Innanzitutto, una richiesta: chi di voi, visitors, riesce a vedere questo post e gli altri del blog e semmai addirittura a rispondere?
Chi vi riuscisse, potrebbe, please, scrivere una riga di commento anche semplicemente affermando “io sì”?
Il sottoscritto (e siamo all’assurdo) non può vedere i suoi i post in anteprima, né alcun altro post di Nòva, mentre tutto il resto in rete funziona alla perfezione.
Quindi, mi scuso sin da ora se non potrò rispondere nei commenti alle vostre domande.
In quanto, non aprendo i post, non posso nemmeno accedere alle finestrelle di commento.
Ci voleva Patrizia Matteu, bravissima bibliotecaria della fiorentina Le Oblate, strarifornita di fumetti (prego: approfittarne!) a ricordare che proprio oggi Joaquín Salvador Lavado, più conosciuto come Quino (Mendoza, 17 luglio 1932) compie il suo ottantesimo compleanno!
Lo ricordiamo con un po’ di dichiarazioni sotto intervista che lo riguardano, sperando di incontrarlo di nuovo da queste parti. Che non accade, in Italia, è un bel po’) probabilmente l’ultima volta è stato una ventina di anni fa, forse, al Salone Internazionale dei Cartoonists di Rapallo, dove ricevette uno strameritatissimo premio nel ristorante di U Giancu).
Ma prima, un augurio cantato da parte di una persona che lo ha espresso in un concerto non troppo lontano da dove Quino vive: a Rio de Janeiro, un paio di anni fa.
Beyoncé: Happy Birthday to You.
Un po’ di domande dal taglio anche più intimo, Quino le ricevette pubblicamente alla fine degli anni Ottanta a Lucca, sul palco prestigioso del Teatro del Giglio, sottoposto da Rinaldo Traini (patron del Salone Internazionale dei Comics) a una sorta di seduta psicanalitica, sdraiato (Quino) sul lettino di circostanza.
Col teatro gremito ma abbastanza silenzioso e le luci soffuse.
Se non mi sono sognato il tutto, naturalmente. Seguii poco l’evento perché i in quel momento ero come sempre indaffarato, impegnato con Luciano Bottaro un po’ nelle retrovie del Teatro (che ospitava gli uffici organizzativi del Salone) a chiacchierare, e probabilmente a fissare qualcosa, rispetto alla proiezione del cortometraggio di Pon Pon del quale era stato approntato il pilota.
Come ben recita la sua scheda wikipediana, il “non ancora Quino” sel 1951 si recò a Buenos Aires con l’intenzione, vana, di trovare lavoro come fumettista.
Tornò quindi a Mendoza e, dopo il servizio militare, nel 1954 si trasferì a Buenos Aires sempre con l’intento di realizzare il suo sogno di lavoro. E questa volta le cose andarono diversamente: i suoi disegni infatti vennero pubblicati regolarmente sulla pagina umoristica del settimanale “Esto es”. Sotto, una pagina di vignette da questo giornale desmentagato, datate 1955.
È solo l’inizio di una lunghissima carriera che ha visto i suoi disegni comparire su centinaia di quotidiani e periodici latino americani ed europei.
Nel 1957, finalmente, Quino iniziò a pubblicare con regolarità su Rico Tipo (sopra, l’originale di una suo copertina con vignettona) e l’anno successivo cominciò ad occuparsi anche di grafica pubblicitaria.
Più o meno quando la TV trasmetteva questo brano musicale, uscivano in Italia, presentate su Linus da Marcelo Ravoni, le prime strisce di Mafalda, di Quino.
Ma alla Milano Libri non le accettarono, pensando (si sarebbe rammaricato più tardi Oreste del Buono) che fossero una specie di duplicato dei Peanuts di Schulz.
Grave errore.
Se le accaparrò, poi, poco più tardi (1972) Il Mago, pubblicato da Mondadori con una direzione virtuale e aleatoria della coppia Fruttero & Lucentini e una effettiva di Bepi Zancan.
Quando la Mondadori era LA MONDADORI sul serio!