L’amico Marco Pagot (nella foto sopra immortalato a pranzo con Melina Gatto), animatore, regista, manager, figlio di Nino Pagot, uno dei pionieri del cinema di animazione italiano insieme al fratello Toni Pagot e al collega disegnatore e musicista Ferdinando Palermo, ha inviato ieri sera un messaggio a Cartoonist Globale che merita di essere evidenziato, poiché vari siti internet, blog e giornali ripeteranno nei prossimi giorni la medesima puntualizzazione.
Marco Pagot scrive:
Ho appreso della dipartita del sig. Peroni da alcuni articoli apparsi sui giornali.
Un altro collaboratore della storica PagotFilm è mancato e ne rimangono ormai pochi in grado di testimoniare l’importanza di quel periodo storico che fu l’epoca di Carosello. È un altro pezzo della storia dell’animazione che viene a mancare, mi dispiace.
Mi scuso con l’amico Luca Boschi se intervengo su questo blog, ma devo rispondere ai commenti che anche qui fanno riferimento agli articoli dei giornali che hanno ricevuto e riportato la notizia della morte del sig. Peroni attribuendogli la paternità di Calimero. Devo correggere questa grave inesattezza che è stata diffusa approfittando di tale triste circostanza. La mia non vuole essere mancanza di sensibilità, ma ho degli obblighi di replica.
La replica si può leggere integralmente qui, nei commenti al post sulla scomparsa dell’amico Perogatt.
Particolarmente interessante è la descrizione, in via propedeutica, del processo produttivo dell’azienda dei fratelli Pagot.
La PagotFilm aveva un sistema produttivo e delle procedure piuttosto ben definite.
– Le definizione di un progetto con il committente
– Il deposito del progetto presso la FIP (federazione italiana pubblicità)
– Lo sviluppo dei soggetti e delle scheggiature e la definizione degli aspetti grafici di base.
– Lo sviluppo delle storie in tavole illustrate e i test di animazione in caso di nuovi personaggi
– La distribuzione delle singole sequenze animate ai vari collaboratori
– Completate le fasi di produzione veniva effettuato il montaggio e la sonorizzazione
– La presentazione del filmato ultimato al cliente per eventuali modifiche concludeva il processo produttivo dei cortometraggi pubblicitari presso la PagotFilm.
Ne riprendo le tappe essenziali.
Continua Marco:
Le discussioni dei progetti con le diverse società committenti venivano fatte dai fratelli Pagot a volte affiancati dagli sceneggiatori per proporre una serie di soggetti e di idee.
In particolare il responsabile della Mira Lanza dell’epoca esigeva di essere coinvolto nelle scelte artistiche preliminari, per cui Toni Pagot, che aveva un rapporto preferenziale con lui riscuotendone la massima considerazione e stima, organizzava le riunioni di presentazione dei progetti.
Alla riunione di inizio autunno ’62 per la discussione delle nuove proposte di campagna pubblicitaria erano presenti Toni Pagot, Ignazio Colnaghi, Ferdinando Palermo (che avevano partecipato alla realizzazione delle campagne precedenti) e il responsabile della Mira Lanza espresse le sue valutazioni delle campagne da poco trasmesse ribadendo quanto espresso in una lettera del 26 aprile 1962.
Venne deciso che non si sarebbe più trattato di una serie di canzoncine come quelle in precedenza cantate dal Quartetto Cetra a favore di una serie di racconti di narrazione lineare, venne scartato Gatto Ciccio e Mira Lanza richiese un personaggio più tenero e accattivante per le mamme (erano molto piaciuti i pulcini che apparivano negli spot trasmessi). Nell’ambito di tale riunione nacque la storia della nascita del pulcino bianco che cade nella pozzanghera come possono ancora testimoniare il dirigente di allora della Mira Lanza e l’autore, con Toni Pagot, di tale sceneggiatura, Ignazio Colnaghi (riconosciuto co-autore del personaggio).
