Ogni giorno, metodicamente, si reca nel suo modesto studio di Midtown East e si siede al tavolo per otto ore. Oggi ha 85 anni.
Non concede interviste ufficiali dagli anni Sessanta, e anche all’epoca rispondeva alle domande solo per posta. Non frequenta i festival, né si fa fotografare, le poche immagini che circolano di lui sono di cinquant’anni fa. È Steve Ditko, una leggenda vivente, il creatore dell’Uomo Ragno.
Così lo racconta Igort, in veste di appassionato lettore di fumetti, con una marcia in più datagli dall’attenzione tipica di chi realizza storie, tavole e immagini per il media, in un articolo del Corriere della Sera: La matita dell’Uomo Ragno. Conviene leggerlo per intero.
Grazie a Loris Cantarelli che ce l’ha segnalato.
Accade lo stesso in cui sul Corriere della Sera online si può ammirare l’eccezionale intervista a un individuo ha rovinato l’esistenza di milioni di persone negli utimi decenni.
Igort prosegue:
Questo artista ha fatto della riservatezza una forma estrema di clausura, della devozione al lavoro una sorta di fede. Non si è mai sposato, non ha figli, né amici. La sua misantropia fa pensare a J.D. Salinger o a Thomas Bernhard. E sì che, all’uscita in pompa magna del film hollywoodiano su Spider-Man, nel 2002, avrebbe potuto rivendicare la paternità del personaggio, richiedere un risarcimento.
Eppure niente, non ha mosso un dito. Non è interessato al danaro né alle luci della ribalta, a lui piace disegnare. Punto.
Per questo, probabilmente, oggi, noi tutti, sappiamo che l’Uomo Ragno è frutto della fervida mente di Stan Lee, mentre ignoriamo chi sia Steve Ditko.
L’importanza di Lee (al secolo Stanley Martin Lieber), non è in discussione: è stato il genio dei comics, un grande innovatore, che portò al genere dei supereroi una dimensione uma- na. Ma qui parliamo del reale apporto del suo co-creatore, partendo dalle parole dello stesso Ditko: «Quando tu hai un’ idea, quella è un’ idea. Ma se la realizzi, la fai vivere, allora c’è un personaggio, un universo».
Inoltre, Ditko ha illustrato molte storie dell’Incredibile Hulk e per un breve periodo anche ad altre serie della Marvel come quella di Iron Man, sul comic book Tales of Suspense.
La formazione di Ditko era avvenuta a New York presso la Cartoonists and Illustrators School (la scuola professionale di fumetto nota in seguito come School of Visual Arts), sotto la guida dell’inchiostratore di Batman e vignettista editorialista Jerry Robinson, che gli appassionati italiani hanno potuto incontrare insieme a un prestigiosissimo gruppo di colleghi americani nella irripetibile (e scusate se mi cito) edizione di Lucca Comics dell’autunno 1999, l’ultima dell’Ente Max Massimino Garnier e quindi l’ultima con la direzione culturale del sottoscritto.
Steve aveva cominciato a disegnare professionalmente fumetti nel 1953, debuttando nella collana Prize Comics delle Crestwood Publications con A Hole in the Head su Black Magic con data di copertina del dicembre di quell’anno, e a ruota anche alla Harvey Comics (già! Quella di Baby Huey e di Casper, alla quale abbiamo più volte accennato in ottobre) aiutando alle chine l’inchiostratore Mort Meskin per il ripasso delle matite del “re” Jack Kirby, nel primo numero di Captain 3-D.
Con tale augurio mi associo all’amico Craig Yoe, che nel suo sito http://arflovers.com ci mostrava un lustro fa una rarità che propongo anche a voi.
Craig dice che la ragione stessa per cui si è rivolto ai fumetti professionalmente si deve all’astonishing incontro con le pagine balloonate di Steve.
Cito:
«Steve Ditko is the reason I got into this biz, really. I loved Walt Disney Comics and Stories when I was in grade school, but for all I knew they were drawn by Walt Disney who was a god. And even at my young age I knew I could never obtain that stature. But when I graduated from The Mickey Mouse Club to the Merry Marvel Marching Society in Junior High I wanted to be the next Steve Ditko. Not that I could ever hope to attain his ability, but through Marvel calling him things like “Sturdy Steve” he somehow seemed more human that the Diety Disney. And,, man did I love (and do I love) all his fantastic work. So, inspired by Steve Ditko, I set my sights on becoming a cartoonist.
«I actually got to know Steve when I was Creative Director/Vice President/General Manager of the Muppets. I gave him a ring, told him what I did and Steve invited me over to his studio in Times Square. It was such an honor to go there and Steve was gracious and showed me some pages he was currently working on and it was so great to talk to him. A couple of weeks later I returned the invite and I gave Steve a tour of the Muppet Creature Shop which was one of the things I was in charge of. Seeing Steve in the midst of all the creature parts hanging from the rafters was just like being in one of his sensational fantasy stories. Steve was fascinated by the making of the puppets and had lots of questions. The puppet builders were excited to meet him.»
Cosa hanno fatto Craig Yoe e Steve Ditko insieme?
Ecco cosa: l’insolito (e insolito è dir poco) albo promozionale Big Boy, di cui mostro la copertina e una tavola in questo post.
Ulteriori dettagli nelle pagine dell’Arf Art, fecendo un po’ di ricerca perché sono passati due anni da quando Craig ha messo questo post e nel frattempo il suo sito è stato un po’ trascurato, in favore di altri progetti.
Immediatamente sopra le voci di alcuni artisti della Marvel, introdotti da Stan Lee nel 1965, in una speciale registrazione dedicata agli appassionati del club della Marvel Comics, The Merry Marvel Marching Society.