COME I BEATLES?

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Il futuro del web sembra essere la Gallery.
Perché perdere tempo a scriver post che nessuno legge, o solo mio cugino e semmai quei pochi che perlustrano i sitelli solo per cogliere soffiate e interpretare indiscrezioni?

Meglio mettere una galleria di immagini giustapposte che si commentano da sole, come le due che da una giornata e rotti hanno suscitato un po’ di illazioni e sollevato qualche curiosità tra i visitatori di un illuminato blog.
Illuminato dalla luce di un faro.

Conviene fare il saltino e CLIKKARE sotto. Il bello sta lì.

Quello dopo

Con ammirevole sprezzo del pericolo, i quattro moschettieri si sono fatti immortalare a distanza di ventidue anni quasi nello stesso luogo (nella stessa città, quantomeno) da Richard Lester, che già aveva diretto il film dei Beatles Help! nel 1965.

Ventidue
Ma esiste anche una foto intermedia dei baronetti, distante undici anni fra la prima e la seconda: il tassello mancante che forse in un futuro sarà sistemata nello iato.

Foto Il Glifo

Come, “Chi sarebbe Richard Lester?”
Inutile rispondere, basta far sfilare subito sotto la gallery di video che compongono un puzzle in movimento.
Speriamo che non ci siano intrusioni.

  • Luciano Hodnik |

    Grazie Luca, per la tua risposta.
    Ho avuto l’occasione di apprezzare Giulio Giorello in altre trasmissioni radio. La TV ha pretese totalizzanti mentre la radio consente, ai pensionati, di applicarsi in vari lavori, e nello stesso tempo, di ascoltare cose interessanti. Naturalmente, per chi è ancora attivo diventa più difficile un ascolto del genere. Si può comunque usare un criterio selettivo attraverso il podcast.
    Il problema che poni in merito alle traduzioni diventa fondamentale.
    Credo meriterebbe un approfondimento.

  • Luca |

    Sei troppo generoso, Luciano!
    Purtroppo ascolto pochissimo la radio, e vedo dei programmi televisivi praticamente solo attraverso il computer nei miserrimi ritagli di tempo che con unglie e denti affilati tento (spesso invano) di strappare.
    Questo programma che citi sembra interessante. Da anni e anni non vedo il film “Miracolo a Milano”, che mi impressionò molto quando fu trasmesso dalle TV (Rai), quando avevo quattro anni circa. Soprattutto la scena finale. Pensai che i poveracci fossero delle streghe o delle befane (che il loro premio consistesse in questo).
    Qualcuno, come Tomaso turchi, potrà trovare delle analogie con la storia di Jacovitti “Mandrago”. Anzi, gli passo il link di questo tuo commento.
    Su Zavattini, del quale sono un grande fan, e ch ho avuto l’onore di conoscere poco prima che morisse, ci sarebbe molto da dire.
    Una questione, della quale parlavamo giorni fa con Giulio Giorello, sarebbe, circa: “Quanto c’è stato di suo nelle traduzioni pesantemente adattate delle storie a strisce di Mickey Mouse pubblicate dalla Mondadori, quando era responsabile dei periodici?”
    Io penso, in realtà, ben poco.
    Ma il clima che lui stesso respirava, e così anche chi delle traduzioni si occupava tecnicamente, doveva essere ben significativo.
    I presagi della bomba atomica, presenti nelle parole di Enigm in Italia molto più che in quelle di Einmug in USA, ne sono la testimonianza più pregnante.

  • Luciano Hodnik |

    Non esiste definizione più appropriata di “Cartoonist globale” per la figura di Luca Boschi.
    Più modestamente io mi limito a trasmettere questa riflessione:
    Domenica 17 giugno, per “Cinema alla radio” il terzo canale ha trasmesso l’audio del film “Miracolo a Milano”.
    Non si toglierà niente agli indiscussi meriti di Zavattini (libro Totò il buono) e De Sica (film ricavato dal libro di Zavattini) se si ricorda che alcune delle tematiche più forti come l’ansia consumistica di gran parte della popolazione (non esclusivamente rappresentata dai poveracci) venivano presentate dal settembre del 1939 al gennaio del 1940 sulle strisce giornaliere dal titolo MICKEY MOUSE AND THE MAGIC LAMP.

  • Eluana |

    All Things Must Pass (George Harrison, http://it.wikipedia.org/wiki/All_Things_Must_Pass )

  • Carlo Frugifero |

    Let it be, let it beeeeeeeeeeeee…
    Mah… tutti pare che siano stati appassionati lettori del “Dottor Paperus”…

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