Un passaggio altrettanto interessante (ma, ripeto, mette conto leggere la disamina per intero per farsi un’idea e compiere le proprie valutazioni) riguarda il sistema di condivisione del lavoro fra creativi impegnati in vari campi della costruzione degli shorts.
In PagotFilm nessun animatore ha mai realizzato integralmente da solo le animazioni di un intero carosello. La produzione è sempre stata un lavoro di gruppo sotto la direzione di Toni Pagot e in base al coordinamento dei sig. Barenghi e Marosi. Come possono ancora testimoniare i collaboratori rimasti.
La scelta di quali scene fossero da affidare a quale animatore era fatta in base a come i diversi animatori riuscivano a dar vita ai personaggi.
Ad alcuni di loro, essendo più portati ad esprimere con teatralità di gesti le azioni, venivano affidate le sequenze più attive e in campo lungo, per altri più propensi alle sfumature espressive dei sentimenti venivano affidate le sequenze ravvicinate e i primi piani, sempre in una coralità di lavoro atta a creare il miglior filmato possibile, che non prevedeva ruoli di primadonna ma collaborazione.
I filmati delle animazioni venivano poi montati ed editati dal sig. Marco Visconti e con Ferdinando Palermo che ne ha sempre curato anche la sonorizzazione nonché spesso ne ha scritto le musiche, alla presenza e sotto la direzione di Toni Pagot, che curava il final-cut del filmato e di fatto la regia finale dello spot.
Il sempre ottimo e solerte Loris Cantarelli mi invia una ricognizione dei fatti compiuta da Marco Giusti, critico cinematografico, lettore di fumetti raffinato, autore televisivo e chi più ne ha più ne metta.
Sul Manifesto di giovedì 15 dicembre 2011, Giusti scrive una memoria sul poliedrico Perogatt, dal titolo “Perogatt”, la matita di Calimero e Silvanella.
Così Giusti ricorda affettuosamente Peroni-Perogatt:
Tanti anni fa, incontrandolo per una commemorazione in onore del grande disegnatore italiano Sebastiano Craveri, maestro di Jacovitti e di Peroni stesso, rimasi sbalordito sentendo su quanti personaggi dell’animazione e del fumetto Peroni, nato a Senigallia nel 1929, e dal primo dopoguerra a Roma e a Milano, aveva messo la matita. Anche perché dietro a quello che vedevamo ai tempi di Carosello, non c’era mai scritto chi fossero gli autori dei soggetti, dei personaggi, delle animazioni. Peroni, ad esempio, si dichiarava «autore» di
moltissimi personaggi della Pagot Film e della Gamma Film per Carosello. Un elenco che va da Calimero e Draghetto a Billo e Tappo, da Capitan Trinchetto a Cimabue, passando per le versioni animate italiane degli Antenati e dei Pronipoti di Hanna e Barbera.
La verità è che, dovendo sfornare negli anni d’oro di Carosello decine e decine di cartoons da due minuti l’uno, le grandi società di animazione si affidavano a animatori e produzione esterne come quella di Peroni.
A volte, anzi, erano subappaltate a terze produzioni, sempre più piccole. Senza sminuire il lavoro dell’animatore che curava la realizzazione del singolo sketch, è chiaro che i papà di Calimero siano Nino e Toni Pagot, oltre alla sua celebre voce, Ignazio Colnaghi. Ma è chiaro anche che Carlo Peroni ha effettivamente avuto un ruolo importante nello sviluppo del personaggio. E questo vale anche rispetto ad altri personaggi, come Cimabue e Trinchetto, ideati da Roberto e Gino Gavioli della Gamma Film.
Sempre da Loris, ricevo anche il pezzo conparso sul quotidiano cattolico Avvenire lo scorso 16 dicembre, con una lettera di Luigi Pagotto, figlio di Toni Pagot (Luigi aveva commentato anche in Cartoonist Globale) e la risposta della redattrice Angela Calvini.