GIANNI GIANESE, FUMETTISTA, SCULTORE, SCENOGRAFO

Gianese

Gianese firma Sono passati due anni circa, da quando per la prima volta questo blog ha parlato di Gianni Gianese, un artista che più completo di così difficilmente si potrebbe immaginare.

Gianese è l’autore dei due simpatici castori riprodotti qui a destra, un disegnatore di comics attivo nell’immediato dopoguerra del quale non si conosceva praticamente niente sino alla fine del 2009, almeno nel giro, tutto sommato non troppo circoscritto, degli appassionati e degli studiosi.

Almeno fino a quando il solerte collezionista Sergio Lama (coautore, con Leonardo Gori e Fabio Gadducci di un volume in uscita fra un mese che si rivelerà fondamentale per la Storia del Fumetto italico e non solo) ha deciso di analizzare più a fondo un giornale davvero molto raro, editato dal tipografo romano Fausto Capriotti: L’Ometto Pic. Anche le immagini di questo post provengono da esemplari della vastissima collezione di Sergio Lama.

A rompere il ghiaccio su questo autore (e su questa testata) è stato Leonardo Gori nel suo blog dedicato ai Fumetti Classici (questo il suo titolo, ormai lo conoscete).

Poi, sempre lo stesso blog ha rivelato che Sergio Lama si era industriato a cercare di persona questo “misterioso” autore, classe 1928, ricavandone una lunga intervista, da pubblicarsi in un prossimo futuro nel Notiziario Gaf.

Nel contempo, è stata svelata anche l’identità di un altro fumettista del giornalino: Franco Coarelli (Frank McCoa), autore dei personaggi Brivido e Sganascia (più sotto).

F.McCoa Pupazzetto

Franco Coarelli, specifica il bloga di Leonardo Gori, faceva parte del gruppo di disegnatori che in quell’anno (1945) lavorava alla Nettunia Film, al mitico cortometraggio animato, purtroppo scomparso, dal titolo Hellò Jeep!, sceneggiato da Federico Fellini, che doveva essere abbinato all’uscita del film di Roberto Rossellini Roma città aperta. Causa il fallimento della Nettunia, il cartone animato non fu mai completato.

Castori

P1068310B061020100022_352-288

P1048123B041020100001_352-288

Gli storici del Fumetto italiano non parlano di Gianese, sia perché sulla “scuola romana” (o sui rari autori romani isolati, formatisi da autodidatti, si è sempre indagato poco; sia perché la sua parabola fumettistica è effettivamente effimera e il precocissimo Gianese non partecipa alla “ripresa” che nel dopoguerra si caratterizza con il trend degli albi tascabili, dove sono presenti invece, tra gli altri, Gaetano Vitelli, Luigi Giobbe, i fratelli Castellari, Francesco Privitera, Gibba e così via.

Per fortuna, di Gianese si parla in qualità di scultore del cinema. Ecco quindi, in tre parti, il documentario sull’artita intitolato Gianni Gianese, le mani dell’arte. Regia di Gioia Raparelli.

Sotto, la terza e ultima parte.

Su Gianese, in questi due anni sono intervenuti anche alcuni amici o colleghi dell’artista.
Per esempio A. Santilli, scultore e pittore, che ringrazio.
Così si esprime:

Lavoro nell’arte sacra dove il genio e grandissimo Giovanni Gianese ha eseguito vari lavori…
Non ho parole per descrivere la bellezza dei suoi lavori… in particolare nel San Giuseppe con Bambino.
Mi piacerebbe conoscerlo di persona… chissà, un giorno

Da Londra, Andrea Borsani (probabilmente figlio dell’architetto Ercole Borsani, collega e amico di famiglia dei Gianese) scrive:

Mio padre mi raccontava che Gianni era anche un bravissimo ritrattista. A scuola un professore, accortosi del suo innato talento, cercava sempre di sottrargli i disegni, portando la scusa che quella nn era l’ora di educazione artistica!

Personalmente lo ricordo come una persona estremamente riservata e dal talento innato, quando ero piccolo ed era a pranzo da noi gli diedi un pezzo del mio Pongo e lui con uno stuzzicadenti e le posate ne tirò fuori in pochi minuti un bellissimo leone addormentato, che ancora conservo.

Sapevo di questa sua dote di fumettista ma non avevo mai visto nessuna delle sue vignette, grazie mille per averle rese pubbliche!

Saluti da Londra e grazie ancora per avermi regalato un ricordo dell’Italia che mi piace ricordare.

SindabadOP25

Nel 1949, quando i pocket a fumetti iniziano a moltiplicarsi, Gianese sembra impegnato altrove. Peraltro, ha poco più di vent’anni…

Giovanni Gianese nasce a Roma il 29 luglio 1928.
Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti, comincia a lavorare giovanissimo, applicandosi nel campo della decorazione e dell’ornato, ma riservando a quanto pare un po’ di tempo anche per i fumetti, che realizza con mano sciolta, attento soprattutto alla morbidezza dei personaggi, il che fa supporre anche una gavetta, pur breve, nel campo dei disegni animati.

Lindoro sopra

Nel 1950, Gianese collabora a fianco di Francesco Barbieri nella realizzazione di una serie di opere importanti a Milano, Roma, Bari, Lecce, nella cui esecuzione ha modo di sperimentare tecniche e materiali quali il marmo, il bronzo, la ceramica, e di formarsi artisticamente nell’amore per la tradizione classica.

Dal 1955 esegue lavori in proprio. Una statua commemorativa in bronzo viene eretta a Monrovia in Liberia, e successivamente dalla Città di Nettuno gli è commissionata una grande statua in bronzo del filosofo gesuita Paolo Segneri.

Lindoro sotto

Ometto pic 1 Ometto pic 2

Oltre alla scultura monumentale e alla ritrattistica, Gianese si dedica all’Arte Sacra.
Sue opere sono a Sidney in Australia, negli Stati Uniti, in America Latina dove, tra l’altro, esegue a Copertino una porta in bronzo per la chiesa di Santa Maria ad Nives.

Brivido O.P. 6.1946 sopra

Sue realizzazioni, machettes, sono stabili al Louvre e al Museo D’Orsay.

Andrea Borsani precisa anche questo punto:
Machette in francese significa modello. Trattasi della stessa opera che Gianni Gianese ha realizzato assieme all’architetto Ercole Borsani e al pittore Amedeo Brogli successivamente citata nell’articolo.

“…per l’Opera di Parigi”

E’ una riproduzione in scala e sezione del teatro dell’Opera di Parigi, tuttora visibile al museo d’Orsay di Parigi.
Ha partecipato inoltre all’allestimento delle mostre I Fenici e I Celti a Palazzo Grassi a Venezia.

Ma la fonte di lavoro più frequente è stato lo spettacolo.
Nel cinema il suo nome appare nei film di Luchino Visconti, Federico Fellini, Elio Petri, Franco Zeffirelli, Lina Wertmuller, Martin Scorzese.
Ha poi realizzato sculture per molte scenografie in Italia e all’estero. Per il Festival di Salisburgo, per l’Opera di Parigi, di Nanterre e Zurigo e per teatri di prosa delle principali città italiane.

E per Enrico Job, in particolare, ha eseguito diverse sculture nei suoi spettacoli più importanti.

Tutte le immagini di questo post si possono rendere più grandi con un doppio CLIC!