MEMORIE DI NINO ORLIANI, ISTRIANO

Cicci e il marziano.blogggg

Tempo fa abbiamo ricordato, con la complicità degli eredi di Luigi Roveri, uno dei più famosi disegnatori di Miao: Nino Orlich, o meglio Giuseppe Orliani, istriano trasferitosi a Roma.

Ho scritto “famosi” in virtù della riconoscibilità del suo stile, non certo perché il suo nome sia stato, quando era in attività, sulla bocca di tutti. Schivo, lontano dai riflettori, forse mai invitato alle fiere e alle mostre mercato del fumetto perché non ben identificato, Orliani è stato ristampato a lungo con i suoi fumetti, talvolta confuso con Alberto Del Bianco (o “Delbianco“), che lavorava con lui, in contemporanea, sulle testate romane dell’editore Gabriele Gioggi.

In questo post vediamo alcune tavole di uno dei suoi personaggi più longevi, Cicci, la ragazzina divenuta nel 1960 la testimonial primcipale del libretto spillato (ma talvolta munito di costoletta quadrata) Bambola, pubblicato dalla Casa Editrice Flaminia ditretta da Fedora Bellis.

L’episodio Cicci e il marziano apriva il numero pasquale di Bambola del 1960, il n. 4, stampato (com’è evidente dai colori, per chi bazzica questo settore) dai Fratelli Spada.

Tempo di vendemmia Orlich blog

Castagnola uno - Gaspare De Fiore. blog

Incidentalmente, su Bambola, albetto dimenticato e (se possibile) vituperato, perché (in effetti) confezionato in modo abbastanza sciatto, senza uba linea editoriale seria, un po’ come accadeva per tutti gli albi di Gioggi e compagnia, pubblicavano anche autori di taglio realistico di grande prestigio, a cominciare da Guido Buzzelli, per proseguire con Gaspare De Fiore, che tempo fa ha suscitato qualche interesse quyando Cartoonist Globale ne ha parlato, a proposito della sua attività nell’ambito dello scoutismo cattolico.

Sotto, a puro scopo mnemonico, una sua tavola, tratta dalla storia Castagnola, ristampata per intero (mentre in precedenza era comparsa in due puntate) su Bambola n. 1 del gennaio 1962. Il soggetto è con tutta probabilità di Renata Gelardini De Barba.

Questi e altri dettagli (e argomenti) farebbero/faranno parte della famosta “Storia del Fumetto Comico italiano” (e non solo comico, a quanto si può dedurre) che prima o poi daremo alle stampe, quando l’avrò terminata, nel 2057.

Recentemente, la partecipazione a questo blog del nipote del cartoonist Nino, Mario Orliani, “evocato” da un post precedente, ha suscitato una piccola ricerca e un “ritrovamento” dello stesso prolifico fumettista, del quale anche i suoi vecchi colleghi avevano perso le tracce.

Orliani illustrazione

Ordunque, in un fascicolo del periodico Unione degli Istriani, datato novembre-dicembre 2006, abbiamo rintracciato due articoli di Orlich e una sua oillustrazione, si pensa degli ultimi anni.

E’ quella che ripropongo qui a lato.

Ed ecco anche i ricordi, anticipati

L’amico Nino Orliani racconta in un DIARIO MINIMO i suoi ricordi di bambino al tempo di guerra; ricordi personali che appartengono anche alla memoria di una intera generazione di Cittanovesi. Due brevi racconti che ci fanno rivivere l’uno la paura della gente per i bombardamenti, e l’altro sorridere per la loro ingegnosità.

FUMEO
(Meglio conosciuto come “PIPPO” era un aereo inglese o americano, un ricognitore not- turno che il più delle volte lanciava bengala o spezzoni incendiari per illuminare. A volte sganciava delle bombe senza un obiettivo preciso come accadde nel 1944 a Cittanova.)

Sono passati sessant’anni e più. C’era la guerra.
I cittanovesi, come tutti i cristiani ad una certa ora, dopo cena, andavano a letto
.

Invece di godersi il meritato riposo, dopo una laboriosa giornata, dormiva- no, si fa per dire, con un occhio solo e le orecchie tese.
Tutte le notti o quasi tutte, avevano un appuntamento con FUMEO!
C’era l’oscuramento per motivi bellici.
Nell’oscurità più assoluta, tutti, dico tutti, cani e gatti compresi, sentivano un ronzio indistinto che pian piano si mutava in un rumore di motore, un motore di aereo. Non so cosa facessero i miei concittadini ma noi si correva come forsennati verso il campanile che distava poco
.

Eravamo in parecchi, mia madre, mia sorella, due zie, e uno zio che rimaneva indietro perché aiutava la nonna anziana. Il rumore dell’aereo FUMEO ci faceva compagnia per qualche decina di minuti e poi, com’era venuto se ne andava.
Noi, con un sospiro di sollievo, si rincasava e ci si metteva a dormire veramente.
Su FUMEO ne ho sentite di cotte e di crude, era, come si direbbe oggi, il soggetto di molte leggende metropolitane. Una notte, il buon FUMEO, ci fece un pessimo scherzo: lasciò cadere alcune bombe e non fu contento, ritornò quella stessa notte per altre due o tre volte
.

