JACOVITTI AL MELBOOKS DI ROMA, MERCOLEDI’ 14

Pinocchio western 2

Melbookstore_logo Okay, ci ripetiamo, ma si spera con divagazioni sempre nuove e poco prevedibili. E poi, nella città eterna non era ancora stata fatta una presentazione come si deve del fatidico volume, dove il presente blogger si essicherà le fauci in compagnia del solerte Alessio Trabacchini e di Eleonora Susanna, ufficio stampa della NPE Editore.

L’appuntamento, chiariamolo subito, è dalle ore 18 in punto di mercoledì 14, tra due giorni tondi tondi, in via Nazionale 252, presso la sede romana di quella nota catena di megastore nata nel 1995 dall’incontro tra Messaggerie Libri e Libraccio con l’intento di introdurre nel mercato del dettaglio il concetto di store per affiancare alla vendita di libri di varia e scolastica altre merceologie di completamento dell’offerta (CD musicali, DVD, video, supporti multimediali, gadget e prodotti cartotecnici).

Melbooks

Roma, caput mundi, ospiterà un bell’evento (lo dico io stesso, facendo quasi tutto da solo) in quel bel luogo fotografato qui sopra: la Libreia Melbooks, il cui nome, mi sono sempre domandato se sia un gioco di parole leggero con il nome del comico Mel Brooks.

Nazionale

Boletus-jacovitti2 Atteniamoci ai dati, scussi scussi, del comunicato stampa:

Luca Boschi racconterà la gestazione di Jacovitti. Sessant’anni di surrealismo a fumetti, un volume poderoso che racchiude tutto lo scibile sopra il celebre Maestro di Termoli, caposaldo della cultura a fumetti del nostro Paese. Qui viene descritta la vita artistica di Benito Franco Jacovitti e sono spiegate le scelte stilistico-narrative.

In otto macro capitoli riccamente illustrati, una lunga e irrinunciabile intervista all’Artista e tre dettagliate appendici bibliografiche, gli autori Luca Boschi, Leonardo Gori e Andrea Sani, con il contributo di Franco Bellacci ci presentano Jacovitti inserendolo nel contesto storico e culturale nel quale egli si è affermato.

Questo è quanto.
Sotto, il solito booktrailer.

Per gradire, un episodio jacovittesco tratto da SuperGulp!, su soggetto (o meglio, forse “su dialoghi”) di Maurizio Costanzo: La famiglia Spaccabue.

Jacovitti

Per chiudere, accolgo il regalo fatto dai curatori del http://risodegliangeli.corriere.it/benito-jacovitti/, che hanno pubblicato a suo tempo un inedito di Jac, ricavato da una collezione privata, un po’ funereo, risalente al gennaio del 1962.

E’ stato disegnato a pennino sulla tipica carta porosa e sottile, simile a quella da disegno che si usava a scuola e sulla quele i pennini e i pennelli scorrevano male, ma evidentemente il gramnde Jac sapeva come farne fruttare le caratteristiche.

Quale sia stata l’occasione che ha spinto Javitti a realizzare questa sibillina illustrazione è davvero difficile dedurlo.
Qualcuno ci può aiutare?

Per caso il signore inginocchiato a sinistra, semicoperto da una sciarpa, è Alberto Sordi?
Il riferimento potrebbe essere al film di Dino Risi Il vedovo (che è del 1959, però… Strano che ci se ne occupi tre anni dopo).

Per inciso, lo spilungone con sua madre potrebbe essere lo stesso attore Luigi Leoni che, da anziano, ha interpretato il ruolo del Cardinale Mirabini nello show di La7 Bombay, di Gianni Boncompagni e già maestro di Pinocchio nel celebre sceneggiato televisivo di Comencini.

Piangono

  • Alan Smithee |

    Imprudenza o ignoranza? Basterebbe documentarsi per evitare di scrivere sciocchezze. L’orante è proprio Sordi, occulto/palese protagonista del feroce racconto di Soldati.

  • tomaso prospero |

    Credo che Franco Bellacci nel corso della sua quasi trentennale certosina ricerca su “tutto” Jacovitti abbia battuto a fondo la “nazionale” di Firenze traendone una mole cospicua di materiale, parte del suo ormai famoso librone su Jac che supera le 800 (pare) pagine: in questo ambito certamente ha catalogato quanto prodotto dal Nostro per “Il Giorno” giornale e supplementi vari.
    Per tornare alle caratterialità -supposte- di Jacovitti, qualcosa a proposito ha detto a più riprese l’inossidabile Perogat. a parte l’episodio della pistola ( ma era veramente carica? ne dubito),Peroni ha fatto accenni ed allusioni dicendo e non dicendo, il che mi ha lasciato parecchio perplesso.
    Comunque, che, purtroppo la moglie di jacovitti avesse sempre problemi di salute ha certamente pesato sulla qualità della vita della famiglia, menage che fra l’altro comprendeva anche una nonna centenaria: tutti quantti stretti stretti nell’appartamento di via Albornoz.
    Povera Silvia bambinetta.
    Mah?

