Un grosso rammarico dei (settantacinque) compilatori di questo blog consiste nel non avere tempo o possibilità tecniche per recensire, lodandoli, i magnifici libri che alcuni indomiti editori italiani confezionano e fanno uscire sul mercato, consci dei danni che forse (si spera di no) queste operaqzioni possono arrecare ai loro rispettivi portafogli.
A questa sparuta e fiera pattuglia di paladini va tutta la nostra stima (per quello che può contare) e la nostra riconoscenza, specialmente quando ci inviano a domicilio alcuni frutti del loro sudore per recensirli.
Nei primi posti della classifica delle nostre preferenze si colloca sin dal momento della sua nascita la Coconino Press, etichetta che anche in questo periodo, per esempio, ha dato alle stampe un impeccabile libro di Daniel Clowes per il quale i bibliofili si lustrano gli occhi e intensificano la loro salivazione.
Il titolo di questo volume impeccabile, del quale a destra si (intrav)vede la copertina, è The Death Ray, graphic novel dalla prestigiosa veste deluxe con dorso in tela, stampa perfaeetta e carta spessa da far innamorare i feticisti (come accade un po’ in genere presso la Coconino).
Non è di questo che supponevo di voler e dover parlare quando ho cominciato a buttar giù questo post, come anche il titolo denuncia.
Tuttavia, già che ci siamo, accenniamo anche a questo eccezionale romanzo, dove Clowes rovescia il mito popolare mainstream per eccellenza, quello dell’uomo timido e stupidotto che acquista superpoteri, e con essi le inevitabili grandi responsabilità.
Non rivelo nulla di particolare, visto che sto praticamente rovesciando nel post il teaser dell’Ufficio Stampa, affermando che nella storia è Andy a dioventare supereroe, per colpa di una semplice sigaretta: è la nicotina ad innescargli gli straordinari superpoteri. Dopodiché si mette in cerca di supercriminali da combattere in nome della Giustizia.
Non ne troverà molti, però: solo piccoli prepotenti, ladruncoli e bulli di quartiere, leghistelli dalle mani lunghe, vicepresidenti del Senato impazzite, gaglioffi presuntuosi svogliati e inetti.
Clowes si diverte a sovvertire il genere, in chiave minimalista e pessimista, ma con ironia pop e allusioni alla politica della superpotenza Usa, e senza i toni cupi di opere celebri come Watchmen. Il suo “eroe” diventa così protagonista di piccole vendette personali, piuttosto che di nobili imprese in nome del Bene.
Ma adesso è di Charles Burns, che parliamo (o meglio, è lui che parla di sé, e attraverso questo filtro anche un po’ di noi).
La Coconino ha pubblicato di lui gli ansiogeni brossurati di Black Hole.
Autore anche di Spookyland e di Big Baby, Burns è nato a Washington e vive attualmente a Philadelphia. Si è aggiudicato i più importanti riconoscimenti americani proprio come creatore di Black Hole, ma memorabili sono anche le sue illustrazioni per riviste come “Time” e “Rolling Stone”. In Italia i suoi lavori sono stati pubblicati su molte riviste, tra le quali “Frigidaire”, “La Dolce Vita” e “Black”.
Se avete un’ora e mezzo di tempo, gentili lettori, divertitevi con questo suo discorsone
che è parte del Caroline Werner Gannett Project sui creativi visionari nell’arte figurativa (e quindi anche nel Fumetto).
The video is copyright 2012 by the Rochester Institute of Technology.
Tra le sue influenze, oltre a Hergé, Burns cita anche Mad…
In particolare, condivido con lui la folgorazione provocata da questo breve fumetto, Woman Wonder!, di Harvey Kurtzman e Bill Elder, che come capitò a Burns anch’io lessi in bianco e nero prima ancora di avvicinarmi a un Wonder Woman vero.
Queste antiche e leggendarie parodie di Mad uscivano a quei tempi solo nei volumetti dalla costola frantumabile della Ballantine Books, due vignette per pagina che, se volevi leggerle, dovevi girare il pocket.