Ci furono due o tre morti, mi pare. Dopo quei fatti, davanti alla porta del campanile, fu costruito un robu-to muro, un muro antischegge dissero, ma noi si andava a dormire ai Saini, oltre Sant’Antonio.

CITTANOVESI TABACCAI

Sono passati sessant’anni e più.
C’era la guerra.
Un giorno, dalla mattina alla sera, tutti i Cittanovesi diventarono tabaccai.
Se non tutti, almeno quelli che avevano una barca e ricordo, erano parecchi. Gli aerei degli alleati che sparacchiavano o bombardavano tutto quello che aveva una certa dimensione e si muoveva, un giorno se la presero con un barcone che era nel porto. Fu colpito, andò in fiamme e andò ad arenarsi su un basso fondale davanti al Carpignan
.

Il barcone trasportava tabacco in foglie. Si sparse la voce e fu un corri corri per recuperare quello che rimaneva del prezioso carico.
Però, per poterlo utilizzare bisognava tagliarlo per poterne ricavare sigarette.
Zio Bepin, uomo ingegnosissimo (avevamo un’officina) in quattro e quattro otto, progettò e realizzò una perfetta macchina adatta allo scopo. Come al solito si sparse la voce e dopo quel giorno da noi ci fu la FILA, fila di gente che portava il suo bottino di tabacco perché fosse tagliato
.

Prima, che con un solito colpo di genio, la macchina fosse munita di un motorino elettrico, la forza motrice era fornita da noi di famiglia. Anch’io, prima di poter andare al mare, dovevo prestare la mia opera.
Si prendevano le foglie di tabacco, precedentemente inumidite, e venivano messe e pressate in un contenitore e con una leva che azionava la lama per il taglio e l’avanzamento delle foglie, si otteneva del tabacco in “fili” adatto per le sigarette. Ricordo che il lavoro non ci mancò per settimane
.

Chi sarà Orliani fra le persone ritratte in questo scatto del 2006? Per ragioni di età, ipotizzo il signore alla sinistra del gruppo, munito di fotocamera? Ma sarà presente oppure no?

Forse il nipote Marco può illuminarci.

Orliani e gruppo?

Avventure-Orliani blog

Oltre alla nota copertina dello speciale Avventure di Primavera, con Soda (il vecchietto a destra con la pipa) e due monelli che sarebbero comparsi, sotto varie forme, in testate come Lupettino, Piccolo Crockett e altre ancora, pubblico sotto una copertina, altrettanto wraparound, di Bambola del settembre 1961 (n. 9: la pubblicazione del libretto tascabile continua a essere mensile).

Il riferimento è alla storia Tempo di vendemmia, la cui splash page iniziale è pubblicata più sopra, nel post. Erano bei tempi quelli in cui si poteva, senza problemi, mostrare ragazzini che bevevano il vino, o personaggi ubriachi in ciopertina, senza remore di essere politically correct o meno.

Cover Bambola Orlich blog

LINK CORRELATI

IL MISTERIOSO GIUSEPPE ORLIANI, O MEGLIO… NINO ORLICH!

  • Luca Boschi |

    Grazie Marco, per questa testimonianza! Se per Pasqua, o altrimenti, hai occasione di incontrare tuo nonno, o di parlarci, digli che c’è qualcuno che lo apprezza e che colleziona i suoi fumetti.
    E che sarbbe onorato di poterlo intervistare, in qualsiasi forma possa essere per lui più “gestibile” (per lettera, per telefono…).
    E ringrazialo per i momenti di divertimento che ha regalato a tanti lettori!
    Luca

  • Marco Orliani |

    Mio nonno in quella foto non c’è. Abitava a Pisa prima che nascessi io (che ho 30 anni, non pochissimi) adesso sono una ventina d’anni che sta ad Ancona e da lì non si sposta. Ogni natale però non manca di mandare a noi e a sua sorella un disegno per agurarci buone feste.

  • Luca Boschi |

    Grazie, Marcello!
    Ricordo bene che il giorno stesso (pioveva, Livorno, cognata) della costituzione dell’Associazione Fumettisti mi accennasti a questo disegnatore di Pisa, o meglio “che abitava a Pisa” e che io, equivocando, avevo identificato con Luigi Roveri.
    Ma la ragione era ben chiara, ho qualche attenuante in merito.
    Orliani è forse rimasto l’unico testimone di quella antica e dispersa “fabbrica” romana di fumetti. Massimo Fecchi, più giovane, + giunto più tardi. Paolo di Girolamo è stato sempre abbastanza indipendente.
    Sono certo che Chico (quello di “Chico e i fumetti”) può aggiungere qualcosa riospertto al priodo nel quale Orliani, con pseudonimo, lavorava presso l’editore romano Cerretti. Quello del Santo e di Manila.

  • marcello |

    Orliani, massì! L’ho conosciuto a Pisa quando, insieme a Paolo Di Pietrantonio vi tenni un breve e raffazzonato corso di fumetto presso l’Arci locale, roba di una trentina d’anni fa. Abbiamo parlato delle solite menate da colleghi, e mi fece vedere degli albi che aveva realizzato qualche tempo prima… ma non ricordo altro. E non riesco a riconoscerlo nella foto. Ammesso che ci sia.

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