, mancata pavimentazione dei padiglioni, pericolosa superficialità negli allacci elettrici e tanto altro) fossero dei veri e propri boicottaggi che avevano lo scopo di stancare e poi far sloggiare da Lucca gli indesiderati organizzatori.
Scusa la diffidenza (non è vero che divido il mondo in buoni e cattivi, ci sono anche i cretini, che sono i più pericolosi).
Tieni però conto che chi ha portato avanti questa politica di ostracismo nei miei confronti è uno sparuto manipolo che è perennemente mobilitato nel respingere qualsiasi intrusione nella gestione dell’attuale configurazione e che ai giorni nostri teme molto di più gli appetiti locali, e magari quelli del Comune di Firenze, che non quelli che vengono dall’esterno.
Per finire in bellezza, ti ricordo che nel 2007 il Sindaco Mauro Favilla, dopo la sua rielezione, mi invitò a Lucca (hai pubblicato la mia foto di quei giorni). Il motivo dell’invito era noto a tutti: Favilla voleva sistemare la gestione del Museo affidandolo a personalità che garantissero la qualità dei programmi e della gestione e trattare la restituzione al Comune del famoso patrimonio di Immagine (tradizione, storia, pubblicazioni, immagini, marchi, nome, documenti, ecc.).
Partecipò a quegli incontri anche Claude Moliterni, che portava in tasca il patrocinio del Ministero della Cultura di Francia e un elenco di nomi tra i più prestigiosi del cartooning mondiale che erano disposti ad aderire all’iniziativa purchè il garante fosse Immagine.
Informai tutti i Soci di Immagine ed anche i vecchi collaboratori (come Claudio Bertieri e Ernesto Guido Laura) perché avevamo l’intenzione di ricostituire la squadra con un comitato scientifico prestigioso intorno ad una iniziativa di spiccato carattere culturale.
Luis Gasca si dimostrò particolarmente ben disposto e offrì al Museo la sua incredibile e preziosissima collezione di originali e cimeli, arricchita dalla sua biblioteca composta da migliaia di preziosi volumi.
Non se ne fece niente.
Agli organizzatori locali questa intromissione di estranei non piaceva. Immaginavano un pericoloso ritorno dei “bau bau” dai quali si erano a suo tempo liberati. Del patrimonio di Immagine, del patrocinio di enti e organizzazioni internazionali, dell’archivio anche più prezioso non fregava niente a nessuno (come non era fregato niente nel 1994 quando ci avevano restituito tutto purchè avessimo lasciato Lucca). L’importante era che gli importuni si lavassero di torno. Declinai con buone maniere il magnifico invito del Sindaco che, se vuoi il mio parere, aveva perfettamente capito tutto e anche lui si adeguò.
Quindi, non farti illusioni: se restituissimo lo Yellow Kid, col cavolo che vedresti la solenne premiazione al Giglio sabato alle 22:30 con la presenza di una giuria internazionale come ai vecchi tempi. Fattene una ragione.
Questo è quanto.
Mi dispiace proprio per te e per la tua analisi lontana dalla realtà. A proposito del mio carattere autoritario, padronale ed egocentrico (devi avermi studiato a fondo, sono quasi intimidito) ti ricordo che durante la mia direzione tutte le associazioni culturali italiane e molte straniere, quasi tutti i ricercatori e saggisti in circolazione venivano convocati a Lucca (rammenti le Lucchette di febbraio?) per realizzare i programmi della manifestazione.
Ti ricordo che al Salone venivano invitati circa 150 autori provenienti da tutto il mondo (celebrità, affermati ed esordienti) e 50 giornalisti accreditati delle più importanti testate (ricordi Mario Natale?) e che ciò era possibile grazie al fatto che noi tutti (compreso te) avevamo rinunciato a qualsiasi compenso e questa scelta permetteva presenze prestigiose e programmi culturali di gran qualità (ricordi le rassegne cinematografiche, le relazioni, i dibattiti?).
Questa filosofia imponeva una disciplina e una grande dedizione e talvolta un forte rigore.
Avevamo circa 100 collaboratori nei vari settori che nei giorni della manifestazione tenevano in piedi un baraccone complesso con impegni anche delicati di livello internazionale.
Partecipavano ufficialmente al Salone 35 Paesi e 15 delegazioni straniere e molte istituzioni internazionali alcune delle quali aderivano all’ONU (partecipazioni completamente scomparse nell’attuale manifestazione lucchese). Bene, io avevo la responsabilità di tutto questo ed ho operato al meglio, ma non avrei concluso nulla senza l’aiuto determinante di tutti i collaboratori (che sono stati poi regolarmente ignorati dalla gestione locale) e soprattutto del Direttivo di Immagine (anche questo messo all’indice).
Fatto sta che di quegli anni e di quella manifestazione ancora si favoleggia e questa è la ragione fondamentale del perché qualcuno vorrebbe appropriarsene. E questo non mi piace, e continuo pervicacemente a ribadirlo, anche per rispetto ai tanti che ci hanno collaborato con dignità e convinzione, alcuni dei quali non ci sono più.
Ti interessa invece essere messo al corrente degli stipendi degli attuali organizzatori? Con quelle somme si potrebbero invitare a Lucca le eccellenze degli autori e degli studiosi. Fai un’inchiesta e paragona quel Salone con le realtà di oggi ma, ti prego, non essere così morbido e condiscendente come sei stato con me. Fai anche a loro l’analisi psicometrica. Ma mi raccomando, senza indulgenze.
Alla prossima.
Rinaldo Traini
phantom31@interfree.it
(18 maggio 2013)
Fra le immagini del post, dall’alto:
L’ex sindaco di Lucca Mauro Favilla con Rinaldo Traini per le vie della città;
Traini al Festiva di Angoulême (alle sue spalle, due piccoli Claudio Bertieri e il vignettista e illustratore americano David Pascal;
Yellow Kid col nuovo design di Corrado Mastantuono;
il logo di Lucca Comics realizzato nel 1997 dal blogger di Cartoonist Globale (e eliminato un attimo dopo lo scioglimento dell’Ente Max Massimino Garnier del quale era Direttore Culterale, al fine di mettere più in evidenza la componente “Games” nella manifestazione);
il collezionista e critico Luis Gasca in un angolo della sue enorme collezione di comics da tutto il mondo.
LINK CORRELATI
DAMIANO DAMIANI E I FUMETTI, di Rinaldo Traini
ALLA REDAZIONE DEL SITO LUCCA COMICS & GAMES WIKIPEDIA, di Rinaldo Traini