Per colpa dell’inefficiente sistema di invio dei commenti fornito da TypePad, com’è tristemente noto, da parecchio tempo scompaiono nel nulla degli importanti messaggi.
Nella speranza che qualcuno provveda più prima che poi, per fortuna Gianni Bono ha scritto di nuovo, spedendolo al nostro indirizzo privato, un commento che aveva inviato a commento di questa seconda parte del post sulla Prima Mostra Italiana del Fumetto, tenutasi a Milano nel 1950.
Nel ringraziarlo, riportiamo di seguito il commento.
Ciao, Luca,
ho verificato anche ora, ma il mio intervento si è perso in rete. Di solito non intervengo mai, e con questa è la seconda volta che mi succede di perdere ciò che scrivo, quindi non lo farò più… A parte gli scherzi, eccomi a ricomporre un po’ quel testo e iniziare un dialogo che spero non si esaurisca con queste poche righe.
Foto Anni Cinquanta
Come ti ho detto, ho sentito Nino Cannata, che mi conferma che il signore in piedi è Corrado Zucca della Casa Editrice Universo.
Ho sentito anche Carlo Chendi che mi dice che le signorine ancora senza nome (eccetto la standista) non possono essere né la Teresa Comelli né Arnalda Maffi, che all’epoca erano molto più giovani. E la Maffi, molto, ma molto più bella.
E con questa ultima affermazione Carlo mi fa capire quanto fosse contesa all’epoca (da lui, dallo stesso Caregaro), ma la spuntò Leonello Martini, che era un uomo di notevole carisma.
Finito il gossip, come ti ho anticipato, intorno alla foto c’è ancora molto da dire e anche sul luogo della mostra (il Tribunale di Milano). Ma ne parleremo nei prossimi giorni. Fammi prima risentire Renzi.
E ora veniamo alla Naka.
La Naka era una società di proprietà di Giorgio (e non Gino, padre di Giorgio, che era mancato nel 1963) Casarotti e di Marcel Navarro.
Aveva sede presso lo studio di un noto commercialista, Giacomo Spadaccini detto Mino, i cui figli Marco – in quegli anni all’inizio della sua carriera – e Gigi – oggi scomparso – erano amici d’infanzia di Giorgio e Giuseppe Casarotti. Marco Spadaccini, dopo essere stato per anni nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione Cariplo, è oggi membro del Consiglio di Amministrazione del Gruppo Mondadori.
All’epoca della creazione della società – parliamo dell’estate 1969 – Giorgio Casarotti aveva 33 anni e si occupava dell’Intergrafica, lo stabilimento grafico di famiglia che il padre Gino aveva fondato nella primavera del 1960 e dove stampava le sue pubblicazioni anche Navarro.
Navarro, che da tempo era insofferente del connubio societario con Vistel, cercava in Italia nuove possibilità editoriali. Le trovò in Giorgio, che, tra l’altro anni prima – spronato dal padre – aveva già avuto un’esperienza al di fuori della Dardo, dando vita con Renzo Barbieri alle Edizioni Il Vascello, pubblicando Timbergek.
La casa editrice Naka esordì con Wampus, cui fece seguito Bob Lance e il mensile Psyco, al quale fornivano la propria collaborazione Alfredo Castelli, Carlo Peroni e Franco Bonvicini.
Vennero tradotte in Mini Comics anche le avventure del pennuto Kiwi, portabandiera della Lug, la casa editrice di Navarro e Vistel.
Della redazione si occupavano Leonello Martini – che incontrava gli autori che collaboravano alla Naka direttamente nel suo ufficio alle Edizioni Alpe – e Arnalda Maffi che, dopo aver lasciato l’Alpe, lavorava in uffici propri.
E’ quindi del tutto probabile che Luciano Bernasconi abbia incontrato la Maffi e non Giorgio Casarotti che, ripeto, non si è mai occupato della redazione, nemmeno delle sue testate in Dardo (le curava infatti Franco Baglioni). Come è del tutto probabile che gli originali e tutto l’archivio sia rimasto alla Maffi e da questa Gianni Milone abbia comprato.
Ma ciò non significa che Maffi (e Martini) fossero gli editori. Maffi e Martini, oltre che legati da una relazione sentimentale, erano soci di un studio di servizi editoriali che reclutava collaborazioni in Italia per rivendere testi e disegni all’estero.
Quindi riassumendo, un plauso a Luca Mencaroni che oggi, oltre che abile commerciante, si rivela un attento e scrupoloso studioso del settore (notevole il suo volume Noir) e, se mi è concessa, una tirata d’orecchie a Gianni Milone che, pur sapendo tante cose, non sia precipitoso e perentorio nel divulgarle, perché quello che si scrive resta.
Ieri su carta e oggi in rete. E chi è pigro e ha poca voglia di fare, può improvvisarsi “storico del fumetto” copiando – e spacciando per sue – anche le più incredibili baggianate. Chi invece per professione è stato abituato a essere attento e scrupoloso, e a fornire con disinteresse e passione tante informazioni, deve dirle giuste.
Altrimenti, noi che la scriviamo davvero la Storia, facciamo un grave torto a chi ne è stato protagonista. Sia esso conosciuto al grande pubblico o del tutto ignoto.
A presto,
Gianni