Oggi Sergio Toppi avrebbe compiuto 80 anni.
Due giorni fa il ricordo, a Milano alla Triennale, organizzato da Vittoria Ceriani per Studio Michelangelo, che è anche editore di due bei libri-portfolio dedicati al grande autore recentemente scomparso.
Oggi Smoky Man gli dedica a questa pagina una galleria di immagini col titolo Sergio Toppi: gli ottant’anni di una Leggenda.
Dal profano al sacro con Corrierino Giornalino, che invece punta su un tema di nuova attualità, riguardante il mezzo secolo dal Concilio Ecumenico voluto da Papa Giovanni XXIII, al qale aveva dedicato la copertina e la retro, appunto illustrate da Toppi, nel lontano 1962, il Corriere dei Piccoli, settimanale sempre attento all’attualità, come adesso non fa quasi nessuno, fatte salve mezioni d’onore al Giornalino di Padre Stefano Gorla (che svolge questo ruolo) e il Topolino di Valentina De Poli, che dedica molto spazio soprattutto alla scienza.
Di Toppi sono i quattro personaggi religiosi di apertura e l’illustrazione sotto, nata per essere ritagliata e incollata su cartoncino.
Le illustrazioni dei redazionali che coprono la storia dei Concili, da Nicea in poi, si devono invece a Dino Battaglia, pubblicate sui Corriere dei Piccoli dal n. 41 del 14 ottobre 1962 al n. 46 del 18 novembre dello stesso anno.
Sotto, la breccia di Porta Pia.
Per ricordare Sergio ancora una volta, evidenzio un commento, scritto a caldo a questo blog dal collegaa Nestore Del Boccio lo scorso 22 agosto.
Lo conobbi nel 1997 a Como. Ero stato invitato ad esporre degli originali in una collettiva al Palazzo Olmo sulla riva del lago. Lui esponeva in una sala di un centro culturale (se ricordo bene) di Como; una personale con varie illustrazioni che faceva per il Corriere della sera. Dei colleghi mi portarono a visitare la sua mostra e lo conobbi.
La sera andammo a cena insieme con Luciano Pedrocchi e Marcello Toninelli e fu una serata intensa e sobria allo stesso tempo. Quello che notai, e che mi fece molto piacere, fu scoprire una personalità umile e intensa. Aveva l’aspetto di un impiegato e non del “colorato” che deve fare immagine.
Mi piacque molto. Rientrava nei miei gusti.
Quanto scritto da Luca lo connota perfettamente. E’ stato un artista autentico e non capito fino in fondo per via di un benevolo pregiudizio estetico-culturale, che lo faceva considerare più illustratore che fumettista; oppure criticato per i segni di matita che lui lasciava espressamente come “anima estetica” o sinfonia di segni diversi per un’armonia che gli usciva dalle viscere.
Tendeva al raggiungimento dell’estrema sintesi dell’immagine tra estetica e messaggio, portandolo a rompere la struttura ritmica e consolidata del fumetto. E questo gli procurava qualche incomprensione. Tante volte ho espresso in questo blog, la necessità di ritrovare quella unicità dello sviluppo della personalità individuale, che nel passato avevamo in abbondanza.
Toppi era uno di questi: un falegname o un pintore del quattrocento che faceva impegno e ricerca nel proprio laboratorio, sfornando gioielli unici. Bravo Luca a richiamare l’attenzione su certi “americanismi” che hanno portato all’appiattimento delle personalità di tanti seguaci, plagiandole ad un manierismo grafico-omogeneo da annullare le potenzialità creative.
Ammirare è un conto, plagiarsi un altro.
Toppi è Toppi, inconfondibile! E’ stato capace di utilizzare la classicità facendone risultato di una modernità affascinante e irripetibile. Allo stesso modo di un Puccini che fece musica moderna attraverso la classica melodia musicale senza stravolgere “dodecafonicamente” la struttura.
Tante volte ho condannato il concettuale nelle accademie come didattica devastante per le capacità tecnico-creative degli allievi; ed è per questo che sottolineo l’esempio di Toppi che non si è mai lasciato sedurre dalle mode.
Qualche anno fa, in una fiera del fumetto in Abruzzo (mi è stato raccontato), avevano invitato un giovane disegnatore americano che aveva molti seguaci. Sulle bancarelle scoprì Toppi, che non conosceva: acquistò tutti i libri che riuscì a trovare. Disse: ma questo è un genio!
Tanti ragazzi rimasero a bocca aperta. E questo la dice lunga su tante cose.
Quello che mi dispiace e condanno: come è possibile che un talento del genere non abbia avuto un editore che lo sfruttasse per creare dei romanzi disegnati o graphic novel notevoli, affiancandogli scrittori di gran livello?
Gli scrittori sono molto importanti. Fellini, senza Flaiano o Guerra non sarebbe stato quello che è stato: nonostante il suo genio. Purtroppo, questo è anche il vulnus della nostra imprenditoria.
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