  • Luca |

    Caro Tomaso Prospero,
    intanto moltissime grazie per la precisazione!
    Quel tizio, quindi, non è Alberto Sordi, definitivamente.
    Della collaborazione di Jac al “Giorno” che non sia “Il Giorno dei Ragazzi” è molto difficile trovare traccia, se non in biblioteche che ne custodiscono le raccolte. E’ quanto feci una ventina di anni fa e passa, frugando in una biblioteca di periferia di Firenze, dove non c’era troppa butocrazia per farsi consegnare dei volumoni giganteschi con le annate rilegate del giornale. Ma non avevo camera digitale (non esistevano ancora!) per documentare quel che vidi, né era possibile fare fotocopie o microfilm.
    Peraltro i volumi erano stati alluvionati (novembre 1966) e poi “stirati”, con conseguenze di increspature della carta, afrori di forra e così via.
    Rispondo a tutti e due i tuioi messaggi ai differenti post.
    Quello che scrivi sull’umore di Jacovitti è particolarmente interessante e rivela la profondità della tua indagine in merito. Anch’io credo che un genio, anzi un GENIO della sua caratura abbia/avesse dovuto fare i conti con qualche problematica esistenziale. All’epoca queste cose non avevano troppo rilievo, specialmente se riferite a un personaggio di grande successo anche economico (guadagnava già da adolescente più del padre, che era in ferrovia se non sbaglio) e con enorme riconoscimento sociale in più ambienti, a cominciare da quello cattolico, assai influente fra le due guerre e dopo.
    Mi piacerebbe appofondire il discorso, che nel libro è rimasto sottotraccia, necessariamente.
    Da alcuni atteggiamenti che ho rilevato di persona (quando Jac era nella sua terza età, ma non credo sia importante) ed episodi della su vita così come l’abbiamo conosciuta, mi sento di poter confermare quanto accenni.
    Per fortuna che è stato così e che la sua forza, o il disagio, si sono concretizzati in migliaia e migliaia di tavole, viognette, disegni, di qualità quasi sempre sublime.
    L.

  • Luca |

    Caro Tomaso Prospero,
    intanto moltissime grazie per la precisazione!
    Quel tizio, quindi, non è Alberto Sordi, definitivamente.
    Della collaborazione di Jac al “Giorno” che non sia “Il Giorno dei Ragazzi” è molto difficile trovare traccia, se non in biblioteche che ne custodiscono le raccolte. E’ quanto feci una ventina di anni fa e passa, frugando in una biblioteca di periferia di Firenze, dove non c’era troppa butocrazia per farsi consegnare dei volumoni giganteschi con le annate rilegate del giornale. Ma non avevo camera digitale (non esistevano ancora!) per documentare quel che vidi, né era possibile fare fotocopie o microfilm.
    Peraltro i volumi erano stati alluvionati (novembre 1966) e poi “stirati”, con conseguenze di increspature della carta, afrori di forra e così via.
    Rispondo a tutti e due i tuioi messaggi ai differenti post.
    Quello che scrivi sull’umore di Jacovitti è particolarmente interessante e rivela la profondità della tua indagine in merito. Anch’io credo che un genio, anzi un GENIO della sua caratura abbia/avesse dovuto fare i conti con qualche problematica esistenziale. All’epoca queste cose non avevano troppo rilievo, specialmente se riferite a un personaggio di grande successo anche economico (guadagnava già da adolescente più del padre, che era in ferrovia se non sbaglio) e con enorme riconoscimento sociale in più ambienti, a cominciare da quello cattolico, assai influente fra le due guerre e dopo.
    Mi piacerebbe appofondire il discorso, che nel libro è rimasto sottotraccia, necessariamente.
    Da alcuni atteggiamenti che ho rilevato di persona (quando Jac era nella sua terza età, ma non credo sia importante) ed episodi della su vita così come l’abbiamo conosciuta, mi sento di poter confermare quanto accenni.
    Per fortuna che è stato così e che la sua forza, o il disagio, si sono concretizzati in migliaia e migliaia di tavole, viognette, disegni, di qualità quasi sempre sublime.
    L.

  • tomaso prospero |

    L’illustrazione jacovittesca non c’entra nulla con Alberto Sordi: apparve su “il Giorno della Domenica” del sette Gennaio 1962 come corredo figurativo al racconto di Mario Soldati “L’Imprudenza”.
    Notizia questa corredata da relativa fotocopia avuta -diamo a Cesare quel che è di Cesare- da Antonio Cadoni, storico e critico del fumetto che credo chi bazzica nel settore dovrebbe ben conoscere.
    Disegnata dal Nostro per motivi mysteriosi in stile Fremura, appartiene come caratteristiche iconografiche ad una serie di lavori apparsi quasi tutti sui supplementi del “Giorno”: indico come esemplificativa la tavola panoramica verticale( quindi per questa sua caratteristica esclusa dalla recente ristampa delle “panoramiche” orizzontali dovuta a “Stampa Alternativa”), “La Fooollllaaaaa”, ristampata a sua volta nel catalogo della mostra itinerante nata a Torino nel 1998.

  Post Precedente
Post Successivo