Cosa c’entra con una supereroina della “Batman Family” il gruppo di statue votive lignee, di altezza ragguardevole, visibili fra maggio e ottobre ogni anno nel santuario di Madonna dell’Acero, in provincia di Bologna?
Si tratta di un “dono2 pel Maria, commissionato in segno di ringraziamento da un certo Brunetto Brunori (avo di Luca Brunori? Chissà!), comandante delle milizie pisane. Costui era miracolosamente scampato assieme alla famiglia alla battaglia di Gavinana, tenutasi sullìAppennino Pistoiese il 3 agosto 1530.
Il 5 agosto, dopo una fuga rocambolesca, Brunetto, benché un colpo di lancia lo avesse trapassato da parte a parte, giunse al Santuario dell’Acero e lì visse.
La ragiuone della connessione con Huntress riguarda la moglie di Brunetto, Lupa, ritratta in statua insieme a lui e ai figli Leonetto e Nunziata.
Questa informazione, e svariate altre sull’etimologia e sull’uso di nomi e parole italo-americane (per così dire) sono contenute nei commenti al post, messo on line il 7 ottobre scorso.
Per questo, gli interessati possono essere interessati a leggerne i contenuti, senza fermarsi al solo contenuto di questo articoletto.
Chi se la prende (anche) con noi quando sottolineiamo (con estrema delicatezza e senza la minima faziosità, ma solo con disincatata obiettività persino compassionevole) la lapalissiana inadeguatezza, incompetenza e anche qualcosa di peggio di qualcuno che adesso preferiamo non citare. considererà dei pericolosi komunishhhti gli autori americani di un fumetto posto sotto i riflettori dall’attento Riccardo Corbò su Rai Tre on line.
Ma così non è.
Costoro si rassegnino. La pessima immagine che costui (e la suo interessata milizia) hanno impresso nel mondo alla nostra povera Italia sarà quasi impossibile da cancellare anche dopo la loro imminente, vergognosa caduta.
Ci vorranno anni di sofferenza, olio di gomito, nuove rogatorie, facce e mani pulite, molti scatti di manette e chiavi gettate agli squali.
Molti fruscii di gabbane rivoltate e di laidi ratti in fuga, molti biglietti per Santo Domingo e paradisi fiscali assortiti.
Anche un mite fumetto di supereroi della DC Comics, se ambientato in Italia, non può evitare di dar per scontate le bugie proferite, le promesse non mantenute, la corruzione diffusa e (purtroppo) la mefitica puzza che in certi momenti della giornata affligge una delle metropoli più belle e amabili del mondo.
Il fondatore del nuovo partito (del quale parlano oggi i quotidiani di tutto il mondo, tentando di superare qualche difficoltà di traduzione) aveva promesso di ripulire napoli, che stinks, ma si è distratto.
Dall’angolazione postfemminista espressa in Huntress, è quasi naturale, perché “tutti i maschi fanno così”.
Su questo penso di dover necessariamente dissentire.
Solo i peggiori, i pessimi, lo fanno.
Come anche Corbò sottolinea, gli scontati ma trancianti giudizi su quello che Beppe Grillo ha definito da tempo “psiconano”, sono espressi all’interno di un comic book “intrattenitivo” mainstream d’avventura, non di un fumetto dal taglio giornalistico. E la gravità è ancora maggiore, in quanto lo stereotipo dell’Italia che ha acquistato consistenza negli ultimi anni, oltre ai trademark internazionali classici (mandolino, pizza, gondola, sangue di San Gennaro, mani lunghe, pulizia del corpo sommaria, mafia), ormai include anche la “maschera tragica” dell’utilizzatore finale incapace e colluso.
Dovremmo chiedere i danni.
Non agli autori del fumetto, naturalmente.
Huntress è un fumetto ben realizzato da Paul Levitz (intervistato sotto, nel video), Marcus To e John Dell (che non ha niente a che vedere con la leggendaria Dell Comics, manco a dirlo).
Recuperando (per far prima) qualche informazione dalla Wikipedia italiana che nei giorni scorsi si era giustamente ammutinata per opportsi all’ennesimo tentativo di censura predisposto dalla stessa gang che il fumetto critica, Helena Rosa Bertinelli (Hellena Janice Bertinelli nella miniserie Robin 3, Cry of the Huntress) è un personaggio dei fumetti creato da Joey Cavalieri e Joe Staton nel 1989, e pubblicato dalla DC Comics. Fa parte dell’universo narrativo di Batman. È la terza donna ad aver indossato i panni della Cacciatrice, sebbene nella continuity ufficiale sia la prima, dato che le altre due appartenevano ad altre realtà.
Tempo fa, un interessante dibattito, che sarebbe il caso di riprendere, indava sulle scarse possibilità per gli operatori della rete di fare della critica fumettistica “effettiva”. Della esegesi, della critica letteraria inerente ai soggetti, alla sceneggiatura e ai dialoghi, e della critica storico-estetica riguardante la grafica, l’impaginazione delle tavole, le scelte cromatiche espresse e così via.
Penso che Corbò, anche iln pezzi rapidi come questo, Napoli puzza, dia il suo contributo in questa direzione quando contestualizza, paragona, offre spiegazioni plausibili di alcuni passaggi altrimenti piuttosto sibillini.
Per esempio qui:
l’insulto che Helena riceve quando sfonda la porta nel suo costume di Huntress (“Lupa!”, che dal latino è arrivato nello slang americano sempre come sinomimo di meretrice. Probabilmente l’autore ha evitato il termine associato ad un altro animale, rosa e grufolante, perché quella parola in America è stata uno dei nomi di una super-eroina…).
Che sarebbe questa:
Come non codividere la rabbia del giornalista italiano, “stufo di riportare questa storia disgustosa, ad una nazione incapace di indignarsi”?
MASS from Henning M. Lederer on Vimeo.
Per rifarsi i padiglioni e le pupille: un video for Vaetxh’s “Mass” by Henning M. Lederer.
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